Frenata del manifatturiero tedesco
Che la locomotiva tedesca abbia sempre trascinato l’economia dell’Eurozona è un dato di fatto. Non a caso, la misura canonica dei rendimenti dei titoli di stato è dato dallo Spread sul solido Bund. Quando però i dati evidenziano una frenata delle produzioni nella patria della Mercedes, della Bosch e (contrariamente a quanto si possa pensare) della Montblanc qualche quesito riguardo al nostro modo di gestire l’Economia andrebbe posto. Forse che il canonico metodo di gestione di pubblico e privato vada totalmente ridiscusso?
Non sono passati dieci anni dallo scoppio della crisi dei debiti sovrani e di nuovo l’Eurozona sembra entrare in recessione. Certo, la politica dei dazi americani e il recente crollo della borsa argentina sono indicatori di frenata della produzione mondiale, ma la nostra economia dovrebbe essere in grado di reggere il colpo, almeno per conoscenze acquisite.
La situazione in Italia
Se si ferma la locomotiva tedesca, è facile immaginare cosa accadrà al settore produttivo italiana, da anni ultimo vagone del carro relativamente alla crescita. Il tutto, con lo spettro dell’aumento dell’IVA alle porte, che si rende più pesante giorno dopo giorno, Tristo Mietitore dei consumi. L’effetto psicologico ha già iniziato a svolgere un ruolo chiave, in attesa dei suoi risvolti reali sulla nostra economia.
Se davvero è nostra intenzione cercare di uscire dalla crisi, è forse il momento di cambiare il nostro approccio, sia all’apparato fiscale sia all’apparato di gestione privata delle aziende. Dopo le crisi del 2008 e del 2011, molte piccole imprese sono scomparse; con loro i valori ad essere legate, nonché la differenziazione dei prodotti che facevano parte del nostro patrimonio produttivo. Una loro rinascita, soprattutto in questo momento, potrebbe significare una ripresa della forza di mercato del Paese.
Continuando di questo passo, invece, uno schianto del nostro vagone contro la locomotiva tedesca in frenata è inevitabile.