Mario Draghi dice addio, e ora?

Foto dell'autore

Di Antonio Farris

La crisi di governo e lo scioglimento delle camere ha alimentato l’incertezza dei mercati finanziari. Ma per chi non si occupa di alta finanza, cosa succederà ora che l’ormai ex premier Mario Draghi ha abbandonato la nave? Chi guiderà il paese in un momento tanto delicato e che ne sarà dell’Italia?

Mario Draghi dice addio ma per l’Europa non è una buona notizia

La data per le elezioni è stata fissata per la fine di questo settembre. Pareri contrastanti affiorano in superficie. C’è chi sostiene che le elezioni non avverranno a causa di una nuova ondata pandemica e delle relative restrizioni che verranno riproposte per contrastare la diffusione del virus. C’è chi sostiene che la scarsa affluenza delle precedenti tornate elettorali sia stata l’avvisaglia di un risultato che porterà all’insediamento di un nuovo governo tecnico.

Merita una riflessione il fatto che Mario Draghi era molto apprezzato dalla politica europea. La sua dipartita come presidente del consiglio fa crollare ulteriormente la scarsa fiducia che l’Europa riponeva nell’Italia e l’andamento al rialzo dello spread e la volatilità dei mercati sono soltanto l’inizio. Il tanto sperato effetto “collante” che Mario Draghi avrebbe dovuto avere sulle fazioni parlamentari non si è concretizzato. Qualcuno forse già meditava da tempo di portare a una crisi di governo.

La battaglia dei partiti

I partiti sono a caccia di alleanze. Nessuno a sinistra o destra intende lasciare che un nuovo governo “misto” possa governare. C’è anche la possibilità che il partito di Giorgia Meloni si distacchi dal centrodestra e decida di correre da solo. In ogni caso, fare delle ipotesi su chi guiderà il paese prossimamente appare difficile. Il popolo italiano è profondamente sfiduciato nei confronti della politica e la precedente schiera di ministri si è rivelata non particolarmente “simpatica” agli italiani.

A La Spezia, il ministro Speranza, in primo piano da quando è stata dichiarata la pandemia e firmatario di numerosi decreti e ordinanze, ha ricevuto una pesante dose di fischi e insulti. Storici rappresentanti di altri partiti, come Mara Carfagna, hanno gettato la spugna. Cosa significa? Un profondo cambiamento ‒ o forse è ciò che si spera ‒ sta avvenendo all’interno della classe politica italiana. Appare quasi impensabile che venga formato un nuovo governo e si vada alle elezioni con gli stessi gruppi parlamentari che hanno guidato il paese in tempo di pandemia.

Certamente si vedranno anche volti nuovi e probabilmente qualche nuovo partito che accoglierà il favore di chi ha bisogno di “aria fresca” raccogliendo più voti di quanto si pensi. È ciò che temono i partiti attualmente in corsa per le elezioni, consci del fatto che il loro indice di gradimento è crollato.

Dopo Mario Draghi al via la lotteria dei premier

Ora che Mario Draghi dice addio, con questo grado di incertezza, si apre la strada a dei possibili scenari. Dopo le elezioni, potrebbe venir riproposto e reinsediato Mario Draghi a capo di una nuova squadra di ministri. La difficoltà è avere il supporto di una maggioranza che non “ricatti” in continuazione il governo a colpi di voti di fiducia con la minaccia di farlo crollare in qualunque momento.

Certamente sarebbe ulteriormente deleterio non avere una squadra coesa che garantisca una continuità nell’amministrazione di un paese in profonda crisi economica e sociale. Potrebbe prendere il posto di Draghi, Giuliano Amato. L’attuale presidente della Corte Costituzionale nei sondaggi appare molto apprezzato da alcune fazioni di sinistra, destra e centro.

Da non sottovalutare è Vittorio Colao. Ministro per l’innovazione tecnologica e transizione digitale del governo Draghi. Altro volto noto e che ha riscosso particolare consenso tra deputati senatori e colleghi ministri. Un altro nome che è entrato nel totopremier, è quello del ministro dell’economia Daniele Franco.

Il risveglio della democrazia?

La politica non è fatta soltanto di ministri e premier. I partiti politici e le relative alleanze non sono disposti a trattare attualmente e non sarà ‒ per lo meno per il momento ‒ un’ipotesi valutabile quella di un ennesimo governo misto messo in piedi per il bene del paese. Su una cosa forse gli attuali partiti sono d’accordo: i 5 Stelle non stanno simpatici né a destra né a sinistra.

La recente scissione e l’abbandono da parte di Luigi di Maio, dimostrano forse che la “festa” è finita. È probabile che il partito che ha messo in campo l’idea del “partito del cambiamento” e del “governo dei migliori”, non riesca più in futuro ad avere un peso sufficiente a far parte della maggioranza.

In ultimo, l’affluenza alle urne decreterà l’effettivo risultato e ad avere l’ultima parola saranno gli italiani. Tutto dipende dal peso che deciderà di avere il popolo, in piazza o alle urne, richiamando il compianto sentimento democratico assopito negli animi di vecchi e nuovi elettori. Ma un quesito non trova attualmente risposta: l’Europa sarà sempre ben disposta nei confronti dell’Italia anche senza Mario Draghi?