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Ottobre 22, 2024, martedì

I Maneskin vincono Sanremo 2021, perchè il futuro è rock

Dai divani i tradizionalisti facevano i conti con le canzoni più classiche, perché Sanremo rispecchiasse il canone della classica sonata italiana. Qualcuno si dimenticava, però, che non solo Sanremo è il festival della canzone italiana, ma lo è della canzone italiana nel 2021. E, infatti, finalmente oggi ha vinto il rock. I Maneskin vincono Sanremo 2021.

Avevamo bisogno di Sanremo per distrarci dalla litania della pandemia, eppure siamo finiti per intristirci ancora di più con i siparietti che ce lo hanno ricordata in ogni parafrasi. Eppure, al di là della cantilena, Sanremo aveva (più degli altri anni) un ruolo simbolico. Che a dilettarci ci riesce non sempre bene è una polemica fine a se stessa, ma che possa mostrarci la panoramica della scena musicale-culturale dell’Italia nel 2021 non è cosa da poco. 

In un anno in cui la musica live e i conteggi dei biglietti da stadio sono numeri scarsi, sondare la musica che domina la scena italiana è affare solo di Spotify. E invece Sanremo 2021 ha potuto allontanare le cuffiette e indagare a luce accesa, in maniera più autentica o meno, la musica che ci rappresenta. Sanremo non ha avuto solo il potere di contribuire al sostegno dei lavoratori dello spettacolo, o di intrattenerci con la difficoltà di chi si è dimenticato anche come far ridere (e questo ci ha fatto indubbiamente fatto ridere). Ma, più empiricamente, Sanremo 2021 ci ha fatto capire come stanno le cose. 

E le cose, finalmente, stanno così: abbiamo bisogno di rock. Per dieci secondi ci davamo tutti spacciati nel duello tra il pop (social) e il rock. E invece per una volta la musica ha rappresentato un bisogno comune, e ha il ritmo del rock. Qualcuno direbbe che ha vinto il migliore, che ha vinto il più forte, il più seguito, il più anticonformista. Eppure, dietro la vittoria dei Maneskin c’è un nostro implicito grido. Abbiamo voluto che vincessero i Maneskin perché ci sentiamo tutti “fuori di testa”, e perché il pop non ci basta più. Nella grinta dei Maneskin non c’è solo il fuoco di ventenni affamati, ma l’empatia che noi stessi proviamo verso un ritmo che spinge più forte. Avevamo bisogno di musica, ora abbiamo energia. 

A Sanremo 2021 vincono i Maneskin, contro i tradizionali stereotipi musicali

Stacchetti a parte, vallette e gaffe, fiori a donne o fiori a uomini: “chi se ne frega”, a un certo punto direbbe Achille Lauro. Si guarda Sanremo – o così dovrebbe essere – per un motivo solo: capire che musica domina nel nostro paese. Ed è un ragionamento che spesso cozza con i più tradizionalisti che da Sanremo si aspettano sempre e solo le classiche canzoni armoniose con il ritornello romantico. È la sensazione impolverata di aspettare che dal palco esca ancora Zarrillo con una rosa blu. E Zarrillo, come tutta la classe dei compagni cantautori, ha fatto sicuramente la storia della musica italiana. Ma della musica italiana degli anni Novanta. Aspettarsi che la canzone di Sanremo sia ancora il testo struggente delle cinque strofe sul giro di Sol significa non avere l’idea del contesto che viviamo. 

Che poi prima di dormire tutti ascoltiamo ancora Battisti e Dalla: che nessuno lo tocchi. Ma che Sanremo 2021 sia il Festival della canzone italiana del 2021 significa solo una cosa: che debba vincere la canzone italiana che più rappresenti la scena musicale attuale del nostro paese. Si saranno forse tutti distratti e scandalizzati dagli abiti strepitosamente ribelli dei Maneskin, ma che “Zitti e buoni” sia la prova rock di quello che si muove sotto le note italiane oggi è una bella speranza. Per tutti. E zitti e buoni. 

La vittoria dei Maneskin a Sanremo 2021 ci ha sgamati tutti. Perché se la musica è ben fatta, far vincere uno stile sull’altro non è soltanto una questione di gusto. E qui antropologi, musicologi e psicologi in supporto. Oggi abbiamo fatto vincere il rock. E nel rock un bisogno implicito di superamento dei limiti. La vittoria dei Maneskin a Sanremo è la rivoluzione di un pensiero pop contemporaneo che finalmente si manifesta. 

Nei Maneskin c’è tutta la visione senza confini dell’espressività che noi in altri ambiti cerchiamo di sostenere. Nel rock c’è il presente, disperato e spacciato, che si intreccia al futuro, grintoso ed eccessivo. 

La vittoria dei Maneskin a Sanremo 2021 è la destrutturazione persino delle nostre ispirazioni, ma la controprova di come il futuro si svela già a noi. Sono immagini nuove, che scandalizzano e sconvolgono, che spaventano ed eccitano. È una sovversione che non è fine a se stessa, ma che rappresenta interamente tutte le avanguardie e le libertà che si normalizzano. Ha più sconvolto che abbiano vinto i Maneskin perché non portavano la classica canzone italiana o perché non incarnano l’ideale del cantautore sanremese? Qualsiasi sia lo scandalo, hanno vinto loro. E l’avete deciso proprio voi. Perché, implicitamente, siete anche e già parte della stessa rivoluzione della modernità che tanto vi spaventa. 

Negli anni ’60 e ’70 il rock era un simbolo per infrangere vecchi dogmi, oggi la vittoria dei Maneskin ci ha avvisato di un sentore che l’anno della pandemia ci sussurra già da un po’. Se dalle crisi nascono le più grandi rivoluzioni, se nel silenzio di questi lunghi mesi abbiamo bisogno di rumore: che sia almeno un suono rock. Fosse almeno un modo, uno solo, per tenerci ancora svegli.

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