Da pochi giorni è appena trascorsa una ricorrenza amata e particolarmente festeggiata, la festa della mamma. E per questo motivo noi non possiamo esimerci da portare avanti una riflessione sulla maternità. Per quanto questa tematica sia variegata ed estremamente complessa, la visione che i media e l’opinione comune forniscono di questo evento risulta spesso banalizzata. Il ruolo materno infatti è esaltato e quasi santificato, ma lo stesso non si può dire può per il ruolo della donna all’interno della società. Infatti come recita un aforisma di Simone de Beauvoir:
“C’è una straordinaria malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri”
La madre è prima di tutto donna
Si può verificare la veridicità di queste parole solo mettendo a confronto l’8 marzo e il 9 maggio. La prima data viene bollata come una giornata inutile, commerciale e “di minoranza”. Molti infatti si lamentano che non esista un corrispettivo, ovvero una celebrazione dell’uomo. Chi muove queste critiche però non manca di fare poi degli auguri smielati a tutte le madri. Un simile comportamento mostra un’inconsapevolezza riguardo ai problemi che ancora oggi molte, madri o no, si trovano a fronteggiare e che sono messi in evidenza durante la festa internazionale della donna. Parliamo di problemi pratici come le paghe eque, il congedo parentale e l’aiuto nella gestione dell’equilibrio familiare e lavorativo. Ma non bisogna sottovalutare anche certi stigmi culturali che ancora risultano duri a morire. Basta pensare come la festa del papà sia un evento che passa assolutamente in sordina rispetto a quella dedicata all’altro genitore.
Polarismo paternità/maternità
Questo fenomeno infatti danneggia entrambi i sessi. Se da una parte un uomo è considerato quasi un’appendice nell’educazione pratica ed affettiva dei figli, dall’altra la donna è ancora compressa nell’immagine idealizzata di angelo del focolare. Questo però significa che mentre a un padre è concesso avere una vita composta di amicizie, passioni e anche di errori, all’altra rimane solo la perfezione del nido domestico. Per questo ancora oggi è difficile credere all’esistenza di madri narcisiste, mostruose oppure semplicemente imperfette. Dal punto di vista comune decidere di avere un bambino più che una scelta è uno stadio di completamento quasi imprescindibile. La paternità invece è una gioia accessoria. Spogliarsi di questo gioco di ruoli e vivere la genitorialità con consapevolezza e umanità può essere per entrambi i sessi un modo per lasciare da parte lo spirito di sacrificio ed essere liberi di essere sé stessi.