Mahatma Gandhi, l’anniversario della morte e l’utopia della non violenza

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Di Redazione Metropolitan

Gandhi muore a Nuova Deli il 30 gennaio 1948, freddato dai colpi di pistola di un estremista. L’attualità del suo messaggio sulla non violenza

Mohandas Karamchand Gandhi conosciuto con l’appello onorifico di mahatma, nasce il 2 ottobre del 1869 a Porbandar, sulla costa, nella penisola  del Kathiawar, nel Raj britannico che oggi è diventato lo stato indiano del Punjab.

Le origini e gli studi in Europa

La sua famiglia, benestante, appartiene alla casta dei Bania. Sono mercanti, commercianti, banchieri. In India la vita adulta inizia  presto. A 13 anni si sposa con una coetanea, come previsto dalla tradizione indiana, anche se anni più tardi condannerà  apertamente questa usanza.

Quando, a 18 anni, dopo la morte del padre, si trasferisce in Europa a studiare, non c’è ancora niente di lui che lasci intuire ciò che diventerà per l’India: la guida spirituale del popolo indiano e il leader che porterà la nazione verso l’affrancamento dalla dominazione inglese, sia economica che politica.

BEN KINGSLEY NEL FILM SU GHANDI DEL 1982 FOTO DAL WEB

Mahatma Gandhi
BEN KINGSLEY NEL FILM SU GHANDI DEL 1982 FOTO DAL WEB

E’ intelligente, ma timidissimo. In Inghilterra, entra in contatto con il circolo esoterico della teosofa  Helena Blavatsky, fuggita dall’India con l’accusa di frode. Fondato a New York nel 1875 porta avanti i principi della fratellanza universale, accetta membri di qualsiasi religione, perché “non c’è più religione più alta della verità”.

Il Sud Africa e la militanza contro l’apartheid di neri e indiani

E’ l’inizio del suo percorso spirituale, destinato ad evolversi insieme a quello politico. Quando nel 1893 arriva nel Sud Africa britannico a praticare l’avvocatura per conto della di una ditta indiana, scopre la segregazione razziale, il disprezzo degli inglesi verso le popolazioni indigene, africani o indiani poco importa.

In patria, grazie alla posizione sociale, gli erano state risparmiate queste umiliazioni, ma adesso tocca con mano la brutalità dei coloni. A Durban rifiuta di togliere il turbante davanti a un magistrato e viene espulso.

Questo, insieme ad altri episodi che racconta lui stesso in seguito, lo convincono a sostenere la lotta all’apartheid dei neri, ma soprattutto a cercare di migliorare le condizioni di vita dei 150 mila connazionali immigrati nel continente africano che vivono in condizioni di oppressione.

Invia lettere ai giornali locali dove denuncia intolleranze e soprusi, redige una petizione di protesta. Alla fine, riesce a vincere la timidezza e decide di esporsi in pubblico. La sua militanza è e resta sempre, fino alla fine, non violenta.

GHANDI
 FOTO DAL WEB
Mahatma Gandhi
GHANDI, FOTO DAL WEB

Il principio della non violenza e della disobbedienza civile

Le sue armi sono la resistenza passiva, gli atti di disobbedienza civile, il boicottaggio delle merci inglesi, il digiuno, sia in Sud Africa che in India.  

Grazie a queste pratiche ispirate in parte alla spiritualità induista e cristiana, in parte alle opere di Ruskin, Thoreau e Tolstoy, riesce a portare a termine la liberazione del suo Paese dalla dominazione britannica con una lotta non violenta durata quasi trent’anni (1919-1947).

La comunità di Phoenix, una vita quasi monastica

Dietro al coraggio delle sue azioni, c’è la rigida e costante disciplina guidata dai principi spirituali che aveva messo in atto già dai tempi di Phoenix, in Sud Africa, dove lui e la moglie Kasturba, sposata nel 1902, vivono insieme ad amici e adepti, in una fattoria.

Lavori intellettuali alternati a quelli manuali o agricoli, tutti retribuiti con lo stesso salario indipendentemente dalla nazionalità o dal colore della pelle. A Phoenix si praticava, di fatto, un regime di vita monastico, la povertà volontaria, il lavoro manuale e la preghiera.

La ribellione silenziosa del Mahatma

Da questa esperienza prende forma il progetto di una azione collettiva non violenta, ma proprio per questo, molto più destabilizzante e pericolosa per la Gran Bretagna.

GHANDI (C) BIOGRAFIE ON LINE
Mahatma Gandhi
GHANDI (C) BIOGRAFIE ON LINE

Il primo atto di disobbedienza civile risale  appunto al 1905, con il boicottaggio di  tutte le merci britanniche, proposto da Banerjea Sureundranath.

Mentre l’anno successivo, a Johannesburg, per protesta contro la legge che  obbligava gli indiani residenti nel Transvaal a essere schedati, Gandhi, ormai leader di primo piano degli indiani del Sudafrica,  adotta per la prima volta la sua metodologia della satyagraha.

