C’era una volta in Italia: Manu Ginobili

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Di Redazione Metropolitan

23 anni di carriera, l’unico giocatore insieme a Bill Bradley ad aver vinto Eurolega, Nba e una medaglia olimpica, oggi vi parliamo di Manu Ginobili. Dagli inizi in Italia e il rapporto con Ettore Messina, fino alla dinasty dei San Antonio Spurs. Più di un semplice campione, un esempio per tutti, un punto di riferimento per chi vive il basket come filosofia di vita. Conosciamo tutti la sua storia in Nba, ma forse non tutti sanno che l’ascesa di questo fenomeno inizia nella Serie A2 del nostro campionato.

Manu Ginobili, un predestinato

La carriera di Emmanuèl Ginobili inizia nella squadra della sua città natale, Bahia Blanca. Situata nella parte meridionale della Pampa Argentina, è stata il nido di tantissimi personaggi del mondo dello sport, come Lautaro Martinez, Rodrigo Palacio e Bruno Cerella, per fare qualche nome.
In realtà, prima di arrivare all’Estudiantes de Bahia Blanca, Manu aveva iniziato a giocare per l’Andino Sport Club, a circa 1300 km da casa. Dopo un anno, Manu voleva solo giocare per i colori della sua città e ci riuscì, nonostante Oscar Sanchez, allenatore dell’Andino, minacciò di intraprendere un’azione legale pur di trattenerlo. Il destino volle che Ginobili ebbe l’occasione di vendicarsi con l’ex coach, quando quest’ultimo sedeva sulla panchina del Deportivo Roca. Le indicazioni di Sanchez ai suoi ragazzi erano state chiare “Lasciategli spazio sulla mano destra, è mancino, se lo fate andare a destra va in difficoltà“. Manu capì subito le intenzioni e, dopo pochissimi istanti, attaccò lo spazio a destra, schiacciando in maniera devastante e si rivolse subito a Sanchez: “Continua a darmi spazio sulla mano destra“.
Manu era di una superiorità allucinante in quella competizione. L’unico ostacolo che non riuscì mai a superare fu l’Atenas de Cordoba, corazzata del campionato argentino che provò ad acquistare il cartellino della futura stella Nba, senza successo. Manu guardava già oltre e l’Europa non vedeva l’ora di accoglierlo.

Manu Ginobili, Reggio Calabria nel cuore

Il 27 agosto 2018, Manu Ginobili annunciò il ritiro dal basket giocato. Una dedica strappalacrime, postata lo stesso giorno su Instagram dal 4 volte campione Nba, aveva ribadito ancora una volta l’amore dell’argentino per questa città.

appena 20 anni fa un ragazzo alto e magro, di naso prominente, andò via da Bahía Blanca con i suoi genitori, diretto a Reggio Calabria. Dicono che il Pibito era pieno di illusioni e molto entusiasta di iniziare la sua carriera europea”.

Manu Ginobili
Manu Ginobili con la maglia di Reggio Calabria
(photo credits: Strettoweb)

Scrivere la storia fa parte del suo DNA

Tutto iniziò quando Gaetano Gebbia, all’epoca coach di Reggio, ricevette un consiglio da due altri argentini che fecero lo stesso percorso: Hugo Sconochini e Jorge Rifatti.
Il primo, oggi maestro di padel tra l’altro, era stato compagno di stanza di Manu al mondiale in Grecia, l’estate prima dell’arrivo in Italia. Hugo fu fondamentale nella crescita dell’allora 21enne Manu, che raccolse la pesantissima eredità che il suo roomate gli aveva lasciato a Reggio.
Ginobili si presenta discretamente. 32 punti contro la Bini Viaggi Livorno nella gara di ritorno di Coppa Italia. Quell’anno arriverà anche la promozione in A1, con Manu che gioca dei playoff incredibili, chiudendo la serie finale contro Biella con 29 punti.
L’estate successiva è quella del Draft. I San Antonio Spurs scelgono alla numero 57 “Immanuiel Ginobili (così l’aveva pronunciato Rass Grenick, vice commissioner).
Manu rimane ancora in Italia, a Reggio, dove scrive altre pagine indelebili di storia.
Infatti, conduce la squadra fino alle semifinali playoff di A1. I neroarancio si qualificano anche alla fase finale di Coppa Italia, dove vengono eliminati proprio da quella Bologna.
Questa manifestazione rimarrà comunque nella storia di Manu Ginobili. Il prodotto di Bahia Blanca rompe un tabellone con una schiacciata, costringendo ad una riparazione in tempi strettissimi il tabellone del Pentimele.
La storia tra Ginobili e Bologna è appena iniziata. La Kinder e la Viola si rincontrano nella semifinale playoff, dando vita ad una semifinale bellissima conclusa a gara 5, coi neo promossi vicinissimi all’impresa, ma sconfitti da un Danilovic troppo forte.

Bologna e il tetto d’Europa

L’anno magico della Viola, non fu altrettanto magico per la Virtus, anzi. Arrivati in finale dopo aver battuto Manu e compagni, vedono sfuggire lo scudetto proprio per mano della Fortitudo, eterna rivale. Allora, sempre grazie alla mediazione di Hugo Sconochini che all’epoca giocava per la Kinder, Manu Ginobili lascia Reggio e si dirige in Emilia Romagna.
Era tutto apparecchiato per una stagione memorabile, ma tutto sembra poter cambiare. Arriva la notizia shock. Sasha Danilovic a soli 30 anni annuncia il suo ritiro. Niente dynamic duo con Manu, che però non impiegherà troppo tempo a riempire quel vuoto nei cuori dei tifosi virtussini. L’allenatore di quella magica squadra è Ettore Messina, per il quale recentemente Manu ha speso bellissime parole:

“Quando sono arrivato alla Virtus non ero un giocatore completo. Sapevo schiacciare, tirare, ero molto atletico, ma Ettore mi ha insegnato tutto. Dalla mentalità difensiva al mettersi a disposizione della squadra. Mi ha fatto diventare un giocatore vero”

Infatti, proprio nel primo anno di Ginobili in bianconero, Bologna trionfa in Eurolega, in campionato e in Coppa Italia. E’ l’annata del Grande Slam e Manu è il primo violino e miglior realizzatore di una delle squadri più forti di sempre.
Dopo 24 mesi di permanenza a Bologna, è già il momento per una sfida più difficile, quella dall’altra parte dell’oceano. Ad aspettarlo i San Antonio Spurs. E il resto? Beh, il resto è storia…

Manu Ginobili
Manu Ginobili impegnato contro Eddie Gill della Fortitudo
(photo credits: BasketCity.net)

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