Libro Vs. Serie Tv. Chi ama di più The Witcher?
Il Lucca Comics & Games 2019 si è concluso da pochi giorni. Tra pioggia e umidità che mi hanno causato un bellissimo colpo della strega che mi ha bloccata a letto, e un’epidemia di congiuntivite che, da brava ragazza con le difese immunitarie inesistenti, non potevo non prendere, finalmente eccomi qui per raccontarvi uno degli aspetti che più ho amato di questa edizione numero 53 della Fiera delle Fiere italiane del Fumetto: The Witcher!
Come già ben sapete, tra i tanti ospiti di questa Lucca piovosa c’erano sia il papà effettivo di Geralt Di Rivia, Andrzej Sapkowski, e sia la sua nuova “mamma” (permettetemi il paragone) la showrunner Lauren Schmidt Hissrich, insieme a due delle protagoniste delle serie: Anya Chalotra, Yennefer di Vengerberg, e Freya Allan, Cirilla Fiona Elen Riannon, la nostra bella Ciri.
Dal panel del vecchio caro Sapkowski dedicata alla sua opera e dalla conferenza stampa di Schimidt Hissirich, Chalotra e Allan concentrata, per ovvie ragioni, più sulla serie The Witcher, una cosa mi è saltata subito all’occhio: il differente rapporto effettivo con il Lupo Bianco.
Il panel di Andrzej Sapkowski si è svolto mercoledì 30 novembre al Teatro del Giglio, qui lo scrittore, in uno slancio di “euforia” fin troppo evidente, voleva assolutissimamente rispondere SOLO alle domande del pubblico: “Gentlemen, especially Ladies, give me a question!“. Mi spiace per il povero relatore che ha provato per ben due volte a chiedere qualcosa ed è stato ignorato come se nulla fosse. Le domande vertevano quasi tutte sulla sua opera principale “The Witcher“, e ogni volta che veniva chiamata così, il vecchio scrittore storceva i suoi baffi bianchi. Anzi, in verità alcune “questioni” (come le chiamava lui) sono state “blastate”, mentre altre hanno avuto una risposta che non c’entrava nulla, non facendoci capire se lo faceva di proposito o meno (e secondo me la prima ipotesi è quella giusta, conoscendo il tipo). Gli hanno domandato com’è nata questa saga di Geralt Di Rivia, cosa lo ha ispirato e a quanto pare il bisogno di soldi (facili) ha prevalso più del bisogno di far uscire quel qualcosa che aveva dentro e stava per esplodere. Gli hanno chiesto come fosse nata Yennefer, a chi si fosse ispirato per creare la bella maga che profuma di viole e uva spina, e come mai lo Strigo avesse inizialmente solo una spada invece che due, e la risposta è sempre stata: “Ogni cosa è nata solo in funzione alla storia, per farla andare avanti. Se una cosa serviva la scrivevo, se no era inutile“. Sottolineando come in realtà non ha poi questo grande slancio d’amore per ciò che ha creato, per il suo Eroe e tutto quello che gli gira intorno. Infatti, ha anche ignorato con molta nonchalance i cosplayers del gruppo “The Witcher Italia” saliti sul palco per farsi ammirare proprio da lui…
Ci sono state anche altre domande, qualcuno gli ha chiesto della sua nuova trilogia inedita in Italia, ma ovviamente non ne ha parlato; chi sono i suoi colleghi scrittori fantasy che ammira di più, rispondendo che lui ammirava solo Umberto Eco e ora come ora non c’è nessuno che ammiri a parte se stesso. Cosa pensa della serie Tv, se ha mai letto gli script o se lo hanno convocato, e lui ha risposto che non gli hanno mai mostrato nulla, gli arrivavano “dei fogli”, ma per lui erano solo lettere messe una di seguito all’altra senza capirne il senso. Insomma è stato ambiguo e distaccato da ciò che ha creato, quindi la domanda mi sorge spontanea: ma, Sapkowski ama davvero la sua opera?
Mi verrebbe da dire no, aprendomi gli occhi sul perché a volte leggendo i libri, ho trovato alcune parti fredde, con cui non riuscivo ad entrare in empatia, e probabilmente ho provato questo perché in effetti lì non c’erano sentimenti. Oppure confermandomi il perché lo scrittore abbia venduto i diritti alla Cd Projeckt Red senza pensarci due volte: semplicemente lui non credeva nella sua saga, sul suo futuro e successo (e una volta che The Witcher ha ottenuto quest’ultima cosa, è tornato su i suoi passi entrando in conflitto con la casa videoludica).
Sono felice che, durante l’evento, è stato riconosciuto il suo “genio” nell’aver creato il mito dello Strigo, e che Lucca Comics & Games lo abbia onorato immortalando le impronte delle sue mani, con autografo annesso, in una lastra di cemento che comporrà, da l’anno prossimo, il “Walk of Fame“, nuova strada cittadina che sorgerà per omaggiare tutti i grandi ospiti della fiera.