Invita i suoi compagni a sfidare la nuova legge e a subire le punizioni previste, senza ricorrere alla violenza. Ma il governo va avanti avanti e inizia una lotta durata sette anni.

Il ritorno in India

Quando ritorna in India, nel 1915, inizia la sua seconda sfida agli inglesi, per l’autonomia e l’indipendenza dell’India. E’ un paese ancorato al rigido sistema delle caste, che di fatto condanna milioni di poveri a morire nell’indifferenza.

Trascorre un anno di silenzio, in cui viaggia in lungo e in largo il Paese, nell’ anonimato, per conoscere le condizioni di vita nei villaggi più sperduti.

Poi, il primo atto di disobbedienza civile nel Champaran, distretto del Bihar, per protestare contro povertà e oppressione dei coloni su migliaia di contadini. Sono senza terra, costretti a coltivare la piante dell’indigofera, per ottenere il colore indaco sui tessuti, al posto gli alimenti necessari alla loro sussistenza.

BEN KINGSLEY NEI FILM GANDHI DEL 1982 
Mahatma Gandhi
BEN KINGSLEY NEI FILM GANDHI DEL 1982

Si adopera per i contadini del Kheda colpiti dalla carestia che non ce fanno a pagare le tasse. Nel 1919, di fronte alle restrizioni imposte dal Rowlatt Act, mette in atto lo sciopero generale di massa dal lavoro dal 6 aprile, che si conclude con il massacro Amritsar (13 aprile) nel Punjab, con la morte di oltre 300 persone e un migliaio di feriti.

L’ingresso nel partito del Congresso

Nel 1919 decide di entrare nel partito del Congresso nazionale indiano e prosegue la sua cooperazione non violenta, emarginando così l’ala radicale. Sostiene l’alleanza con il Movimento Khalifat musulmano perché argini il potere occidentale.

A capo del movimento anticoloniale indiano, diventa presidente del partito del congresso nel 1921 che diventa aperto a tutti, dietro versamento di una quota simbolica.

Punta all’autosufficienza economica del paese, liberandosi dall’obbligo di importare merci dall’Inghilterra che di fatto strangolano le produzioni nazionali, soprattutto quella tessile.

Il boicottaqgio e la non cooperazione hanno effetti immediati, con una partecipazione alle manifestazioni non violente sempre più grande e ormai inarrestabile.

La prigione dopo Chauri Chaura e le divisioni interne

Con il massacro di Chauri Chaura, però, ‘incanto dell’utopia non violenta si spezza e Ghandi alla fine, accetta il carcere. Il partito, senza la sua presenza carismatica, inizia ad annaspare e si divide.

Anche la cooperazione tra indù e musulmani, inizia a cedere, fino alla completa disfatta del Movimento del Califfato.

Dopo un lungo periodo fuori dalla scena politica, nel 1928 Ghandi riprende in mano le redini dell’India nella lotta contro il colonialismo e chiede al viceré Irwing di concedere lo statuto di protettorato al Paese, che gli viene negato.

Nel 1929 il Congresso dichiara la sua indipendenza issando bandiera indiana a Lahore, ma l’autorità del governo inglese continua sferzante, soprattutto con la tassa sul sale, da cui prende le mosse la marcia forse più celebre del mahatma.

Dal 12 marzo al 6 aprile 1930 guida le proteste da Ahmedabad fino a Dandi, sulle coste dell’Oceano Indiano, percorrendo a piedi 380 chilometri. Ma finisce con una dura repressione e Ghandi si ritira dalla politica.

L’indipendenza dell’india e la nascita dello stato del Pakistan

Scoppia la Seconda guerra mondiale e i rapporti con la corona inglese non migliorano, così come all’interno del Congresso, mentre all’interno del paese si acuiscono i conflitti tra musulmani e induisti.

L’Inghilterra ne approfitta per creare una spaccatura e quando, nel 1947, a guerra conclusa, il Paese viene diviso in due parti, per Ghandi è una dura sconfitta.

Il 24 marzo 1947, infatti, il Regno Unito, sotto la spinta coloniale, nomina viceré e governatore generale delle Indie Lord Mountbatten, perché prepari l’indipendenza.

La Lega Musulmana Panindiana è il secondo partito indiano, guidata dal nazionalista islamico Ali Jinnah, che vuole dividere le due comunità religiose. L’India così sarà più debole e il progetto diventa realtà.

Nasce accanto allo stato induista, quello musulmano del Pakistan, senza considerare che i fedeli delle due religioni da sempre vivono mischiati e non si riconoscono in quella separazione artificiosa.

Il paradosso di un’utopia

L’India non violenta entra in guerra, paradossalmente, proprio in concomitanza con il riconoscimento della sua indipendenza.

Anche il mahatma, malgrado gli sforzi per la riappacificazione delle due comunità, alla fine sarà freddato dai colpi di pistola di un fanatico hindu, il 30 gennaio 1948 a Nuova Delhi.

Anna Cavallo