Uomo veritiero, Gandhi trovò nel percorso della sua vita non poche avversità. Con il suo metodo basato sulla non-violenza riuscì a vivere una vita attiva nel sociale, agendo con verità e amore anche di fronte alle ingiustizie di sistemi politici contro le minoranze sociali.

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Gandhi – asianews.it

Una vita che insegna

Davanti ad una biografia come quella del Mahatma Gandhi si rimane indubbiamente stupefatti. Basta prendere atto di come affrontava le guerre mosse contro il suo popolo e le prigionie per capire quanto sia un personaggio fuori dal comune. Inserirsi nella politica non fu mai la sua vera aspirazione, ma quando era l’amore per l’India a chiamarlo non poteva negare un consenso. Come nipote prima e figlio poi di un primo ministro, non gli risultò difficile avere una posizione politica di rilievo, ottenendo dei risultati che cambiarono la storia del suo Paese, non dando mai vita a guerre sanguinose.

Dopo la laurea in giurisprudenza in Inghilterra, tornato in India si vide espulso dalla sua casta, ma grazie al suo buon animo riuscì a rientrarci trovando dei sostenitori affascinati dai suoi modi. La prima lotta fu in Sudafrica. Vi si era recato per difendere una grossa ditta e ci rimase per difendere gli indiani che vivevano in quei luoghi una dura realtà, da lui respirata in prima persona. La goccia che fa traboccare il vaso è una proposta di legge contro il diritto di voto degli indiani in Sudafrica che ottiene le piene approvazioni. Organizzato un Congresso indiano del Natal riesce a dimostrare le sue eccellenti capacità organizzative, ottenendo dei successi che riescono a farlo tornare in India.

Le lotte sudafricane furono motivo di profonda riflessione per Gandhi: in India le discordie erano analoghe a quelle africane, sempre indù e musulmani contro.

Dalla vita occidentale al satiagraha

Dopo il ritorno dall’Inghilterra, Gandhi decide di modernizzare la propria vita, poiché da avvocato doveva portare una certa etichetta. Ciò comporta dei costi più alti rispetto alla vita induista che spinge i poveri a servire chi lo è ancora di più. Ma non ci mette tanto a capire il valore di una vita all’opposto: semplicità e non-possesso diventano i nuovi elementi. Cambia la visione della vita e, insieme ad essa, anche il suo approccio alla professione. Da avvocato sempre onesto, ora rifiuta le cause di clienti che hanno palesemente torto e trascura l’aspetto finanziario del suo lavoro.

Sposatosi a tredici anni, a causa degli usi e costumi indiani, il voto di fedeltà, la virtù dell’autocontrollo e astinenza furono sempre il caposaldo del suo matrimonio. Una vita sessuale così concepita lo portò, alla giovane età di trentasei anni, al voto di castità permanente, pur continuando a vivere con la sua amatissima Kasturbai. Questa decisione lo avvicinò ancora di più allo spirito del vero amore per tutti gli uomini, allontanandolo dai desideri sessuali ritenuti materiali.

Il suo amore per l’Inghilterra si può dire finisca definitivamente con la spartizione politico-religiosa dell’India, a quei tempi colonizzata dai britannici. A causa di questo evento Gandhi ricorre ancora alla non-violenza, digiunando ad oltranza. Ebbe di ritorno delle accuse di essersi venduto ai musulmani e due attentati, di cui l’ultimo lo vide vittima.

Il senso della vita secondo Gandhi

Dopo aver studiato la Bibbia, la Gita e altri testi spirituali, optò per l’induismo in quanto religione che educa alla credenza di un dio senza nome. Gandhi insegna a vivere amando tutto ciò che vive e battendosi contro le tenebre e le forze del male. Questo grande uomo insegna che tutto ciò che si persegue, politicamente e socialmente, è per seguire la visione di Dio. L’uomo dovrebbe desiderare il bene del creato perché l’unico modo per trovare Dio è vederlo attraverso la Sua creazione. Chi desidera solo il bene di se stesso e della propria comunità è un egoista e non potrà mai adempiere al disegno della benevolenza.

L’uomo deve quindi servire in modo disinteressato, infatti un servo non chiede di diventare padrone, né si aspetta servigi da altri. E bisogna farlo senza vantarsi, senza sentire il sentimento dell’orgoglio, ma con amore spassionato. Il sacrificio deve essere una pratica volontaria atta a donare la propria vita perché qualcun altro possa vivere, soffrendo in cambio della felicità di qualcun altro.

Gandhi agì con la non violenza convinto del fatto che sia superiore alla resistenza armata, anzi ritiene il satyagraha un’arma impugnata dai forti. L’aggressione non può essere respinta solo tramite l’autodifesa armata, la vera autodifesa è la non resistenza, poiché la violenza si fa forte della contro-violenza.

a cura di Silvio Silvestro Barca