Cultura

Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello torna in Umbria, ma solo in 3D

In occasione del cinquecentanario dell’artista, un’azienda di Novara ha portato avanti la riproduzione di una delle opere più celebri di Raffaello, lo Sposalizio della Vergine. L’originale è oggi esposto alla Pinacoteca di Brera, a Milano.

La storia dello Sposalizio della Vergine

Raffaello ha realizzato la sua opera, tra le più celebri, nel 1504; una pala d’altare, per la chiesa di San Francesco a Città di Castello, in provincia di Perugia. La tavola lasciò il suo contesto originario nel 1798; è stata poi esposta nella Pinacoteca di Brera. Oggi, dopo secoli, lo Sposalizio torna al suo luogo d’origine, ma rivoluzionato: si tratta infatti di un’opera in 3D. Un intervento di ricontestualizzazione storico-artistico davvero innovativo; la stessa cornice dell’epoca, restaurata per l’occasione, ha accolto, 222 anni dopo, il perfetto gemello della tavola, frutto di sofisticati processi di acquisizione e stampa 3D d’avanguardia.

Il progetto è stato elaborato e concluso dalla tech company novarese Haltadefinizione, società nata a Novara nel 2005, da un gruppo di professionisti appassionati d’arte e di fotografia. L’azienda ormai lavora da anni per musei, gallerie ed è diventata ben presto un punto di riferimento per il MIBACT. Nel 2017 è entrata a far parte del gruppo Franco Cosimo Panini editore, a cui si deve il progetto sullo “Sposalizio”, che giunge a chiudere il 2020, anno delle celebrazioni per il Cinquecentenario di Raffaello.

La tecnologia 3D per lo Sposalizio

Lo Sposalizio della Vergine. PhotoCredit: Agi
Lo Sposalizio della Vergine. PhotoCredit: Agi

La riproduzione tridimensionale dello Sposalizio della Vergine è il risultato dell’elaborazione di una speciale immagine digitale in “gigapixel+3d”. La tecnica consente di ottenere esemplari digitali a elevata risoluzione dei dipinti. L’incredibile tecnica di ripresa dell’originale ha, infatti, riprodotto fedelmente la pennellata di Raffaello, le linee di costruzione e tutte le caratteristiche dell’opera.

Tramite l’unione e l’elaborazione di una grande quantità di singoli scatti fotografici a porzioni del medesimo soggetto, ricomposti grazie a speciali algoritmi, si ottengono immagini dettagliatissime, costituite da miliardi di pixel. Il procedimento utilizzato è sviluppato dal partner tecnologico Memooria; consente di fare una sorta di calco digitale dell’opera dando forma a un vero e proprio clone, visivamente identico all’originale. Questo il risultato del gemello in alta definizione della celeberrima opera dell’artista, finalmente ricollocata nella Chiesa di San Francesco a Città di Castello.

Martina Pipitone

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