
Lo sfasciacarrozze di Alessandro Pedretta è uscito da poche settimane e spero vivamente che lo si legga sempre di più. Recensione, opinioni sparse e interpretazioni intorno a questo romanzo di fantascienza cyberpunk italiana.
«Alessandro Pedretta nasce nel 1975 e cresce nella periferia milanese. Operaio, poeta e narratore. Si alimenta fin da giovanissimo di filosofie controculturali, di letteratura underground, di autori della beat generation e del cyberpunk, dei grandi scrittori russi, inframezzando la poesia di Ungaretti, Rimbaud, Campana ai cut-up di William Burroughs, l’immaginario di Ballard e la disintegrazione sintattica di Céline. […] Nell’ottobre del 2018 fonda con altri soggetti poco raccomandabili la rivista web di cultura estrema “La nuova carne”» (da Lo sfasciacarrozze)
Così si presenta Alessandro Pedretta, creatore di vita dall’acciaio e dal cemento. Autore che scrive un’opera cyberpunk in grado di giocare sia con Zygmunt Bauman che con Michail Bakunin.
«Sono amanti della distruzione. Qualcuno ha detto: non può esserci rivoluzione senza una distruzione vasta e appassionata, una distruzione salutare e feconda. I bambini la mettono in atto. Non sono forse il nostro futuro, i bambini?» (da Lo sfasciacarrozze di Alessandro Pedretta)
«Sono di fronte a nuovi déi, forse liquidi come liquida è la società attuale, ma l’intensità della loro valenza metafisica vale come uno Zeus o un Apollo» (da Lo sfasciacarrozze di Alessandro Pedretta)
Lo sfasciacarrozze di Alessandro Pedretta: trama (senza spoiler)
La storia parla di un uomo comune che incontra un’inaspettata potenza generatrice dalle fattezze eccentriche, tra mostruoso e meraviglioso. Un mostruoso che è pienamente post-umano (concetto che tornerà frequentemente all’interno del romanzo). Dopo questo suo incontro, noi lettori scopriremo sempre più cose circa il protagonista. Sarà attraverso i suoi occhi che trasparirà un mondo cyberpunk dai tratti provinciali e rurali. Questa atmosfera da provincia, da hinterland (concetto a cui Alessandro Pedretta sembra essere particolarmente affezionato) milanese, diventa un’atmosfera a cui fare riferimento in parallelo a un mondo interiore e spirituale di provincia e liminale. Lo stesso protagonista infatti scopre come i suoi desideri siano più omologati e omologanti di quello che avrebbe mai potuto immaginare. E scopriremo noi lettori come anche le relazioni, in questo hinterland esteriore che fa il verso a quello interiore, siano funzionali alla società post-industriale. Una società questa poi divisa tra acciaio e cemento, tra le rovine dell’industria e l’alienazione.
La domotica è il leitmotiv dell’opera di Alessandro Pedretta
Uno degli elementi più importanti poi che fa da leitmotiv allo scritto di Pedretta è la domotica. L’autore indugia su questo aspetto del mondo che descrive, un mondo che sembra l’apoteosi dell’isterico sublime di Jameson.
La domotica è un concetto che descrive l’applicazione della tecnologia e degli strumenti tecnologici all’abitazione. Il mondo de Lo sfasciacarrozze sembra il passaggio successivo all’introduzione di Alexa nelle nostre vite. Un mondo in cui la domotica è così pervasiva da aver avuto la sua influenza anche nel cuore dell’umano.
Lo sfasciaccarrozze sembra una rappresentazione letteraria tutta italiana dell’isterico sublime di Fredric Jameson. Il concetto di isterico sublime è una riformulazione del concetto di sublime in Kant, solo che la tecnologia prende il posto della natura come realtà in grado di indurre in noi il senso del sublime. Da una parte la tecnologia rappresenta una realtà vasta e inaccessibile nella sua interezza (da qui il concetto di sublime che si sposta dalla natura in Kant alla tecnologia in Jameson); ma dall’altra parte la tecnologia – proprio per il suo essere diventata pervasiva – è alla portata di tutti ed è utilizzata costantemente in buona parte delle pratiche umane fino al punto di essere percepita come essenziale. Lo sfasciacarrozze è un’opera di narrativa che sembra portare alle estreme conseguenze il concetto di isterico sublime, fin al punto di concedere alla tecnologia un quid di autonomia generativa in grado di porla sullo stesso piano della “natura” in senso stretto.
Una Primavera di Botticelli Cyberpunk
A un certo punto del romanzo si ha la netta sensazione di essere immersi in una versione post-umana della Primavera di Botticelli. La Primavera di Botticelli, celebre opera del Rinascimento italiano, porta in scena di fronte allo spettatore uno spettacolo ricco di riferimenti all’amore e all’essere fecondi. Il generare vita e il portare nel proprio grembo la vita sono infatti uno dei tanti temi che i critici d’arte hanno rintracciato all’interno dell’opera, un’opera poi questa dall’impianto mitologico e allegorico molto forte. Leggendo Lo sfasciacarrozze di Alessandro Pedretta si ha la sensazione di ripercorrere con lo sguardo una “Primavera cyberpunk”. L’atto generativo in grado di creare una vita diventa meccanico, pomposo e a suo modo imbarazzante nel suo essere senza filtri; e allo stesso modo le gestanti le vediamo muoversi in modo violento e mortifero laddove in Botticelli si muovono in modo armonioso e melodico. Questa sensazione di dissacrazione e di epifania senza divino sarà un altro leitmotiv di tutto il romanzo.
I contro e i pro de Lo sfasciacarrozze di Alessandro Pedretta
Per me è molto difficile delineare delle parti critiche di questo romanzo, visto che non ho problemi ad ammettere come mi sia piaciuto nel suo essere fondamentalmente “sporco” e viscerale. Forse io personalmente avrei evitato di fare riferimento esplicito così tante volte al concetto di “post-umano”, ma lo avrei fatto trasparire dal racconto stesso. Aver evidenziato spesso come Lo sfasciacarrozze appartenesse a un determinato filone di fantascienza da un punto di vista stilistico per me poteva anche essere evitato, poiché la potenza descrittiva di tutto l’insieme era abbastanza forte da trasmettere il messaggio in modo chiaro. Spiegarlo in continuazione non era per me così necessario.
Altro dettaglio che potrebbe essere visto come un contro (ma che per me potrebbe essere anche un punto a favore) è lo stile letterario di Alessandro Pedretta. La prosa dell’autore è densa, ricca e complicata; tanto che a volte diventa faticosa. Questo stile faticoso da leggere si abbina molto bene al senso di alienazione post-umana e al senso di disagio voyeuristico provato dal protagonista, ma a volte crea un disagio così grande al lettore nella lettura che questo si estranea dalla scena descritta. Non so però se questo meccanismo sia indotto di proposito per creare un profondo senso di disagio anche fisico nel lettore, in linea con il disagio del protagonista che si muove verso la realizzazione finale. Questa interpretazione per ora mi sembra la più in linea con il percorso dell’autore.
Comprate e leggete Lo sfasciacarrozze, che di fantascienza italiana cyberpunk abbiamo sempre più bisogno!

di Eleonora D’Agostino
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