Il Dipartimento di Stato USA ha pubblicato una “Risk Map” sui paesi a rischio terrorismo. La mappa è basata su una suddivisione in quattro livelli di rischio che vanno dal blu (paesi a rischio zero) al rosso (assolutamente da evitare), passando dal giallo e dall’arancione. L’Italia è classificata come rischio livello 2 (colore giallo), al pari di Francia, Regno Unito e Germania. Il fatto che nel nostro paese non ci sia un attentato dal 1985 non ha sollevato nessun dubbio a Washington. 

 

(Foto dal web)

Il livello rosso è occupato dai “soliti noti”: Iraq, Iran, Siria, Afghanistan, Libia, Somalia, Yemen, Sud Sudan e Mali. Il Dipartimento di Stato Usa stila questo rapporto per indicare ai cittadini statunitensi i paesi a rischio dove intraprendere un viaggio, di piacere o commerciale che sia. Nella pagina del Dipartimento di Stato riguardante l’Italia si legge che alcuni gruppi terroristici continuano ad essere attivi (senza specificare di che matrice) e potrebbero colpire luoghi di riunione quali mercati, eventi sportivi e aeroporti. Andando più a fondo nella sezione “Safety and Security” il nostro paese emerge come forse poteva essere negli anni di piombo. I cittadini americani che intraprendono un viaggio in Italia vengono messi in guardia da vari rischi: le bombe e i messaggi minatori che vengono piazzati davanti agli edifici istituzionali e le manifestazioni anti-americane in prossimità delle ambasciate o delle basi militari. Non a caso il Livello due di rischio (Giallo), accomuna l’Italia a Gaza e al Congo. Livello di rischio due anche per le Filippine che, nel 2017 si sono viste sottrarre un intera città dalle forze del califfato. Al livello tre (Arancio) troviamo la Mauritania, il Sudan e il Niger ma, al loro fianco vi sono anche Cuba e Russia. E’ a questo punto che ai più, potrebbe venire in mente la famosa battuta di Totò ma, se lo ha detto il Dipartimento di Stato, avranno i loro buoni motivi e la battuta si spegne in gola. Il motivo per cui Cuba è a livello Arancione è da ricercare nei ripetuti attacchi ricevuti da diplomatici Usa all’Havana.

Ambasciata USA a Cuba (Foto dal web)

Questi attacchi sono di natura strana, vengono effettuati mediante ultrasuoni e mirerebbero a destabilizzare in maniera permanente la mente dei diplomatici statunitensi. Tutto ciò ovviamente nel momento in cui Trump mette in dubbio gli accordi di Obama con Cuba. Questi presunti attacchi sonori, sono serviti come pretesto per rimpatriare il 60% del personale dell’Ambasciata e bloccare i visti per i cubani. Molti esperti giudicano quantomeno improbabile che i cubani dispongano dei mezzi per attacchi di questo tipo ma, l’Amministrazione USA non ha dubbi ed ha avviato un indagine. Nel frattempo Cuba finisce al livello 3, e se i “No Tav” distribuissero un volantino anti imperialista? Rischieremmo anche noi? “Ma mi faccia il piacere!”