Dopo viaggi planetari alla ricerca di terre lontane dai paesaggi lunari, Louis Vuitton ritorna sulla Terra e riavvolge la propria storia per ritrovare quel principio creativo che ancora adesso è costudito negli spaziosi corredi di valigie della maison. In un cantiere scenografico, tra veli di plastica arancio che coprono le mura di quello che sarà il nuovo flagship store di Parigi, Louis Vuitton presenta la collezione SS24, costruendo sull’idea di viaggio spaziale e temporale i suoi look modernisti figli di quell’identità avventuriera che dalla fine dell’Ottocento anima la biografia del brand. Una biografia dedita ad una narrazione contemporanea, che non cede all’incombere dei tempi, ma nei quali, al contrario, agiatamente si muove.

Louis Vuitton SS24: il concept e la location

Louis Vuitton SS24 - Photo Credits apnews.com

Un arancio profondo, che riveste di sorpresa l’intero spazio espositivo di quello che sarà a breve presentato al pubblico come il nuovo store parigino. Uno spazio celato, ma dalla storia ben nota e che in parte si incontra con quella di Louis Vuitton. In origine era l’Hôtel Élysée Palace, uno degli alberghi più prestigiosi di tutta la capitale, opera di Georges Chedanne che ideò l’intera costruzione come un luogo multiculturale, dove i viaggiatori che vi trovavano alloggio potevano sentirsi parte non di una cultura, ma di molte più. Inaugurato nel 1898 ed acquistato dalla Compagnie des Wagon-Lits, l’albergo vide migliaia di viaggiatori giungere dalle località più remote, con le loro valigie logate Louis Vuitton, e gli archivi fotografici del Palace collezionano cimeli visivi del mutamento del concetto di ‘’viaggio’’ e di quello di valigia, con un’attenzione particolare rivolta a quelle della maison. Così non sembra casuale la scelta del direttore creativo Nicolas Gasquiere di svelare l’ultimo capitolo del brand in una location il cui nome rimanda a tempi lontani ma dai desideri attuali. Così il viaggio estetico di Louis Vuitton non si interrompe, e tra patch, stampe e linee scese, il futuro SS24 di Louis Vuitton lascia il segno alla Paris Fashion Week.

Dalle valigie alle it-bags

E se anni fa la valigia era grande e capiente, ora diventa una micro bag, dalle stesse sembianze ma dove mettere solamente il necessario: un gloss e poco più. Gli accessori, ancora una volta, svolgono il ruolo di guida per Gasquiere, i quali spesso rappresentano un contrasto estetico ripetuto di collezione in collezione. Il designer, a proposito di questo, dice:

‘’per Louis Vuitton la borsa è il simbolo della sua storia. Per ogni modello iconico esistono più di venti altri modelli diversi, dai quali, a loro volta, ne vengono ideati di nuovi. Rappresentano il viaggio della maison nella manualità artigianale del lusso’’

e, come aggiunge Pietro Beccari, il nuovo CEO arrivato da pochi mesi alla direzione ammintrativa, ‘’è il fondamento della crescita economica della maison’’. Ma guardando da vicino tra le prossime it-bag si possono vedere le micro lavorazioni della pelle che riprendono le pieghe degli antichi telai utilizzati nei primi del 1900, sui quali per primi apparve il logo, ripetuto in serie, ma che qua scompare lasciando spazio al pellame originario. Ma questo non vale per tutte. Delle micro box porta tutto si arriva a sacche dalla struttura modellabile che riprendono i pattern a più linee degli abiti-camicia, giungendo ai modelli dalle forme sperimentali: come la bag che riprende la forma di una macchina fotografica e quella di un porta dischi. Tutte icon bag polifunzionali che rappresentano quegli immancabili compagni di viaggio che in lungo e largo seguono i propri impavidi collezionisti.

La collezione intertemporale

Ma non solo accessori, il viaggio continua con gli abiti. Di matrice ottocentesca i look divengono una linea temporale che spazia in epoche diverse. Dai bustier in pelle alle giacche strutturate, la distanza tra gli anni 20 ed il 1980 si annulla in una collezione poliedrica, a cui piace sperimentare creando unioni contrastanti: pantaloni tecnici e camicie ampie, giacche intagliate e mini dress velati, per Nicolas Gasquiere l’abito è una fotografia istantanea con la quale viaggiare tra le epoche più lontane. A chiusura gli occhiali alla space age rappresentano la postilla tra lo sportivo ed il futuribile che contribuisce a modernizzare le forme complesse di gonne ampie sovrapposte.

Luca Cioffi

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