“Era Lo, nient’altro che Lo al mattino, dritta nel suo metro e mezzo e un calzino solo. Era Lola in pantaloni, era Dolly a scuola, era Dolores sulla linea punteggiata dei documenti ma tra le mie braccia fu sempre… Lolita. Luce della mia vita, fuoco dei miei lombi, mio peccato, mia anima. Lolita.”

LOLITA: il più grande capolavoro di Vladimir  Vladimirovič Nabokov fu anche il soggetto di una collettiva  disapprovazione , forse perchè non abbiamo ancora imparato che lo scandalo è solo una forma di rivoluzione, e che nella rivoluzione c’è la riflessione necessaria per un possibile cambiamento.

Nabokov

Quando Nabokov, dopo cinque anni di scrittura, mandò il manoscritto alle case editrici ricevette solo rifiuti coloriti, eppure nel 1955 venne pubblicata Lolita– risultando uno dei romanzi più controversi del Novecento-. Ma cosa si nasconde dietro la pietra dello scandalo? Qual è l’ossessione quasi incestuosa di Humbert, professore di Letteratura, per una ragazzina di dodici anni?

Una storia che sfiora la pedofilia, che viene confusa sicuramente nei meandri della pornografia ma che fu- oltre il limite della trama- uno dei più sublimi giochi letterali del secolo e -sicuramente- una sfida alla lettura morale dell’eros.

La storia di Lolita la conosciamo tutti, le critiche anche, ma la rilettura contemporanea di un’opera del ’60 svela gli aspetti nascosti sotto il tappeto della narrazione. Quelli che, probabilmente, potrebbero essere i codici di trasposizione dal romanzo alla critica sociale.

Sottile velare nell’eleganza della forma un contenuto quasi illecito; il cavallo di Troia è una storia antica, così come la perversione della Letteratura che – da sola- crea le proprie leggi e rispetta solo quelle. Rispondere alla propria moralità è l’unico canone della letteratura, e se questa permette lo scandalo non vi è altra moralità che potrebbe condannarlo. (un caso che il professore Humbert sia proprio insegnante di Letteratura?)

E per questo: quel che la società ha letto come illecito la letteratura ha ritenuto legittimo, quel che poteva esser scandalo era soltanto provocazione.

Non c’è nulla di nefando in Lolita ma c’è perfino l’amore. La storia d’amore di un adulto per una ragazzina non appare indecente, è presentato come qualsiasi racconto poetico delle sensazioni che l’infatuazione-ossessione-amore provoca in un uomo; quello che appare osceno è, piuttosto, l’idea che un uomo adulto possa innamorarsi di una bambina.

Ecco che- per primo- bisogna scindere la doppia lettura e sottolineare quanto l’interpretazione di un testo è solo un interno punto di vista. La critica a Lolita esclude la forma. E’ immorale la possibilità di una storia d’amore tra i due, ma non il modo in cui viene presentato il loro rapporto. Tanto che, se Humbert avesse avuto quattordici anni Lolita sarebbe diventato il romanzo d’amore del secolo (e non avremmo esitato nel chiamare le nostre figlie Lolita). E’ un amore che, se letto senza condizioni anagrafiche, risulterebbe naturale e meraviglioso.

E che, forse, Lolita fosse anche una critica alla società lo possiamo intravedere nelle radici del romanzo: ispirazione del libro- che valse anche la scrittura di un racconto che lo precede- è stato un articolo di giornale su una scimmia del Jarden des Plantes che aveva fatto il primo disegno a carboncino dovuto ad un animale. Il disegno raffigurava le sbarre della gabbia dell’animale.

Che quelle sbarre fossero le stesse che l’ossessione Humbert imprigionava Lolita è possibile, che il vero nome di Lolita era proprio “Dolores” potrebbe essere un caso, e che forse quell’idea di prigionia- di perversione-di ossessione sia lo specchio di una corruzione sociale forse è un azzardo.

Una società che concede la libertà solo quando tocca il lecito, dimenticando che la libertà di espressione è verità, non moralità. Forse lo scandalo di Lolita si oppone a questa moralità, nasconde nella bellezza anche l’orrore- proprio perchè vero.

L’abbiamo raccontata in tutti i modi, la passione; ci hanno permesso di raccontare i tradimenti e gli addii, gli incesti e le nudità, così tanto che forse l’unico modo per mostrare la potenza della passione è cadere nello scadalo.

Non vi è in Humbert la malvagia ossessione del corpo infantile, bensì la passione assoluto per l’intera Lolita. La natura dell’eros vince il paradosso dell’osceno. Il critico Lionel Trilling, dice che Lolita parla d’amore- oltre la superficialità e la pornografia. Stanley Kubrick decise di portare sullo schermo Lolita, nel 1962.  C’è un Altro nella passione per Lolita, c’è uno straniamento dal reale che-paradosso- ci aiuta a guardarlo. O lo scandalo è semplicemente il prodotto di un’intima alienazione dalla società.

Se crediamo che la bellezza e la natura vincano l’orrore e lo scandalo, allora Lolita è un meraviglioso libro erotico. Ma vi è una sottile differenza tra eros e porno, forse c’entra qualcosa lo sguardo. E, forse, sono una lente d’ingrandimento con cui scrutiamo la natura dell’uomo. Di porno in Lolita leggo solo le intenzioni scandalose di chi non riesce a leggere in questo libro la sua verità. Forse fa male leggerci malvagi, o forse in un capovolgimento di senso la storia di Lolita vuol essere l’unica purezza in un mondo di indecenza.

Perchè tutti leggono Lolita? Io dico per quell’appartenenza al sentimento dell’illecito che è proprio della passione, che è proprio dell’amore, che è proprio della natura. E allora siamo tutti scandalosi.

Rossella Papa