È ancora oggi icona di sensualità e femminilità, adorata dagli uomini e ammirata dalle donne. Stiamo parlando di Marilyn Monroe. Attrice, modella, cantante, Andy Warhol l’ha clonata ed immortalata nella sua coloratissima pop-art facendola entrare anche nella storia dell’arte. I suoi costumi hanno fatto la storia della moda e sul suo fascino e la sua bellezza sono stati scritti migliaia di libri.
Marilyn Monroe viene ricordata solo per il suo aspetto e confusa con la caratterizzazione dei suoi personaggi. Bloccata nel tempo nello stereotipo di ragazza avvenente, bionda e non intelligente custodiva nel suo corpo sfruttato dall’industria cinematografica un cuore sensibile e spezzato ed un cervello avanguardista.
Marilyn aka Norma J.
Norma J. nacque a Los Angeles nel 1926 da padre sconosciuto e una madre alcolizzata, dipendente da psicofarmaci e schizofrenica. Da piccola visse con la nonna materna, poi entrò nel sistema e venne data in affidamento a diverse famiglie. Nella sua autobiografia, La mia storia, Marilyn parla di come in queste famiglie affidatarie lei abbia dovuto subire più volte violenze sessuali ed essere rimandata poi in orfanotrofio con l’accusa di commettere furti. Negli anni di liceo visse con un’amica della madre e conobbe e si innamorò di un vicino. Su richiesta dell’amica della madre, che non voleva farla tornare in orfanotrofio, una Norma sedicenne acconsentì a sposare il ragazzo. In seguito al matrimonio abbandonò gli studi per dedicarsi alla vita coniugale.
Quando il marito partì per arruolarsi nella marina mercantile, Norma iniziò a lavorare come operaia. Qui conobbe un fotografo che le consigliò di intraprendere la carriera da modella. Divorziò dal marito ed ebbe inizio la sua scalata verso il successo. I servizi fotografici per i quali posò le servirono per arrivare all’attenzione della direttrice di una delle più importanti agenzie pubblicitarie di Hollywood. Le vennero schiariti i capelli dal suo naturale castano cenere al biondo con la quale la ricordiamo e le fu insegnato a sorridere e parlare in modo avvenente. Nel 1946 ottenne il primo contratto con la 20th Century Fox, dove le venne consigliato di cambiare nome. Lei optò per prendere il cognome della madre, Monroe, e le fu consigliato il nome Marilyn, in tributo all’attrice degli anni venti Marilyn Miller e per l’assonanza sensuale della doppia “m”.
Dumb Blonde e Sex-Symbol
Dal contratto con la 20th Century Fox al successo Marilyn dovette aspettare qualche anno. In questo periodo di tempo investì su corsi di recitazione, dizione e canto. Grazie ad un talent scout innamorato di lei ottenne e superò il provino per il film Giungla d’asfalto e poi Eva contro Eva. Successivamente ai film Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde e Come sposare un milionario, Marylin rimase intrappolata nel ruolo che più spesso le veniva affidato: la sexy dumb blonde, una donna fragile che punta tutto sul proprio aspetto invece che sull’intelligenza. E così iniziò ad essere vista anche nella vita reale. Nella speranza di trovare rifugio nell’amore ebbe relazioni con uomini che invece la vedevano esclusivamente come una conquista sessuale della quale vantarsi.
Sul set di Quando la moglie è in vacanza il suo sogno di gloria si rivelò essere un incubo. Sposata con il campione di baseball italoamericano Joe Di Maggio, venne da lui picchiata violentemente in seguito alla ripresa della famosa scena del vestito bianco sollevato dall’aria della grata, girata davanti a un pubblico numeroso. Divorziata da Di Maggio, sposò poi Arthur Miller, per il quale non si sentì mai abbastanza intelligente, ed in seguito ebbe relazioni con i fratelli John e Robert Kennedy.
La Stella di Hollywood
Il 5 agosto 1962 Marilyn Monroe venne ritrovata morta, nuda e con la cornetta del telefono in mano, nella camera da letto della sua casa a Los Angeles. Morì a trentasei anni per overdose, da sola, con il corpo esposto così come era stata costretta a fare per tante volte pur di raggiungere il successo del quale aveva bisogno per sanare le sue ferite d’affetto. Si parlò tanto di lei, della sua morte prematura e scioccante, dei suoi amori travagliati, della sua pazzia. Del suo corpo. Per decenni il suo nome rimase a galleggiare su quella superficialità maschilista per cui era sempre stata ridotta puramente a carne. La sua salute mentale, argomento di gossip, era in bilico tra la sua vera io, la Norma J. ragazza acqua e sapone, intelligente seppur fragile, e la bionda e provocante Marilyn Monroe che era stata costretta a diventare dentro e fuori lo schermo.
La vera Marilyn
Ma Norma di pensieri ne aveva. Si iscrisse all’università per studiare arte rinascimentale e letteratura, riuscì da sola a superare dislessia e balbuzie, fu amica di Michael Chekhov che credeva genuinamente nelle sue capacità. Furono ritrovati tra i suoi averi più di quattrocento libri tra opere di Camus, Kerouac, Mann, Hemingway, Fitzgerald, Dostoevskij, Platone, Aristotele, e una raccolta di poesie scritta da lei, Fragments. Si fece portavoce dell’ingiusto trattamento economico per le star femminili hollywoodiane, di molto ridotto rispetto a quello dei colleghi uomini, contraddetto dai riflettori costantemente puntati su di loro, sui loro corpi e sulle loro vite private e sentimentali.
La colta, indipendente femminista dai pensieri profondi resterà sempre intrappolata in quel vestito rosa di Diamonds are a girl’s best friend. Marilyn può insegnare alla cultura maschilista che ancora aleggia nel mondo che la donna non è solo curve, ma soprattutto cuore e cervello, e che la libertà di mostrare il proprio corpo non deve prevalere sulla libertà di parola, pensiero e semplicemente di poter essere se stesse.
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