Guy Ritchie supera sè stesso in questa contorta e divertente pellicola, consacrando Lock and Stock – Pazzi Scatenati come una delle sue opere migliori. Stasera, su Rete 4.
Se avete una vaga idea del genere di film che produce Guy Ritchie di solito, sapete cosa aspettarvi quando stasera metterete su Lock and Stock – Pazzi scatenati, su Rete 4 e rigorosamente in seconda serata.
Il film è decisamente un “marchio di fabbrica” del regista, che s’è anche sbizzarrito in film come la saga di Sherlock Holmes con Robert Downey Jr o Rè Artù e il Potere della Spada, dove la sua impronta caratteristica è decisamente sfumata dalle esigenze della produzione. Anche se nelle avventure del Detective più famoso della letteratura Mistery è ancora visibile qualche sfumatura della sua follia filmica e della sua raffinatezza tecnica (basi pensare alle scene d’azione, soprattutto nel secondo capitolo). Questo perchè Guy Ritchie è letteralmente innamorato delle scene violente, delle scazzotate, dei bar squallidi e delle caricature in chiave pulp della malavita e della criminalità di strada. In questo, Lock and Stock esprime perfettamente la sua impronta.
“Lock and Stock“, com’è iniziato tutto:
Bacon, Tom, Soap ed Eddie, sono una banda di criminali da strapazzo, ma questo non impedisce loro di programmarsi un bel piano ambizioso. I quattro mettono insieme 25.000 sterline ciascuno per poter giocare a poker contro Harry L’Accetta. Accetta è un boss della malavita locale nonchè grande balordo e magnate della pornografia.
I quattro, che sperano di vincere basandosi sul “talento” di Eddie a carte, non sanno in che guaio si sono messi. Infatti Harry ha deciso di imbrogliarli: la partita sembra andare bene inizialmente, ma qualcosa cambia.
Harry riceve le dritte necessarie dal suo scagnozzo Barry, che riprende con una telecamera nascosta la mano di Eddie e lo batte. Harry l’Accetta vince 600.000 sterline, 500.000 delle quali dovranno essere consegnate dal gruppo entro una settimana o le ritorsioni saranno quantomeno cruente. E loro lo sanno.
Si sono cacciati decisamente in un bel pasticcio.
Bisogna trovare quella somma o sono guai. I quattro, visibilmente nel panico, si trovano davanti ad una svolta inaspettata. Vengono casualmente a sapere che i loro vicini stanno organizzando un grosso colpo ai danni di un gruppo di giovani spacciatori di marijuana.
I loro vicini non sono, come potete intuire, come i Flanders: si tratta di una banda di rapinatori capeggiata da un certo Dog. Più spaventati da Harry che da Dog, i quattro protagonisti cominciano a spiarli con microfoni piazzati vicino alle sottili pareti, preparandosi a derubare i ladri appena tornano con la refurtiva.
Un intreccio veloce, dal ritmo di un proiettile impazzito:
La storia ovviamente è solo all’inizio: i colpi di scena, l’azione, gli inseguimenti e gli intrecci di trama andranno via via infittendosi in una storia veloce e violenta, condita di umorismo tanto caustico quanto efficace.
Il registro narrativo è perfettamente in equilibro tra pulp e cultura pop, dove le ambientazioni squallide e gli intrighi tra bande di criminali ci vengono presentate con una sfumatura scanzonata, ma non per questo meno cruenta.
L’estetica pop si mescola all’estremizzazione di tratti brutali in uno spaccato dei “bassifondi” che non vuole troppo prendersi sul serio, ma che riesce comunque a risultare convincente in ogni singola scena. Il risultato è un film divertente, ma proprio divertente in una maniera che sorprende lo spettatore. Guy Ritchie infatti lo trasporta, con la forza di uno strattone, in un mondo putido e marcio ma senza farlo sentire oppresso da esso.
La banalità del male:
Questo perchè i personaggi di questo film sono pervasi da una deliziosa umanità: sono imperfetti, stupidi, impulsivi. Non c’è una eccessiva romanticizzazione del criminale come anti-eroe in senso classico.
La vicenda ci viene narrata a ritmi frenetici nei quali si intrecceranno storie su storie. In questa grande matassa di narrazioni apparentemente separate tra di loro, ogni sotto-trama confluisce con maestria nelle fasi finali. L’occhio dello spettatore è guidato in un vortice di violenza che lascia ben pochi supersiti e ci fa capire chiaramente come sia il piombo delle pallottole ad essere il giudice indiscusso della storia.
Questi protagonisti, intrisi di gloriosa inettitudine, conferiscono un sapore unico alla trama che, pur strizzando l’occhio a pellicole come quelle di Quentin Tarantino (evidente il parallelismo con Pulp Fiction) mantiene un gusto proprio e personale.
Turpiloquio, sangue e spari per “Lock and Stock“:
Una menzione speciale va fatta alla maestria dei dialoghi. I personaggi hanno un registro linguistico coerente, in equilibrio tra comicità e azione e perfettamente aderente al senso della narrazione. Iconica la scena dell’avvertimento ad Eddie appena sconfitto:
Ciao figliolo. Non ti senti tanto bene? So che gran parte dei contanti era dei tuoi amici, quindi vi lascerò una settimana per trovare il resto, dopodiché comincerò a tagliare un dito dalle tue mani e da quelle dei tuoi amici per ogni giorno di ritardo sul pagamento, e poi, quando avrete finito le dita, il bar di tuo padre e chissà che altro ancora! Hai capito bene, figliolo?
In conclusione si tratta di una pellicola ad alto livello d’intrattenimento che, specialmente per gli amanti del genere, scorrerà veloce ma non senza suspence. Specialmente per gli amanti dello stile inconfondibile di Guy Richie, questa pellicola è un piacere da gustare tutto d’un fiato. Come un shot sul bancone di un bar. Da bere a goccia stasera su Rete 4, rigorosamente in seconda serata.
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