L’iconico personaggio del Joker, come ben sappiamo, ha certamente un padre “biologico”, o meglio, artistico, anzi tre: Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson. Quella che diverrà la nemesi di Batman ha esordito nel 1940 nel primo numero della serie a fumetti Batman pubblicata dalla DC Comics.

Ma lo sapevate che in realtà il Joker ha anche un… “nonno” famoso? Niente di meno che Victor Hugo. Proprio l’opera di Hugo del 1869, L’uomo che ride, è stata infatti la fonte di ispirazione primaria per la caratterizzazione del personaggio, come del resto lo è stata, soprattutto da un punto di vista di rappresentazione visuale, la pellicola da esso tratta del 1928. MA oggi non “parleremo” né del libro né del film, piuttosto di un’opera molto più “fresca”, datata 2021, ossia dell’adattamento in chiave fumettistica realizzata da David Hine e Mark Stafford, tradotta da Gloria Grieco ed edita in Italia da Edizioni NPE. 

L’uomo che ride: sinossi

Inghilterra del 1690. Lord Clancharlie, di ritorno dall’esilio in Svizzera, viene fatto condannare a morte per mano della vergine di Norimberga. Poco prima dell’esecuzione viene informato della sorte del figlio, Gwynplaine, scomparso da anni, rapito dalla spietata banda dei comprachicos, i quali per giunta lo hanno sfigurato aprendogli le labbra in modo tale che sembrino contratte in un sorriso perenne con lo scopo di rivenderlo ai circhi itineranti.

Tra luci e ombre di un’Inghilterra settecentesca quest’orfano dall’animo nobile si guadagna da vivere portando in scena la propria sofferenza. Sarà una bottiglia restituita dal mare a far luce sulle sue origini e sulle contraddizioni di una società corrotta.

La grafica

Cominciamo dalla copertina: quella de L’uomo che ride è a dir poco azzeccata, funzionale e straordinariamente comunicativa. Ricordate la battuta del film La Leggenda degli uomini Straordinari, che una brillante Nina Harker rivolge ad Allan Quatermain? “Quanti libri deve aver letto solo guardando le copertine…”. Ecco, quest’opera si inizia proprio da una cover che parla, anzi, narra, da sola. Un grosso sorriso, inquietante, privato dello sguardo, della ragione in un certo senso, forse perché se è vero che gli occhi sono lo specchio dell’anima il protagonista dell’opera si ritrova effettivamente con un’anima “in penombra”.

Poi iniziamo a sfogliare e leggere e ci viene svelato cosa ci sia sotto quell’oscurità: lacrime… Una sofferenza indelebile mascherata da un’espressione beffarda. Un magnifico contrasto filosofico, quello che in fondo Joker rappresenta. E andiamo avanti. Le illustrazioni e lo stile grafico sono probabilmente le migliori per rappresentare l’opera, segno del sapiente lavoro intellettuale che vi è dietro a tutto il progetto editoriale: dalla progettazione alla realizzazione. Linee crude e lineamenti esagerati in perfetto stile Stafford, il tutto mantenuto all’interno di un range di colori meravigliosamente gotici, che riflettono l’aura stessa della narrazione. Potremmo avere l’ardire di pensare che se Victor Hugo avesse immaginato la sua opera come un prodotto visuale forse l’avrebbe immaginata proprio così.

L’uomo che ride: La postfazione

Nelle ultime pagine David Hine ci delizia con una coinvolgente postfazione dove analizza sapientemente il rapporto tra il clown della DC e Gwynplaine, ma soprattutto ci racconta perché nasce il progetto fumettistico. Un paio di pagine che vale assolutamente la pena di leggere per capire appieno lo spirito del riadattamento.

Sono rimasto rapito dalla stori che è al centro del libro, una storia di amore e umanità, di lotta contro i meccanismi dl destino e della società corrotta

David Hine

Dal fumetto…al fumetto: un raccordo necessario

Joker sarà pur stato ispirato prima da un libro e poi da un film, entrambi appartenenti ad epoche ormai passate, dismesse, ma mai realmente terminate, tuttavia, non va dimenticato che si tratta di un personaggio arrivato al grande pubblico attraverso quella meravigliosa manifestazione artistica che si chiama fumetto, capace di raccordare due mondi forse agli antipodi, quello del libro e quello del film. Ogni fumetto in sé, infatti, racchiude la forza visual-comunicativa di un film e la completezza narrativa di un romanzo.

Era importante chiudere il cerchio, tornare con un’unica mossa al doppio inizio del personaggio: quello fumettistico e quello romanzesco. L’adattamento a fumetti de L’uomo che ride ci riesce in maniera egregia, colpendoci allo stomaco come ad esempio è riuscito a fare recentemente il Joker del 2019 della fortunata coppia Todd/Phoenix.

Dario Bettati

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