Anche l’eroe dei Due Mondi, Giuseppe Garibaldi, chiama la sua cavalla prediletta ‘Marsala’. Questo vino liquoroso, nobile siciliano, perpetuo, ‘da meditazione’, di color giallo o ambra, e che accompagna i dolci, ha la denominazione DOC più antica d’Italia. Il Marsala è il primo vino a ricevere il marchio DOC (il riconoscimento di origine controllata), il 12 Luglio 1969. È proprio il profumo, con le sue sfumature, a dare al Marsala un’essenza difficile da raccontare, se non attraverso il suo sapore.
Marsala DOC, storia di mare e vascelli
Con decreto legge n.930, il Marsala diventa DOC. Questo Nettare di Sicilia, con gradazione alcolica non inferiore ai 17°, con sentori che spaziano dalla liquirizia alla mandorla, di sapore aromatico e vellutato, è prodotto, oltre che a Marsala e nella provincia di Trapani, nelle parti confinanti le province di Palermo e Agrigento. Viene classificato, secondo le caratteristiche e l’invecchiamento, in “fine” (invecchiamento minimo di un anno), “superiore” (più alcolico del precedente e con invecchiamento di 2 anni), “superiore riserva” (invecchiamento di 4 anni), “vergine o soleras” (invecchiamento di 5 anni), “vergine stravecchio o riserva” (invecchiamento di 10 anni).
Nel 1773, questo vino fa innamorare un commerciante inglese John Woodhouse, approdato nel porto di Marsala, che lo assaggia casualmente in una taverna. Allora si chiama il “Perpetuum“, un vino invecchiato in grandi botti, alle quali annualmente viene attinta una certa quantità, sostituita da vino giovane realizzando così una mescolanza perpetua. Stordito dal suo gusto molto simile a quello dei vini spagnoli e portoghesi, ma più economico, Woodhouse, decide di acquistare una cinquantina di barili. Aggiungendo acquavite di vino per elevare il tenore alcolico e preservarne le caratteristiche durante il lungo viaggio in mare. E lo fa scoprire ai suoi connazionali. “Una bottiglia di vino richiede di essere condivisa; non ho mai incontrato un amante del vino che fosse avaro”, dice, a proposito, una citazione di Clifton Fadiman.
Il magnate del Marsala
Inizia così, la produzione su larga scala di Marsala, utilizzando il metodo spagnolo “soleras”(in uso anche per lo Sherry): le botti posizionate una sopra l’altra, a piramide, con il vino nuovo che viene introdotto solo in quelle in alto. E, via via con l’invecchiamento, viene spostato in quelle sempre più in basso. Quello alla base, composto da annate diverse e con gusto ormai stabile, è quello pronto per il consumo. Nel 1833 l’imprenditore di origine calabrese, Vincenzo Florio, figlio del ricco armatore Paolo, inizia a Marsala la produzione di vino Marsala. In concorrenza con le aziende inglesi, egli può contare sulla flotta di 99 navi di famiglia, fondando così le “Cantine Florio“.
Con i Florio, un vino da poveri, viene trasformato in una prelibatezza degna della tavola di un re. “Tutta Palermo osserva con stupore l’espansione dei Florio, ma l’orgoglio si stempera nell’invidia e nel disprezzo: quegli uomini di successo rimangono ‘stranieri’, ‘facchini’ il cui ‘sangue puzza di sudore’ “, dal libro “I leoni di Sicilia” di Stefania Auci. In vent’anni l’azienda Florio detiene quasi un quarto delle azioni sul mercato: diviene leader nel settore, rilevando anche l’originaria azienda di Woodhouse. Ma nel 1920, la Cinzano acquista le Cantine Florio e diversi stabilimenti, unificando la produzione sotto il marchio Florio.
Marsala all’uovo, il retrogusto della storia
La fama del Marsala scoppia negli anni ’70, con l’introduzione di tipologie aromatizzate “all’uovo” che peggiorano la qualità del prodotto, allontanando i consumatori dal Marsala tradizionale. Il marchio DOC è introdotto per proteggere le tante varietà di vini europei dalle possibili truffe, in modo da salvaguardare i prodotti nazionali dagli imitatori esteri. Per dichiarare un vino di origine controllata, il Ministero dell’Agricoltura si avvale di specifiche commissioni di degustazione, che controllano e testano il prodotto in tutti i suoi aspetti organolettici e di produzione. Solo dopo attente analisi, un prodotto può avvalersi sull’etichetta del marchio DOC. Dove deve essere specificata anche la zona di produzione, di imbottigliamento e di distribuzione.
C’è chi dice che “la vera ricchezza è il vento”. Quello che soffia a Marsala, che agita di folate quel lembo occidentale della Sicilia. Che asciuga l’uva, che porta il sale dal mare e dalle saline fino la vigna, che fa scemare e stempera il caldo africano. Marsala è un vino dalla ricchezza perpetua: è una città, è l’approdo dei garibaldini, nonché fortuna infinita dei Florio.
Federica De Candia
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