Martin Scorsese: con l’Italia negli occhi

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Di Marta Millauro

“Quando si è stati allevati a Little Italy, che cosa diventare, se non gangster o prete? Ora, io non potevo essere né uno né l’altro”. Ironizzava così Martin Scorsese durante un’intervista rilasciata a “Positif“, parlando del suo lavoro da regista. Sintesi perfetta di un passato che ha forgiato il suo genio e continua a rivivere nelle sue pellicole. Le sue origini italiane, la sua infanzia passata nei quartieri popolari e irrequieti della east-side di New York hanno determinato la sua visione cinematografica, rendendolo oggi uno dei registi più apprezzati in tutto il mondo.

Figlio di immigrati di origine siciliana, Martin cresce in una dimensione familiare che poco ha a che vedere con la mentalità americana. I nonni non sanno l’inglese e parlano il dialetto regionale, mentre i genitori, seppur cresciuti con la lingua anglofona, appartengono alla classe lavoratrice che non ha tempo di impartire insegnamenti culturali al figlio. Immerso completamente in una dimensione contadina e profondamente cattolica, inizia a conoscere realmente l’America grazie al cinema. Sono i colorati western a metterlo finalmente in contatto con la terra natia. Lì sul grande schermo conosce la società della quale fa parte, vede per la prima volta animali ai quali non si poteva avvicinare per la sua forte asma.

L’influenza neorealista

Il cinema diventa presto la vera passione di Scorsese e accresce la sua fame di conoscenza. I film neorealisti italiani trasmessi il venerdì in televisione per gli immigrati diventano fonte di ispirazione. In capolavori come “Sciuscià” e “Ladri di biciclette” di De Sica Martin Scorsese ritrova la dimensione del vero, quella tanto antiestetica quanto vicina alla sua quotidianità.

La nuda realtà del dopoguerra italiano si sottrae alla forma dell’entertainment propria, invece, del cinema americano. In questo contesto si instilla in Scorsese l’idea dell’attore che si forma in strada, che si atteggia in relazione al contesto in cui vive. Lo stesso regista non ha mai studiato in una scuola di recitazione, ma è cresciuto come attore osservando i suoi idoli, le persone comuni che popolavano le vie della sua New York.

Kazan e Cassavetes

Anche Elia Kazan costituisce un modello cinematografico per Scorsese. Il regista americano di origini turche racconta un’America mossa dalle differenze culturali e dalle ingiustizie sociali. Kazan parla di un contesto che Scorsese conosce bene, quello dei quartieri popolati dagli immigrati ebrei, italiani e portoricani. Il microcosmo sociale fatto di oppressioni, soprusi da parte dei più ricchi richiama quel realismo di cui Scorsese si era innamorato, rendendolo geograficamente più vicino e palpabile per un cittadino statunitense.

lo stesso Cassavetes diviene per Martin fonte d’ispirazione. Se pur il regista racconti del mondo bohémien del Greenwich Village, di cui Scorsese ignorava completamente l’esistenza, è il suo modo di raccontare la realtà ad appassionarlo. A pochi passi dai quartieri in cui il giovane è cresciuto, c’è un mondo di intellettuali, poeti e artisti. La curiosità per la west-side di New York condurrà Martin a fare un incontro che gli cambierà la vita, quello con Robert De Niro. L’attore, anch’egli di origine italiana, rappresenta ancora oggi per Scorsese un grande punto di riferimento.

Sodalizio italo-americano

De Niro ha lo stesso background culturale del regista e tra di loro l’intesa è geniale. Lo dimostrano in “Mean Streets” nel 1973, film ambientato nella Little Italy in cui mafia e religione vanno a braccetto. La collaborazione continua poi con “Taxi Driver“, capolavoro che fa incetta di nomination agli Oscar del 1977, con “Toro Scatenato“, nel ritratto del pugile italo-americano del Bronx Jake La Motta, fino ad arrivare al più recente “The Irish man“, rilasciato da Netflix nel 2019.

Scorsese ritrova la sua idea di attore anche in Joe Pesci. Italo-americano di origini torinesi si guadagna l’Oscar come miglior attore non protagonista in “Good Fellas” di Scorsese nel 1991. Il regista lo vuole puoi in “Casinò” nel 1995 e nelle due ultime pellicole citate parlando di Robert De Niro. Numerosi sono gli attori con il quale il regista ha deciso di collaborare, così come le pellicole dirette e enunciarli tutte non accrescerebbe di fatto il prestigio del suo lavoro nel mondo del cinema. Certo è che Scorsese ha saputo coniugare la storia cinematografica alla propria urgenza comunicativa, quella di raccontare il mondo di santi e falsi Dei nella New York dei gangstar con i quali è cresciuto.

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