Recentemente entrato nella Walk of Fame di Lucca, Don Rosa ha cambiato il modo di leggere i fumetti Disney e reso più profondo il Mondo dei Paperi. Ecco il perché
“Che mi serva di lezione! La vita è piena di lavori duri e ci saranno sempre dei furbi pronti a imbrogliarmi! Be’, sarò più duro dei duri e più furbo dei furbi… e farò quadrare i miei conti!” (“Saga di Paperon de’ Paperoni”, Don Rosa)
Caro. Bello. Sorridente e delizioso.
Tre aggettivi su quattro (prelevati da una canzone che probabilmente ricorderanno solo i coetanei dei miei genitori) azzeccati per descrivere un uomo che ha segnato un’epoca del fumetto disneyano.
Il che suona strano dato che il nome di Keno Don Hugo Rosa (per gli amici e i fan, solo Don Rosa), autore e illustratore di Louisville, è diventato celebre per la pubblicazione di una saga a fumetti basata su un personaggio e un mondo nemmeno creati da lui stesso!
Eppure Don Rosa è riuscito in un’impresa di cui pochi si possono vantare: prendere un figura alquanto nota e rinnovarla attraverso una storia capace di valorizzarla.
Non si può però parlare di questo straordinario artista senza nominare il suo illustre predecessore nonché maestro ovvero il signor Carl Barks.
Considerato dal sottoscritto non solo uno dei più grandi innovatori del fumetto targato Disney ma persino un genio dell’umorismo, Barks può essere definito l’effettivo padre del Mondo dei Paperi e in particolar modo di uno dei suoi abitanti più controversi e memorabili: Paperon de’ Paperoni, alias Zio Paperone.
Tutto quello che riguarda il più noto taccagno dell’universo disneyano lo si deve a Barks, personalità ambivalente compresa.
Zio Paperone è avido e attaccato in modo ossessivo al suo denaro ma è comunque un individuo dotato di un animo sensibile e una propensione verso l’avventura che lo rende dinamico e persino eroico. Un papero interessato al denaro ma soprattutto incapace di vivere un’ esistenza grigia e senza i suoi cari.
Barks firmò innumerevoli avventure con protagonisti Paperone, suo nipote Paperino e i sempre solerti Qui, Quo e Qua.
Storie ambientate in contesti “archeologici” (tipo la città di El Dorado) ma spesso anche caratterizzati da un pizzico di surreale, a piacevoli attacchi satirici verso i vizi della civiltà (i più divertenti riguardavano soprattutto la televisione) e alle interazioni con figure quali Archimede Pitagorico, Cuordipietra Famedoro (vera e propria nemesi di Paperone), la Banda Bassotti, Amelia la fattucchiera e la lista prosegue.
C’era però qualcosa che mancava: una storia dietro la storia. In verità Barks aveva accennato in molte sue vignette a episodi particolarmente importanti del passato di Paperone (tra cui la sua esperienza in Klondike e l’incontro con Doretta Doremì) ma mai senza mostrare il mosaico completo.
Ecco quindi che entra in scena Don Rosa.
Incontrato durante l’ultima edizione del Lucca Comics & Games, Don Rosa è semplicemente una delle persone più straordinarie che abbia mai visto. Caratterizzato da quello sguardo (concedetemi il termine non proprio elegante) da “scemo” e i modi di fare pacati, Don Rosa ha sfoggiato una simpatia e un’ intelligenza che mi hanno fatto improvvisamente ricordare la magnificenza della “Saga di Paperon de’ Paperoni”.
Don Rosa non ha semplicemente preso un personaggio noto a tutti e gli ha concesso un passato concreto e inattaccabile (motivo per cui tanti fumettisti italiani gli sono ostili poiché vincolati a un canone definito) ma è riuscito a dare vita a un personaggio Autentico. Uno Zio Paperone riconoscibile ma capace di sorprenderci con le sue nostalgiche rimembranze e i rimpianti del papero che era un tempo.
In poche parole, Don Rosa è riuscito a scardinare il fumetto Disney dalla sua confezione di “semplice” intrattenimento e gli ha conferito un’ inaspettata profondità che ha fatto scuola (sia sulla carta che in televisione con le serie animate “Ducktales”), facendoci ricordare il motivo per cui amiamo così tanto questi personaggi.
E chi ha mai detto che queste sono solo “Storie di Paperi”?!
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