Marta Vieira da Silva, la bellissima favola della “Pelé con la gonna”

Foto dell'autore

Di Redazione Metropolitan

Non tutte le bambine amano giocare con le bambole. Alcune, infatti, già fin dall’infanzia, sotto l’albero di Natale preferirebbero trovare un bel pallone di cuoio con cui decapitare le petunie della mamma in giardino, piuttosto che una Bratz da agghindare per l’ora del tè. Tra queste bambine, a suo tempo, c’è stata anche Marta Vieira da Silva, la straordinaria attaccante dell’Orlando Pride, bandiera e capitano del Brasile, oggi emblema indiscusso del calcio femminile mondiale.

Marta Vieira da Silva
Marta Vieira da Silva (fonte: en.as.com)

Chi è Marta?

Marta Vieira da Silva rappresenta a tutti gli effetti un vero modello di passione, tenacia e forza di volontà per tutte le donne. La sua, infatti, non è solo la storia di una carriera calcistica fino ad oggi strepitosa, costellata di una lunga serie di successi e traguardi, ma anche l’emozionante favola di chi ce l’ha fatto sul serio, contro tutte le difficoltà che la vita può riservare.

L’infanzia

Marta nasce il 19 Febbraio del 1986 a Dois Riachos, un paesino di 12.000 anime a 180 km da Maceiò, capitale dello Stato di Alagoas. Quando ha soltanto un anno, il padre, Aldario, decide di scomparire, lasciando la famiglia nella miseria più nera. Cresce così insieme ai suoi tre fratelli, sotto le premurose cure della nonna Elvira, della zia Nilda e della mamma, Dona Tereza, che ogni giorno si ammazza di lavoro, cercando di mantenere al meglio i quattro figli con il solo salario da portinaia (secondo altri fonti da parrucchiera). Non è una situazione facile, i soldi sono pochi e la speranza di poter uscire da quella realtà flebilissima. Ma non è certo questo a fermare l’entusiasmo di una predestinata del suo calibro.

All’età di 7 anni quella ragazzina dalla carnagione olivastra inizia già a dimostrare di saperci fare col pallone, soprattutto quando ubriaca i maschietti del circondario, saltandoli come birilli nel campetto vicino a casa. Zaferina, così viene soprannominata dai suoi compagni di gioco, dal nome di una famosa maratoneta brasiliana, proprio perchè corsa, resistenza e potenza nei polmoni sono le sue miglior qualità. E non solo. Il dribbling sembra infatti essere l’altra letale freccia a disposizione nella sua faretra da futura fuoriclasse, al punto che un pomeriggio i suoi coetanei, stanchi di essere continuamente umiliati a suon di tunnel, la coinvolgono in una rissa di strada. Ma anche a cazzotti è lei ad avere la meglio sui suoi avversari!

Verso il tetto del mondo!

A 14 anni, dopo aver militato in qualche squadretta locale, il fratello Josè deicide di portarla a Rio de Janeiro, un viaggio di oltre 2000 km, per farle fare un provino con il Vasco da Gama femminile. E qui il suo talento viene finalmente individuato dalle persone giuste, che di fatto la lanciano nel calcio professionistico. Marta riesce infatti ad ottenere un contratto con la compagine brasiliana, dopo aver letteralmente impressionato l’allenatrice Helena Pacheco con la sua classe straripante. Il resto è la cronaca di una fantastica ascesa, dalla povertà delle baracche di Dois Rachos, alla conquista del mondo intero.

Marta Vieira da Silva
Marta Vieira da Silva (fonte: Mondiali.it)

Leggenda nel calcio, esempio nella vita

Nonostante un palmarès ricchissimo (tra cui sei Palloni d’Oro), che l’hanno resa una vera e propria leggenda vivente, Marta oggi tenta di vincere le sue battaglie più importanti soprattutto fuori dal rettangolo verde. Il messaggio che infatti si impegna ostinatamente a diffondere in ogni occasione è quello che il calcio femminile possa un giorno acquisire la stessa credibilità e la stessa valenza di quello maschile. “Non c’è ancora una grande attenzione verso il calcio femminile, anche in Brasile, o almeno non quanto vorrei. Quando ero bambina sentivo dire agli uomini che questo non è uno sport da donne. Ora qualcosa è cambiato, lo sento dire già molto di meno“.

Marta Vieira da Silva - equal pay
Marta mentre mostra il logo dell’equal pay (fonte: paraiba.com.br)

Proprio questo motivo Marta è probabilmente l’unica giocatrice che ha scelto di rimanere senza uno sponsor, non avendo ricevuto offerte economiche adeguate, come da lei stessa dichiarato in più di un’intervista. Il suo fine, chiaramente, non è legato a vili questioni di denaro o guadagno, ma ad una più nobile crociata che tutt’ora continua a portare avanti affinché venga raggiunta l’uguaglianza salariale fra uomo e donna nello sport. Basti ricordare la sua eloquente esultanza, dopo essere andata a segno contro l’Australia lo scorso Mondiale, in cui mostrò lo scarpino alle telecamere con sopra disegnato il logo rosa e blu proprio dell’equal pay.

Marta, la “Pelè con la gonna”

Non è di certo un caso che la TV svedese SVT abbia voluto girare un documentario in suo onore, intitolato “Marta – la cugina di Pelè”, che ripercorre le sue gesta. Ma c’è anche di più. La giornalista Emma Lindqvist le ha invece dedicato un libro, come segno di riconoscenza per i 111 goal in 103 presenze, realizzati al tempo in cui indossava la maglia della squadra svedese dell’Umeå IK, con cui ha collezionato 4 campionati svedesi, una Coppa di Svezia e una Supercoppa svedese. Un bottino davvero niente male.

Marta Vieira da Silva (fonte: chga.it)

E che cosa potrebbe ancora desiderare una campionessa della sua levatura, eccezionale icona sportiva e simbolo esemplare del calcio femminile mondiale? A questa domanda Marta non ha dubbi: “Il mio più grande sogno? Sicuramente vincere il titolo mondiale con la mia Nazionale”. A quanto pare l’unico posto rimasto vacante in una bacheca comunque piena zeppa di trofei e traguardi meravigliosi. Ma, si sa, nonostante i 34 anni sulle spalle, nulla è impossibile per una atleta del suo calibro, una inarrestabile ed autentica “Pelé con la gonna”.

Tartaglione Marco

LEGGI TUTTI I MIEI ARTICOLI

Seguici su Metropolitan Magazine