Nella visione integrale delle tre stagioni che compongono la serie Rai salta subito agli occhi la destrutturazione del codice comunicativo a cui siamo abituati. Cristiana Farina, ideatrice e sceneggiatrice di Mare Fuori, entra senza remore nelle vite private dei ragazzi dell’Istituto Penale Minorile di Napoli. Il mare – appunto – fa da padrone nel luogo in cui questi adolescenti dal difficile vissuto si ritrovano a scontare la propria pena. Il mare è un elemento talmente tanto presente nelle scene che lascia pensare sia uno di quei fili conduttori che lega insieme tutti i protagonisti. Il mare è libero e dà speranza; in mezzo a tutta quella distruzione è anche l’unica cosa che riempie i cuori di vita, oltre che di morte.
I protagonisti, divisi in maschi e femmine, all’interno del penitenziario affrontano la loro crescita (gli ultimi anni prima della maturità), affrontando dinamiche criminali talmente tanto difficili da immaginare da sembrare irrealistiche. Dispiace sempre anche solo accostare la bellezza e la magnificenza di Napoli a termini come criminalità organizzata e camorra, perché Napoli non sarà mai definita da dinamiche di potere tossiche come queste. Eppure alcuni dei ragazzi e delle ragazze di Mare Fuori si trovano a fare i conti con quella realtà, colpevoli di essere nati nel quartiere sbagliato e predestinati alla sopravvivenza.
Mare Fuori, la data di scadenza
Ciò che colpisce di più della serie è sicuramente la tenacia con cui gli operatori del carcere cercano di ricucire i fili spezzati dell’esistenza di questi adolescenti. “Ognuno di voi” dice Massimo Esposito (Carmine Recano) “ha una data di scadenza scritta in fronte” quando sceglie quella vita. Il penitenziario minorile sembra essere una scuola di criminali, là dove il sistema italiano fa fatica a seguire un sentiero già battuto dalla criminalità organizzata, che sembrerebbe avere gambe molto più lunghe. Ogni morto, ogni rissa, ogni tentativo di omicidio è una sconfitta per Paola Vinci (Carolina Crescentini), Massimo, Beppe Romano (Vincenzo Ferrera) e Liz (Anna Ammirati). Gli adulti che gestiscono l’istituto sono talmente coinvolti nei destini di questi ragazzi, talmente impegnati nella lotta contro il tempo per posticipare (o annullare) quella data di scadenza, da disintegrare completamente i confini tra lavoro e vita privata.
La camorra occupa un posto centrale all’interno delle dinamiche di Mare Fuori ma, allo stesso tempo, gli sceneggiatori sono abili nel ramificare ulteriori narrazioni della backstory dei suoi personaggi. Nella serie si sviluppano – anche molto velocemente – un reticolo intricatissimo di dinamiche tra alleanze e tradimenti, amore e violenza. La storia è abilmente romanticizzata in modo tale da non farci dimenticare che si tratta di un teen drama tutto italiano che fa leva su una durissima realtà del nostro paese, di cui si parla ancora poco. Per questa ragione gli atteggiamenti di chi si fa forte dietro all’arroganza e al timore che incute risultano, in fin dei conti, un’eredità maledetta, una logica attraverso cui percepire il mondo, sana al fine della propria sopravvivenza.
Mare Fuori, presto la seconda parte della terza stagione
La seconda parte della terza stagione è in uscita lunedì 13 febbraio 2023, ma ancora prima della messa in onda è stato annunciato il rinnovo della serie per una quarta e una quinta stagione. Tra i suoi protagonisti spicca il nome di Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo) che, a mio avviso, ha la storyline più interessante. Carmine attraversa un vero e proprio viaggio nel mondo e in se stesso, rimanendo sempre fedele -nonostante paura e rabbia- ai valori in cui crede e che gli permetterebbero di vivere una vita dignitosa. Il mare fuori di Carmine è la figlia Futura che dà speranza in un mondo ricostruibile dalla polvere delle macerie del luogo in cui è cresciuto. A fargli da controparte nella prima stagione si sviluppa la storia di Ciro Ricci (Giacomo Giorgio) del quale, a partire dalla seconda stagione, Edoardo Conte (Matteo Paolillo) ne eredita il potere.
Dall’esterno sembrano ragazzini arroganti che giocano a fare gli adulti, tuttavia il microcosmo dell’istituto ha regole proprie ed è a partire dalle parole che i ragazzi e le ragazze non sanno pronunciare, di cui non conoscono i significati, che costruiscono quella prestorica ricerca dell’umano abbraccio. In Mare Fuori si toccano in continuazione come in una danza tribale che sancisce tacite regole di appartenenza; ma è nei momenti più difficili che tutti loro, a prescindere dalle fazioni, riscoprono quel linguaggio universale che pretende amore.
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Benedetta Vicanolo