Martina Guzzi è morta lo scorso 28 maggio in un incidente stradale. Una tragedia che si tinge di giallo, perché stando alla relazione preliminare i consulenti della procura di Catanzaro, Martina potrebbe essere la prima vittima italiana degli airbag difettosi. Nello schianto «L’airbag è uscito completamente dalla sua sede» e la giovane universitaria è stata travolta in pochi minuti dal gas ad alte temperature che serve per farlo gonfiare. “a seguito dell’urto, proiettava ad alta energia cinetica un corpo metallico con modalità di urto e lesività assimilabili a ferita d’arma da fuoco“, si legge nel rapporto.
Martina Guzzi studiava Lettere ed era vicina alla laurea. Il 28 maggio è morta in uno scontro frontale mentre guidava una Citroën C3 (del suo ragazzo). Lui aveva ricevuto una lettera di richiamo e aveva scritto alla casa automobilistica pochi giorni prima dell’incidente. Dicendosi disponibile a cambiarlo. «Ma da loro nessuna risposta» dice al Corriere della Sera Andrea Rubini, che con la sua Gesigroup tutela i diritti della famiglia di Martina.
Martina Guzzi e i casi dell’airbag difettoso
Se la relazione venisse confermata, Martina Guzzi sarebbe la prima a morire per gli errori della Takata, la casa costruttrice giapponese fallita nel 2017 che ha rifornito in tutto il mondo le auto di airbag difettati e potenzialmente mortali. Solo negli Stati Uniti ci sono stati 27 morti e 400 feriti. In Italia, secondo fonti non confermate ufficialmente, ci sarebbero invece 15 feriti. Le auto coinvolte potrebbero arrivare a 100 milioni. Tra i marchi Honda, Volkswagen, Audi, Stellantis, Citroën , Skoda, Bmw, Ds, Toyota.
La Nhtsa, ente americano per la sicurezza nei trasporti, parla di 45 milioni di airbag sostituiti in Usa. In moltissimi hanno scelto Takata per i suoi prezzi stracciati e poi hanno dovuto avviare campagne di ritiro. La Citroën per 600 mila delle sue C3 e DS3, prodotte tra il 2009 e il 2019. Tra cui quella del fidanzato di Martina. Lei è morta pochi minuti dopo, investita «dall’airbag che è uscito completamente dalla sua sede» e dal gas ad alte temperature che serve per farlo gonfiare.
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