Luisa Ortega Diaz scappa in Colombia. Cosa succede in Venezuela?

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Di Redazione Metropolitan

Dopo che negli ultimi mesi la situazione in Venezuela è diventata sempre più tesa a causa delle azioni tese all’accentramento del potere nelle mani del presidente Nicolas Maduro, anche la procuratrice generale del paese Luisa Ortega Diaz ha dovuto cedere, prima venendo destituita dal suo incarico e ora scappando in Colombia

«Le istituzioni dello Stato si sono ormai degradate e allontanate dalla legalità – e si sta andando verso – “un governo totalitario”. Voglio denunciare questa persecuzione alla comunità internazionale, perché anche il popolo venezuelano è perseguitato dalle armi, dalla fame e dalle malattie, la situazione è molto grave» – questa la denuncia di Luisa Ortega Diaz, la procuratrice venezuelana che solo pochi giorni fa era stata destituita dal suo ruolo perchè in contrasto con il presidente Nicolas Maduro.

Accusata di terrorismo e di cospirare contro il governo, Luisa Ortega Diaz è scappata in Colombia insieme alla famiglia con un aereo privato, dopo che Nicolas Maduro e la neoeletta Assemblea costituente le avevano vietato di lasciare il paese, congelandole anche i conti bancari.
Luisa Ortega Diaz, invece, trovandosi in pericolo, sia per la propria vita che per qualla della sua famiglia (viste le persecuzioni portate avanti dal governo di Nicolas Maduro, le incarcerazoni e i processi celebrati senza alcuna ragione e garanzia) ha scelto di fuggire. Anche il martio, il deputato chavista German Ferrer, è infatti ricercato dalle autorità venezuelane.

La nuova Assemblea costituente, votata poche settimane fa tra denunce di corruzione e brogli, si è orami sostituita al parlamento «per garantire la preservazione della pace, la sovranità, il sistema socioeconomico e finanziario, la protezione dei diritti dei venezuelani». Di fatto per poter perseguire indisturbatamente gli obiettivi di accentramento del potere del presidente venezuelano Nicolas Maduro.

Quali sono gli sviluppi della situazione in Venezuela?

Dopo che il presidente Nicolas Maduro ha iniziato ad Aprile ad attuare un regime persecutorio, volto ad eliminare l’opposizione (buona parte della magistratura e del Parlamento non approvano il suo operato), centinaia sono i civili morti in piazza, come anche i reclusi nelle carceri venezuelane.
E’ proprio nelle prigioni venezuelane che sono morti pochi giorni fa 37 detenuti, dopo che le autorità di polizia antisommossa hanno fatto irruzione  nel carcere di Puerto Ayacucho per mettere a tacere i tanti detenuti che protestavano per le condizioni in cui si trovano. A rendere noto l’accaduto è  il governatore dello Stato di Amazonas, dove sono avvenuti i fatti, Liborio Guarulla con un post su Twitter.
Lo stato delle carceri del Venezuela è infatti uno dei peggiori al mondo, tanto da essere stato denunciato più volte anche da molteplici organizzazioni a tutela dei diritti umani.

Con il sopravvento del regime tirannico di Nicolas Maduro, le condizioni si sono fatte ancora più critiche, vuoi per il sovraffollamento dovuto all’incarcerazioni di massa di tutti gli oppositori del “regime”, vuoi volutamente per mandare un messaggio chiaro a tutti coloro che non si vogliono conformare al “nuovo ordine” che l’Assemblea costituente si prepara ad instaurare.

Sempre degli utimi giorni è la chiara, ulteriore, denuncia degli Stati Uniti che, a seguito della presa del potere legislativo da parte della nuova Assemblea costituente, fanno sapere con un comunicato inviato a Ria Novosti, l’Agenzia di informazione russa, da parte del rappresentante del dipartimento di stato Heather Nauer che «finché il regime di Maduro continuerà ad avere le modalità di una dittatura autoritaria, siamo pronti a utilizzare tutte le misure economiche e diplomatiche per sostenere il popolo del Venezuela, per cercare di ripristinare la democrazia».

La denuncia Usa fa seguito alle precedenti, come anche a quelle di altri paesi della comunità internazionale che negli ultimi tempi, finalmente, hanno cominciato a prendere posizione sulle atrocità che stanno accadendo in Venezuela per mano di un pazzo aspirante dittatore di nome Nicolas Maduro.
Se la situazione non tornerà da sola alla normalità, grazie alle sommosse popolari e alla marcia indietro del governo, sarà necessario che proprio la comunità internazionale faccia seguire alle denunce azioni precise in grado di intervenire con forza, non obbligatoriamente militare, per ristabilire la pace nel paese.

Lorenzo Maria Lucarelli