La Marvel, come abbiamo già detto, non è nel suo momento migliore. I recenti rinvii che hanno svuotato il 2024 e l’uscita tiepidissima di The Marvels alimentano un fuoco di scetticismo sempre più grande. Serviva tornare ai fasti di un tempo e a quel tipo di narrazione che sapeva emozionare e farci attendere il futuro. Serviva un cambio di rotta, evidentemente necessario, in questa fase post Endgame. E Loki è tutto ciò che l’MCU è stato per dieci lunghi anni. Al netto di criticità e punti che scricchiolano leggermente di più, questa seconda stagione di Loki mette un punto fermo al livello qualitativo Marvel. Il livello da raggiungere è questo ed è sempre stato questo. Indubbiamente il miglior prodotto del Marvel Cinematic Universe dall’inizio della fase quattro e, non a caso, su di uno dei personaggi più amati delle fasi precedenti.
Loki 2 episodio 6: serve tempo
Quest’ultimo episodio della seconda stagione di Loki riparte esattamente da dover si era concluso il quinto. Il dio dell’inganno ha imparato a gestire i salti temporali ed è ora pronto a salvare il telaio e tutti gli universi. Si rende conto che il tempo è la discriminante di tutto, ne serve di più. Così perfeziona, salto dopo salto, un piano che permetta a Victor Timely di attivare l’adattatore nel minor tempo possibile. Il piano va come previsto ma non basta, le linee temporali aumentano esponenzialmente e non c’è modo di fermarle, sono destinate a soccombere una sull’altra. Loki cambia così strategia e tenta di salvare Colui che Rimane da Sylvie. Ma, dopo migliaia e migliaia di tentativi, si rende conto che l’unico modo per farlo è uccidere proprio la stessa Sylvie. Inizia così un viaggio a ritroso del dio dell’inganno che visita prima il Mobius della prima stagione e poi la Sylvie della seconda per cercare consiglio e una risposta ai suoi dubbi. Le scelte sono solamente due: far soccombere le linee temporali per far sopravvivere solo la Sacra Linea Temporale o uccidere Sylvie, per non far mai nascere le linee alternative. Non vogliamo però spoilerarvi il finale e rovinarvi una delle immagini più potenti che l’MCU ci abbia mai regalato.
Figlio di Asgard
In tutto questo, Sylvie diventa di fondamentale importanza. In tutta la stagione è stata probabilmente quella che più ha sofferto in termini narrativi. Una figura poco coerente e che brancolava un po’ nel buio. Senza un reale scopo e una vera metà. Riacquisisce così un’importanza che le restituisce parte di quella centralità che aveva perso. Lei e gli episodi centrali sono forse gli unici punti deboli di questa seconda stagione. Partita con il botto, si è solo leggermente assestata per poi concludere in modo spettacolare. L’introspezione che Loki raggiunge in questo sesto episodio è fenomenale (ancora, evitiamo spoiler). Diviene un personaggio che trova il suo posto e che termina il suo viaggio dell’eroe iniziato ormai quattordici anni fa. Si presentò come Loki, da Asgard, ricolmo di gloriosi propositi e conclude così, con il loro raggiungimento, dolorosissimo. Le parole di Tom Hiddleston suonano come un addio permanente al personaggio ma siamo sicuri che la Marvel non se lo lascerà sfuggire e che Loki continuerà a vivere al di là del tempo.
Alessandro Libianchi
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