E alla fine, nonostante i miei dubbi, mi sono fatta anche un’ora e mezza di fila, sotto la pioggia, per avere il suo autografo sul primo libro della saga. Anzi, meno male, perché qui ho notato un’altra cosa che mi ha aperto la mente: l’eterna diatriba tra quelli che amano il prodotto originale e quelli che lo hanno conosciuto dopo che è diventato famoso.
Anche in questo caso: chi ama di più lo Strigo, i vecchi lettori che lo apprezzano fin dall’inizio o i nuovi che lo hanno conosciuto tramite i videogiochi?
Un’altra bella domanda!
(Ho evitato volutamente la parte in cui lo scrittore ha parlato della sua perdita avvenuta a Giugno, parlando del GDR di The Witcher in cui faceva da Master insieme al figlio, perché è stato un momento molto intimo che non mi va di riproporre in quest’articolo).
Il 31 mattina invece, alle 11:00, ho potuto partecipare alla conferenza stampa solo per i giornalisti nella Sala del Giglio con la showrunner e le due attrici protagoniste della serie tv targata Netflix. Qui ho avuto una sensazione diversa, ho sentito molta più passione per Geralt Di Rivia, la sua storia, il suo passato, il suo futuro e tutte le sue sfumature (senza tener conto del suo lato videoludico).
Vi trascrivo di seguito tutta la conferenza, dove ho potuto fare solo due foto e un video iniziale in cui sono entrate le tre donne, così magari riesco a farvi capire cosa intendo quando scrivo “Chi ama di più il Witcher?“.
A Lauren Schmidt Hissrich: Qual è stato il tuo approccio ai libri?
L: Sono una grande fan della saga, aveva già letto il primo e il secondo libro un anno prima del progetto, quindi quando sono stata chiamata immaginate la mia sorpresa. Il primo dubbio che ho avuto è come riuscire a raccontare tutto quella storia, soprattutto come rappresentarla al meglio. Ho cercato di essere più fedele possibile, infatti l’unico cambiamento che ho apportato è solo l’entrata anticipata di Yen e Ciri, molto prima rispetto ai libri, in modo da farle interagire fin da subito con Geralt. Ma vorrei rassicurare tutti che sono stata molto fedele. Ho parlato persino con lo scrittore per rimanere più coerente possibile.
(E qui il primo dubbio: Sapkowski aveva affermato di aver letto poco e di non aver capito, eppure la sceneggiatrice ha parlato più volte con lui di The Witcher, andando persino in Polonia…)
In più vorrei aggiungere che mi sono concentrata molto sul voler raccontare la storia di tre orfani che si incontrano e scontrano, come la loro relazione li aiuti ad affrontare il mondo. Ho voluto concentrarmi su un aspetto politico che nel libro è poco menzionato, nonostante sia presente, “l’odio verso il prossimo” che si traduce in xenofobia, razzismo, odio verso le donne. Forse su questo mi sono presa più libertà
Ad Anya Chalotra e Freya Allan: Chi sono Yennefer e Ciri?
A: Yen è una maga testarda, indipendente, coraggiosa. La vediamo crescere, compare già quando ha 14 anni, quindi seguiamo il suo percorso non solo nella magia, ma proprio nel diventare una donna in un mondo dove queste sono odiate. Ciò che amo di lei è che è una donna forte, una donna cosciente di se stessa.
F: Ciri, viveva in una bolla d’aria, all’improvviso questa è scoppiata e si ritrova catapultata in un altro mondo. È un personaggio curioso, ed è proprio la sua curiosità che la fa costantemente proteggere dagli altri, perché si caccia spesso nei guai per inseguirla. È una ragazza testarda. Fin dall’inizio si scontra con la realtà violenta e questo la fa crescere molto. Infatti è un personaggio in continua evoluzione.
A Lauren Schmidt Hissrich: Un tema fondamentale nei libri è il destino. Come lo hai affrontato nella stesura dello script e quanto è determinante per capire Geralt?
L: Prima cosa di tutto mi sono concentrata sulla differenza tra destino e fato. Uno non può essere cambiato, mentre l’altro sì. Nella serie si vedrà come “La Legge Della Sorpresa” abbia modificato per sempre la strada di Geralt, come abbia cambiato la sua vita. Ciri, ad esempio, è diventa il nuovo destino del Witcher, nonostante lui all’inizio non lo accetti.
A Lauren Schmidt Hissrich: Qual è la visione dello show, visto che ha intrapreso una strada diversa rispetto ai videogioco. Soprattutto, perché la scelta non usare del tutto la computer grafica?
Mi sono basata esclusivamente sui libri, anzi, meglio dire sui racconti. Ripeto, l’unica cosa che ho creato di mio sono degli archi narrativi specificamente per Yen e Ciri. Ha aggiunto invece di togliere. Ho anche aggiunto un nuovo personaggio per parlare con Ciri e renderla meno sola. I videogiochi sono presenti, non li abbiamo ignorati, ma ci siamo voluti allontanare da quel tipo di The Witcher per creare qualcosa di nuovo e mai visto prima. In fondo il gioco lo conoscete già, quindi perché farvi vedere qualcosa che sapete? Noi vogliamo darvi qualcosa in più.
