Cinema

“Lo Chiamavano Jeeg Robot”, salvali Hiró

Che cosa rende un Eroe tale? Un superpotere? Un animo nobile? Un senso di responsabilità che sfocia nell’altruismo? Qualunque sia la risposta, Enzo (Claudio Santamaria) non è un eroe. Non ancora almeno. “Lo Chiamavano Jeeg Robot” è la sua storia.

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Lo chiamavano Jeeg Robot. PhotoCredit: Web

Sei cascato da n’artro pianeta?

Enzo è un criminale da quattro soldi di Tor Bella Monaca che vive di furti e che passa le giornate nel degrado tra dolci e film porno. Durante una fuga dalle forze dell’ordine, Enzo si butta nel Tevere ed entra in contatto con una melma proveniente da dei bidoni di sostanze radioattive. Il risultato, nella miglior tradizione del fumetto americano, è sconvolgente: Enzo ora possiede una forza sovrumana, rendendolo un vero e proprio superuomo. Tali poteri non verranno però usati per scopi nobili ma anzi gli faciliteranno soltanto il “lavoro”.

Un ladro dalla forza erculea non passa inosservato e il supercriminale diventa un caso mediatico in una Roma messa in ginocchio da dei misteriosi e terrificanti attacchi dinamitardi. La vita di Enzo però verrà sconvolta dall’incontro con due folli personalità: Alessia (Ilenia Pastorelli), figlia di un socio di Enzo ossessionata dalla figura di Jeeg Robot d’acciaio, e soprattutto il malvagio Zingaro (Luca Marinelli), gangster psicotico e dalle grandi ambizioni. L’incontro/scontro tra questi tre personaggi metterà a ferro e fuoco il quartiere.

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Lo chiamavano Jeeg Robot. PhotoCredit: Web

Un’emozione da poco

Il cinema di genere è una rarità nel cinema italiano. Evitando anche certe facili critiche, è innegabile che un film come “Lo Chiamavano Jeeg Robot” raramente si vede tra le produzioni italiane. Un film di “supereroi” ambientato a Roma non sembra la migliore delle alternative alle solite commedie. Gabriele Mainetti però ci sorprende con un prodotto davvero meritevole.

Lasciate perdere la Marvel. Il film di Mainetti guarda piuttosto alle graphic novel d’autore, al cinema pulp di Tarantino e a titoli d’autore che hanno trattato il tema del mondo dei fumetti in un’ottica differente (come “Unbrekable” di Shyamalan e “Chronicle”). Il risultato è un racconto che sfrutta il lato “super” per mostrare un’ umanità in piena discesa verso lo squallore (l’esistenza della delirante ma tenera Alessia), la solitudine (quella di Enzo, un uomo scontroso ed egoista ma bisognoso di qualcuno che possa aiutarlo) o la megalomania (lo Zingaro con la sua crudeltà gratuita) e dove la presenza di un “potere” non solo è desiderato ma necessario.

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Lo chiamavano Jeeg Robot. PhotoCredit: Web

Lo Chiamavano Jeeg Robot” ha meriti innegabili. Azione e intrattenimento ci sono ma non a scapito di una storia dotata di notevoli picchi di dramma e lampi di umorismo nero, spesso grottescamente macabro. Altro elemento vincente è il cast. Se la Pastorelli è una bella sorpresa, Santamaria è un insolito ed efficace protagonista, capace di rendere il sua umanizzazione credibile e non frettolosa.

Come succede però in questi casi a rubare la scena è l’antagonista. E Lo Zingaro di Marinelli, oltre a confermare l’incredibile talento del suo interprete, incarna alla perfezione il tipico cattivo da fumetto: cervello completamente bacato, violento, esibizionista e deciso ad essere al centro dell’attenzione. Lo Zingaro incarna quel male mosso dal puro bisogno di divertimento anarchico e privo di qualsiasi freno inibitore. Inutile dire quindi che le scene più memorabili del film sono quasi tutte con lui protagonista (l’esibizione in discoteca e la vendetta sui napoletani sotto le note di “Ti Stringerò”).

Luca Marinelli
Luca Marinelli. PhotoCredit: Web

Corri ragazzo laggiù

Lo Chiamavano Jeeg Robot” non ha creato un nuovo filone del cinema italiano e, di fatto, non era questa la sua intenzione. Quello che Mainetti voleva fare era girare un prodotto intrigante e piacevole da guardare (e riguardare). E la missione si può dire compiuta, dato che codesto film possiede tutte le caratteristiche richieste per essere non solo un film degno d’attenzione ma anche un prodotto di culto.

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Lo chiamavano Jeeg Robot. PhotoCredit: Web

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