Nota a livello internazionale per essere stata la prima donna nella storia ad essere insignita di ben due premi Nobel e ad insegnare alla Sorbona di Parigi, Marie Curie (Varsavia 1867 – Sancellemoz 1934) è anche emblema di una scienza libera e disinteressata al servizio dell’umanità.
Marie Curie, una donna libera e devota alla scienza
La storia di Marie Salomea Sklodowska è la storia di una donna fuori dall’ordinario, che ha dovuto lottare tenacemente per imporsi in una società e in un ambiente professionale dominati dagli uomini. Nata in Polonia, Paese che all’epoca negava alle donne l’accesso all’Università, una volta diplomata Marie decide di lavorare come istitutrice per finanziare gli studi all’estero della sorella maggiore Bronia. Sarà proprio Bronia, laureatasi in Medicina grazie ai sacrifici di Marie, ad ospitare quest’ultima a Parigi, consentendole di iscriversi alla facoltà di Scienze della Sorbona.
Marie e Pierre Curie: una coppia che ha mutato il volto della Storia
A Parigi, all’epoca centro del mondo culturale e scientifico, la strada della giovane Marie si incrocia con quella di Pierre Curie, brillante scienziato che diverrà suo marito nel 1895. Con lui condividerà tutto: il lavoro, il laboratorio e gli studi sulla radioattività, che varranno ad entrambi – insieme allo scienziato H. Becquerel – il premio Nobel per la Fisica nel 1903. Mentre Becquerel si era concentrato sulle proprietà radioattive dell’uranio, la coppia aveva scoperto gli elementi del radio e del polonio, così chiamato in onore della terra natia di Marie. Spinti da quello che avvertono essere un dovere morale, i due coniugi decidono di non trarre alcun profitto dalle loro scoperte:
L’umanità ha bisogno di persone d’azione, ma ha anche bisogno di sognatori per i quali perseguire disinteressatamente un fine è altrettanto imperioso quanto è per loro impossibile pensare al proprio profitto.
Il secondo Nobel e l’impegno al fronte
All’epoca i pericoli legati all’esposizione alle radiazioni non erano ancora noti. I due scienziati trattavano gli elementi radioattivi senza guanti, ne tenevano provette in tasca, e la notte si recavano in laboratorio per guardarli luccicare di colori nuovi:
Uno spettacolo incantevole e sempre nuovo. I tubi luminosi brillavano di luci di fate, di fantasmi.
Ben presto Pierre si ammala, diventando ogni giorno più debole, fino a quando, in una giornata di primavera del 1906, muore investito da una carrozza. Ma Marie, donna infaticabile, indipendente e determinata, nonostante l’immenso dolore non abbandona i suoi studi. Le viene affidato il corso di Fisica appartenuto al marito, evento che la porterà ad essere la prima donna ad insegnare alla Sorbona. Nel 1911, dopo essere riuscita ad isolare il radio sotto forma di metallo, viene insignita del secondo premio Nobel, questa volta per la Chimica. Sarà in prima linea anche durante la Prima guerra mondiale, raggiungendo il fronte in veste di radiologa, in un momento storico in cui la radiologia ancora non esisteva.
Un destino beffardo
Il destino si prende gioco di lei e il suo lavoro le si ritorce contro: muore nel 1934, dopo aver contratto un’anemia aplastica probabilmente causata dall’esposizione alle radiazioni. Anche la primogenita Irène – seconda donna nella storia a ricevere il Nobel per la Chimica – e suo marito J. F. Joliot condivideranno la stessa fine di Marie. Ancora oggi tutto ciò che le è appartenuto – oggetti personali, appunti, libri di cucina – è conservato in scatole piombate per l’elevata radioattività. Chiunque volesse consultarli è tenuto ad indossare una tuta protettiva e a firmare una liberatoria.
La difficile eredità di Marie Curie
Fino al 1978 la casa di Marie è stata sede dell’Istituto di Fisica Nucleare della facoltà di Scienze di Parigi e della Fondazione Curie. Negli anni molti residenti del quartiere si sono ammalati di cancro. Dopo accese polemiche e attenti studi, nel 1991 si è deciso di procedere alla decontaminazione degli spazi. Persino le sue spoglie sono state avvolte in una camicia di piombo, ed oggi riposano al Pantheon di Parigi, accanto a quelle dell’amato marito.
Silvia Staccone
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