Ad Anya Chalotra e Freya Allan: Ciri e Yen, conoscendo le grandi aspettative dei fans, come vi siete avvicinate a loro?
A: Non aveva idea del fandom che girasse intorno a loro, all’inizio ero spaventata e allo stesso tempo emozionata. Anzi, lo sono tutt’ora. Mi ha aiutato molto lavorare con gente che già conosceva tutta la storia, così mi sono invogliata a dare il massimo.
F: E’ stato eccitante, soprattutto lavorare con Henry che, conoscendo già tutto perché grande fan, è stato una guida. Poi lui ha già interpretato personaggi con intorno un grande seguito (Superman), quindi sapeva già come trattare con i fans. In ogni caso lavorare con gente appassionata della saga ha aiutato entrambe a dare il massimo.
Ad Anya Chalotra e Freya Allan: In The Witcher si combatte, voi che non avete esattamete il fisico da guerriere, quanto è stato difficile imparare a combattere?
A (molto sopraccitata): Ho amato lavorare con gli stuntman, ho fatto le stesse cose di Henry ed è stato intrigante. Mi sono divertita e non vedo l’ora di fare di più.
F: Io purtroppo non ho fatto tanto quanto Anya, ma spero di poterlo farlo in futuro. Però ho imparato ad andare a cavallo meglio di lei (la indica ridendo e Anya conferma che leri a cavallo non sa dare molto bene).
A Lauren Schmidt Hissrich: Il ritmo della azione, differenza tra scrivere una scena d’azione e i dialoghi.
L: Una delle cose che ho imparato subito e che non posso scrivere tutto. Mi sono affidata a chi sa più di me. Quando scrivevo una cosa, che magari voleva far vedere come me la immaginavo in testa ma non ero capace di riportarlo su carte, andava da qualcuno per farmi aiutare e per far riscrivere quella scena al meglio. Ovviamente l’ultima parola era mia, ma mi sono sempre fidata di chi mi ha aiutato, quindi non ho quasi mai avuto da ridire su nulla.
Ad Anya Chalotra e Freya Allan: Molti fans sono stati cattivi sui vostri costumi. In ogni caso qualcuno ne ha già fatto i cosplay, li avete visti? E come vi approcciate alle fanart?
A: A San Diego ho visto un cosplayer di Geralt con il vestito uguale a quello della serie, sono rimasta colpita. Ho visto anche una ragazza con il mio costume e mi sono emozionata, è stato strano. Come mi emozionano e mi lasciano incuriosite le fanart, infatti sul mio ig le pubblica spesso perché rimango affascinata della bravura di questi artisti.
F: Io non ho mai visto nessuno come la sua Ciri, ora sono invidiosa e dispiaciuta (ride). Comunque ho visto anch’io delle fanart su di me nei panni di Ciri, e posso dire solo…Wow!
A Lauren Schmidt Hissrich: Ultima domanda, la serie è stata girata alle Canarie, come avete protettoil set da spoiler in un luogo così visitato?
L: Le Canarie è stato uno dei miei set preferiti, tre settimane in mezzo alla natura, è stato incredibile. Sono salita anch’io sul vulcano più alto insieme al cast, ed è stato pazzesco. Purtroppo gli spoiler possono accadere, nonostante l’impegno di nascondere tutto. Da una parte sono lusingata che c’è tutto questo interesse verso ciò che stiamo costruendo, ma devo comunque stare attenta, anzi tutti dobbiamo stare attenti, e proteggono il più possibile il nostro lavoro. Anche perché se le persone vedono una foto in cui stiamo bevendo un caffè, non capendo il contesto in cui è stata scattata, capiranno tutt’altro e si verranno a creare incomprensioni che porteranno poi ad odiare il nostro lavoro. Ecco perché dobbiamo chiuderci a riccio e tenere tutto nascosto.
Finita la conferenza, guardando le tre donne andare via, soprattutto osservando Lauren Schmidt Hissrich mi è scappato un sorriso. Mi hanno trasmesso passione, mi hanno fatto capire che dietro il loro lavoro c’è stato molto studio, molta voglia di conoscere Gerlat di Rivia e il suo mondo, compreso quello del fandom che è il più difficile di tutti da comprendere.
Quindi vi riposto la domanda, sperando che tra di voi ci sia qualcuno che ha seguito il panel di Andrzej Sapkowski: ma anche voi avete avuto la sensazione che quest’ultimo non ami la sua opera tanto quanto la showrunner che ne ha preso le redini?
Questa cosa può essere possibile?
Voi cosa ne pensate? Magari anche leggendo le altre interviste fatte ad entrambi.
Vorrei il vostro parere.
Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)
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