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PMA, Mammì del M5S e la proposta per contrastare il calo delle nascite

Il percorso che le coppie con problemi di fertilità devono percorrere per accedere alla procreazione medicalmente assistita (PMA) non è ancora così semplice in Italia. Per questo motivo, la deputata Mammì ha proposto degli emendamenti per aiutare le coppie che spesso si trovano abbandonate a se stesse in questa delicata situazione.

Nonostante siano stati introdotti i nuovi LEA nel 2017, cioè i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto a fornire ai cittadini ancora in molte regioni, il costo di questi percorsi terapeutici di riproduzione medicalmente assistita sono ancora a pieno carico dei pazienti. In altre regioni invece le cure sono a carico della sanità pubblica.

Questa situazione ha portato la deputata del Movimento Cinque Stelle Stefania Mammì a presentare alla Legge di Bilancio alcuni emendamenti. La formazione specialistica delle figure professionali interessate nelle tecniche di PMA, cioè i biologi e il finanziamento del Fondo per le tecniche di procreazione medicalmente assistita che prevede un incremento di 10 milioni di euro nei prossimi tre anni 2021, 2022, e 2023.

Contrastare il calo del tasso di natalità

«L’obiettivo è quello di contrastare il calo del tasso di natalità verificatosi in Italia negli ultimi anni prevedendo una serie di misure volte a facilitare l’accessibilità alle coppie con problemi di fertilità o sterilità». Ha spiegato così a Sanità Informazione la giovane deputata Mammì.

L’idea di fondo è quella di modificare per rendere più aggiornata la legge 40 del 2004, che secondo Mammì vorrebbe dire evitare che le coppie ricorrano ai servizi offerti all’estero. La deputata aggiunge che lo scopo è sicuramente quello di contrastare il calo del tasso di natalità. Un fenomeno che in Italia sta crescendo negli ultimi anni.

Non solo è necessario facilitare l’accesso a tutte le fasi della PMA per tutte le coppie con problemi di sterilità o infertilità, ma è anche necessario garantire professionalità. Esperienza da parte di quelle che sono le figure fondamentali nell’attività di laboratorio, cioè i biologi.

La situazione, durante la pandemia è peggiorata. Infatti l’accesso a tutte le fasi della PMA è molto difficile in quelle regioni che hanno un fondo limitato. La proposta di Mammì vuole aiutare tutte quelle coppie con un reddito basso ad accedere alle tecniche della fecondazione assistita.

La procreazione medicalmente assistita nelle regioni

La PMA non è garantita in tutte le regioni, nonostante nel 2017 siano stati definiti i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Dopo quattro anni non è ancora stato pubblicato un Decreto del Ministero della Salute che definisca i costi specifici dei trattamenti di questo settore. Questo ha portato ogni regione a muoversi singolarmente stabilendo dei ticket nelle strutture pubbliche e in quelle private convenzionate molto diversi da regione a regione.

Secondo Mammì questa mancanza ha determinato una rilevante disparità di accesso alle prestazioni per i cittadini. E’ necessario inoltre: «Apportare delle modifiche alla Legge 40/2004 per renderla più aderente alla coscienza sociale e all’evoluzione della medicina stessa. Ma direi soprattutto più chiara e senza quelle opacità che favoriscono solo comportamenti non legittimi. O il ricorso alle prestazioni all’estero, in Paesi che non garantiscono la qualità e la sicurezza dei trattamenti».

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