Dopo lo sgombero della Casa delle donne a Roma, anche Lucha y Siesta è a rischio: noi BRAVE GIRLS vogliamo promuovere ogni tipo di progetto che incoraggi l’autorganizzazione e la lotta per la parità di genere.
Parafrasando dal loro sito, sappiamo che La Casa delle Donne Lucha y Siesta è ormai diventata un’istituzione simbolica per quartiere Tuscolano\Quadraro a Roma.
Riabilitando una struttura tramite autogestione, si è creato dal basso un luogo di autodeterminazione per le donne. Lucha y Siesta è un punto di riferimento per il femminismo romano. Promuove quindi (ovviamente) una politica contro ogni discriminazione di genere.
Dalle Ceneri della Casa delle donne:
Lucha y Siesta è esperimento innovativo e riuscito. Si tratta di un progetto politico trasversale che promuove nuove formule di welfare e organizzazione dal basso, ma soprattutto di rivendicazione dei diritti a partire dal protagonismo femminile. Il progetto è un ibrido tra casa rifugio, casa di semi-autonomia e centro antiviolenza.
Dopo lo sgombero della Casa delle Donne (che aveva la stessa missione e promuoveva gli stessi ideali) si sta riuscendo finalmente a ri-costruire uno spazio di socialità, condivisione di esperienze (ma anche competenze) che si manifestano attraverso una ricca tessitura di attività culturali e laboratori.
Lucha y Siesta: Cosa sta succedendo?
Dal 15 settembre del 2019 che Lucha Y Siesta è sottoposta a minacce di sgombero e distacco delle utenze, che si sono protratte fino al giorno 25 febbraio 2020, in cui 15 donne e 7 bambini, rimarranno senza luce, gas e acqua. Con la chiusura della Casa Delle Donne in Via Lucio Sestio, rischia di fallire uno dei progetti più riusciti di Welfare dal basso: sono infatti 12 anni che, grazie alla solidarietà e alla cooperazione dei cittadini e delle cittadine, questo centro antiviolenza rimane attivo, sopperendo alle carenze delle istituzioni, che usano la lotta alla violenza sempre più come propaganda superficiale e astratta, piuttosto che come progettualità concreta.
I Centri Antiviolenza in Italia
In Italia i Centri Antiviolenza iniziano a svilupparsi a inizio degli anni’ 90. Quindi con un certo ritardo rispetto al Nord Europa, dove iniziano a svilupparsi negli anni’70 e ’80. Questi luoghi iniziano a prendere forma con la diffusione del femminismo, dei gruppi di autocoscienza, le leggi sul divorzio e una visione della politica e delle relazioni anche come rapporto di potere tra i generi. Da subito l’idea di una donna che fugge dal tetto coniugale per vivere con altre donne in situazioni autogestite e comunitarie, fece paura. Questo perché sembra sfidare (e infatti sfida) l’idea stessa di famiglia nucleare, su cui la nostra società ancora oggi si basa. Quindi è superfluo dire che queste realtà vengano sempre viste con sospetto se non apertamente ostacolate da alcune frange politiche più tradizionaliste.
La carta dei Centri Antiviolenza:
Dalla nascita della prima Casa delle donne nel 1989, in meno di un decennio, in Italia, nacquero 70 centri antiviolenza. Questi riuscirono a convergere per la prima volta in un incontro a Ravenna nel 1998. Si riunirono un’assemblea dalla quale emerse una piattaforma di pratiche politiche condivise, ribadita il 26 gennaio 2006 a Roma, dove 56 Centri Antiviolenza hanno firmato la “Carta dei Centri Antiviolenza”, per stabilire dei principi condivisi. Uno dei principali fu quello di considerare il problema della violenza maschile sulle donne, un fenomeno politico e collettivo, che non riguarda solo la relazione vittima/carnefice, ma i rapporti di potere tra i generi che permeano la nostra società.
qualche informazione su Lucha Y Siesta:
Lucha Y Siesta nasce l’8 marzo del 2008, da una palazzina abbandonata di proprietà Atac S.p.a. La palazzina, rimessa in sesto e resa agibile da attiviste e attivisti, ha ripreso le fila di ciò che la Casa delle Donne si proponeva di fare. Lo scopo era chiaro: dare vita a un centro che non fosse solo un rifugio temporaneo per le vittime di violenza, ma che diventasse uno sportello di ascolto, consulenza psicologica e legale. Si voleva costruire un polo culturale in uno dei quartieri più abitati della capitale, ma privo di punti di aggregazione. L’obiettivo è stato raggiunto. In questi undici anni, le donne sostenute e reinsierite nel mondo del lavoro sono circa 1.200. Inoltre, le donne che hanno abitato l’edificio sono 142 e 62 minori, e ancora nella Casa è presente una biblioteca. Si organizzano corsi di sartoria, cineforum e si discute attivamente di parità e problematiche sociali.
Perchè è in pericolo?
Ad oggi la Casa Delle Donne del quartiere Tuscolano fa parte degli immobili presenti nel Piano di Concordato. Ciò lo rende uno di quegli immobili da vendere urgentemente entro il 2021 per saldare i debiti contratti dall’ Atac S.p.a. Il distacco delle utenze, che viene rimandato ormai da settembre 2019, si concretizzerà il 25 febbraio del 2020. Dopodichè l’edificio verrà messo all’asta con un prezzo di base di 2,7 milioni. Il comitato di Lucha Y Siesta ha dato vita a un crowfunding ambizioso. L’idea è di comprare l’edificio e proteggere il valore di un luogo come questo, produttore di benessere sociale su tantissimi piani. Tutto questo a dispetto di chi vuole rendere Roma una città di Franchesing, trattorie turistiche a uso e consumo unicamente dei turisti e del profitto.
La parola alle ragazze di Lucha y Siesta:
Come affermano le compagne del comitato Lucha Y Siesta nella lettera aperta “VendesiRoma”, questa casa delle donne è soprattutto:
Un capolavoro antigravitazionale che lotta quotidianamente da 13anni contro tutte le zavorre dell’ovvio per portarci verso un mondo fatto di forza,bellezza,cultura,ascolto,accoglienza, inclusione e lo fa senza chiedere mai nulla indietro.Da artist* non possiamo che riconoscere in voi la stessa ossessione ed è per questo che nel grande momento di difficoltà che Lucha y Siesta sta affrontando abbiamo pensato divenire in supporto dicendo in maniera forte e chiara che quello che offrite a Roma è un patrimonio incommensurabile di tutt*, tanto quanto il Pantheon o il tempio di Vesta.
Vi lasciamo in allegato il link per il crowfunding: https://www.produzionidalbasso.com/project/lucha-alla-citta/
Articolo di: Gaia Pollastrini
Editing: Rae Mary
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