Via libera definitivo del Senato alla norma: tutela le persone che hanno avuto malattie oncologiche e risultano clinicamente guarite (dopo dieci anni). Potranno accendere un mutuo, avere un prestito, stipulare assicurazioni, adottare un minoreò A chi ha avuto un tumore e ha terminato le cure da più di dieci anni non potrà più essere proibito di accendere un mutuo, avere un prestito, stipulare un assicurazione, nemmeno adottare un bambino. Oggi, 5 dicembre, è stata approvata all’unanimità la legge sul cosiddetto «oblio oncologico». Lo scorso agosto la Camera dei Deputati aveva pronunciato il primo sì, all’unanimità, alle «Disposizioni per la prevenzione delle discriminazioni e la tutela dei diritti delle persone che sono state affette da malattie oncologiche» e ora è finalmente arrivato il via libera, sempre all’unanimità, del Senato (qui il testo) .
Con l’approvazione della legge, che entrerà in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, l’Italia si allinea ad altri Paesi europei che già hanno adottato un analogo provvedimento: Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Portogallo Spagna e Romania.
Il provvedimento che ha già avuto l’ok dalla Camera è stato approvato con 139 voti favorevoli.
Un lungo applauso con i senatori in piedi segue il voto dell’assemblea.
Si tratta di disposizioni in materia di diritto all’oblio delle persone che sono state affette da patologie oncologiche per prevenire le discriminazioni e tutelarne i diritti. Il testo unificato sull’oblio oncologico che si appresta a diventare legge prevede nei casi di procedure per l’adozione, richiesta di mutui e pratiche bancarie e assicurazioni, così come nelle procedure concorsuali, non sia ammessa la richiesta di informazioni concernenti lo stato di salute relativamente a patologie oncologiche il cui trattamento attivo si sia concluso, senza episodi di recidiva, da piu’ di dieci anni alla data della richiesta.
Il provvedimento, in sostanza, mira a favorire un reinserimento più rapido dei giovani guariti nella vita sociale e nel mondo del lavoro. Oggi, infatti, grazie al miglioramento del percorso di diagnosi e cura, sempre più bambini e adolescenti con patologia oncologica possono guarire, una proporzione che cresce di circa il 3% ogni anno. Con percentuali di guarigione in media dell’80% e di oltre il 90% nel caso di specifici tumori.
Il testo, approvato alla Camera lo scorso agosto, è stato realizzato grazie al lavoro di squadra di Aieop (Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica) con Fiagop (Federazione italiana associazioni genitori e guariti oncologia pediatrica), che avevano presentato diverse proposte specificamente dirette alla tutela dei pazienti ed ex pazienti onco-ematologici pediatrici.
L’approvazione della legge sul diritto all’oblio oncologico «pone l’Italia all’avanguardia in Europa. Si tratta di una battaglia di civiltà che segna la fine di troppe discriminazioni subite finora dai cittadini guariti dal cancro. Siamo orgogliosi di aver contribuito a questo importante risultato». L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e la Fondazione Aiom plaudono alla decisione del Senato di approvare all’unanimità e senza modifiche il testo che ha già ricevuto l’ok della Camera lo scorso luglio. «I cittadini guariti dal cancro in Italia non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare – afferma Francesco Perrone, presidente Aiom -. Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario, oltre che nell’ambito lavorativo. La Legge approvata anche al Senato prevede il divieto di richiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo 10 anni dal termine dei trattamenti in assenza di recidiva di malattia in questo periodo. Per i pazienti in cui la diagnosi sia antecedente ai 21 anni, questo limite è ridotto a 5 anni. La legge non tutela solo nei rapporti con banche e assicurazioni ma anche in sede concorsuale, qualora sia prevista un’idoneità fisica e nell’ambito dei procedimenti di adozione. È, pertanto, una legge più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema».