Un magnate del petrolio organizza la COP (conferenza sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite): è polemica. Gli Emirati Arabi Uniti occupano il settimo posto nel mondo per la produzione di petrolio e altrettanto per le emissioni di gas serra pro capite. Attualmente, sono i padroni di casa della COP28 a Dubai, iniziata giovedì. Si parla della scelta di Sultan Ahmed Al Jaber, amministratore delegato della Abu Dhabi National Oil Company (ADNOC), come presidente della COP. Questa scelta è stata al centro delle polemiche. Al Jaber è stato criticato da vari gruppi ambientalisti. La critica riguarda il suo legame con l’industria dei combustibili fossili, in quanto guida la dodicesima più grande azienda petrolifera al mondo.

Cos’è la COP

La COP, o “Conference of the Parties”, è una serie di conferenze annuali organizzate dall’UNFCCC (United Nations Framework Convention on Climate Change). Le conferenze sono finalizzate a discutere e negoziare azioni globali per affrontare il cambiamento climatico. La COP riunisce rappresentanti di vari paesi, organizzazioni e stakeholder. Li riunisce al fine di collaborare nella definizione di strategie e accordi mirati a mitigare gli impatti del riscaldamento globale. La numerazione, come ad esempio COP28, indica l’edizione specifica della conferenza.

Ambientalisti di spicco, come Greta Thunberg e l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore, hanno espresso preoccupazioni sull’organizzazione della COP da parte degli Emirati. In particolare, la nomina di Al Jaber ha suscitato controversie, poiché è al vertice di un’azienda petrolifera statale. Documenti hanno rivelato che gli Emirati stanno cercando di stringere accordi per la vendita di combustibili fossili con 27 altri paesi durante la COP. Il tutto alimentando ulteriori timori sulla reale volontà del paese di contrastare il cambiamento climatico.

Un magnate del petrolio che organizza la COP28 e le polemiche

L’insolita nomina di un leader aziendale del settore petrolifero a presidente di una COP è senza precedenti. La questione del ruolo dell’industria dei combustibili fossili nelle conferenze sul clima ha generato dibattiti accesi. Gli Emirati, con una popolazione di circa 9 milioni di persone, sono tra i paesi più ricchi al mondo, basando la loro prosperità sul petrolio. Membri fondatori dell’OPEC, hanno l’obiettivo di aumentare la produzione a 5 milioni di barili al giorno entro il 2027.

Al Jaber, 50 anni, ha studiato nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Egli è stato coinvolto nella creazione di Masdar, un’azienda emiratina per l’energia rinnovabile, prima di diventare CEO della ADNOC nel 2016. Ha anche ricoperto il ruolo di ministro dell’Industria e della Tecnologia degli Emirati, rappresentando il paese nelle discussioni internazionali sul clima.

Nel suo ruolo di presidente della COP28, Al Jaber ha difeso la sua posizione, affermando di voler adottare un approccio inclusivo alla conferenza. Tuttavia, questa visione è oggetto di controversie. Questo poiché molti ritengono che coinvolgere il settore dei combustibili fossili possa ostacolare gli sforzi per affrontare la crisi climatica. L’organizzazione della COP28 negli Emirati è stata anche criticata per le restrizioni alla libertà di espressione e la potenziale limitazione delle proteste ambientaliste durante l’evento. Personalmente, ho il timore che la conferenza di Dubai sarà soprattutto un’operazione di propaganda a favore degli emiri che ne approfitteranno per ripulirsi la faccia agli occhi del mondo

Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine