L’eterno ragazzo del Piper, l’italiano con la chitarra da rock ‘n roll. C’erano i ‘musicarelli, negli anni ’50 fino agli ’80: al cinema impazzavano le avventure amorose fatte di musica, del giovane Antonio Ciacci, all’anagrafe. Erano gli anni della spensieratezza del boom economico. E Little Tony con il ciuffo e la basetta di Elvis, rappresentava una sfida. La trasgressione era nei capelli lunghi dei ragazzi, nella minigonna osata dalle giovani. Questa era la ribellione, il dire no. Gesti eroici in quei tempi. Un nome d’americano, ma il suo rock parlava italiano: lui era Little Tony.
Neanche sua figlia Cristiana l’ha mai visto con i capelli bianchi: il nero corvino era sinonimo di giovinezza. Li fece tingere anche all’autista del pulmino che li accompagnava ai concerti, e a tutti i musicisti, compreso suo fratello. Dovevano essere “ragazzi” sul palco. Perché la maturità può essere pesante come una zavorra, ma Little che ti fa il rock piegando le ginocchia, e si china sul microfono come in un bacio ad una dama, ancora, a 72 anni, si buttava per terra sul palco. E sceso, saltava su una spider. Uno dei bolidi della sua vasta collezione di automobili, Ferrari in gran parte.
Il rock parla italiano
Il sogno iniziò quando lui debuttava sui palchi dei ristoranti dei Castelli Romani. Era un mago Little. La chitarra, il suo cilindro. Con un giro di note arrivò dritto al Piper, il tempio di via Tagliamento, e oltre oceano, dove approdò senza sapere una parola d’inglese, con nel bagaglio, le giacche luccicanti alla Presley. “A 16 anni sono andato a Londra senza una lira e senza sapere una parola di inglese a misurarmi con gente come Cliff Richard. Prendevo il treno a carbone e andavo a Manchester da dove andava in onda il programma Boys Meet Girls che ha fatto la storia del rock in tv. L’anno dopo il programma si intitolava Wham! – è da qui che George Michael ha preso il nome della sua prima band – e io ero ospite fisso. Uno degli autori di Elvis scrisse per me Too Good, che arrivò nella top 20 inglese nel 1959″.
Al cinema è protagonista e interprete di 22 pellicole. Scene, in bianco e nero, scampoli di estate in cui si ballava teneri ed antiquati, mentre Little stingeva il microfono. Film in cui ha quasi sempre interpretato sé stesso, a fianco di star nazionali: Peppino De Filippo, Lino Banfi, Paolo Panelli, Enrico Montesano, Pippo Baudo e Orietta Berti. Recitò in “Riderà“, il musicarello anni 60 con Ferruccio Amendola, Raimondo Vianello e Oreste Lionello: in una scena in discoteca ballano lo sheik ( un ballo dell’epoca ), e lei dice a lui “Ma non fai lo sheik ???” – “No, io faccio solo le Cambiali !!!”. Ne “L’odore della notte” (1998) di Claudio Caligari, il rapinatore Marco Giallini lo costringe a cantare “Cuore matto” dopo avergli puntato una pistola in testa: “Tony, mi devi fare il basso”, e lui, senza scomporsi, “Tu-tu tu-tu tu-tu tu-tu. Il cuore matto / che ti segue ancora…”; poi in “Vita Smeralda” (2006), fino la sua ultima presenza sullo schermo che risale al 2008, quando il regista Sergio Martino lo ha voluto ne “L’allenatore nel pallone 2“.
Era uno sguardo d’amore..
Little Tony, insieme all’amico Adriano Celentano, ebbe il suo primo successo nel 1962 a Sanremo con “24 mila baci“, classificatasi seconda (la vincente fu “Al di là” cantata da Luciano Tajoli e da Betty Curtis). Celentano si esibì ribaltando uno status, dando le spalle al pubblico nella parte iniziale del pezzo, prima dell’attacco del ritornello. Un gesto nuovo che al tempo destò scalpore nella platea, quasi uno scandalo. Fu proprio Celentano che nella chiesa del Divino Amore a Roma, il giorno delle esequie, dedicò parole dolci all’eterno Little Tony : “Nei meravigliosi lidi dove ora stai scorrazzando, avrai tutto il tempo, la giovinezza che mai tramonta, e soprattutto la bellezza, per affinarti in un rock superiore, che fra le tribolazioni terrene non è dato ad alcuno di conoscere e che, da lassù invece, è tutta un’altra storia”.
“Amore, questa notte dove sei? La notte è lunga e non passa mai“, cantava nel 1965 con “Viene la notte“, finalista a “Un disco per l’estate“. E Little, dal “Cantagiro” in poi, fu uno dei divi più belli e ammirati, tra “Riderà, “Cuore matto”, “Bada bambina”, “La spada nel cuore”. Sua la voce della sigla italiana “Mare profumo di mare” (1980), di “Love Boat“: la fortunata serie tv, dove “È colpa del mare, del cielo e del mare“, se i passeggeri e i membri dell’equipaggio, provano a trovare la propria anima gemella, mentre navigano su una lussuosa nave da crociera per mari e oceani. Non fu mai rivale di Bobby Solo e forse neanche di Celentano, come invece certa stampa e il mito avrebbero voluto. Tra loro una grandissima stima e amicizia.
La casa museo
Un museo stravagante: moquette alle pareti e in terra, il juke box cromato con i suoi 45 giri originali, il letto con gli specchi, foto di Elvis e Marilyn ovunque. È la casa di Little, porto sicuro per ogni amico. Potevano essere anche idraulici, muratori. Tutti venivano accolti da un “Buttate la pasta”, che diceva col cuore, dando da mangiare ad intere tribù. Little nato in una famiglia umile a San Marino, conosceva la fatica, e attirava gente semplice e dall’aspetto eccentrico, come lui. Ma il sogno di una vita, stava per avverarsi: aveva un appuntamento con lui, il grande Elvis Presley. Ma quella sera, all’ultimo momento, come la sua fama di sciupafemmine esigeva, Little Tony disertò per via di una ragazza che aveva appena incontrato. Pensava, rincuorandosi, di fissare con Elvis un altro incontro. Non poteva sapere che la celebrità americana sarebbe morta di lì a poco. Uno dei grandi rimpianti della sua vita. Chissà se Elvis avrà mai saputo, il “the pelvis” che quella sera l’ha rimpiazzato.
Federica De Candia per MMI e Metropolitan Cinema