Mary Ann Shadd Cary, l’emancipazione femminile e le donne di colore

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Di Stefano Delle Cave

Nello spazio di LetteralMente Donna di oggi lo dodechiamo ad una donna eccezionale che ha dato un enorme contributo alla battaglia per diritti civili contro la segregazione razziale e l’abolizionismo. Il suo nome è Mary Ann Shadd Cary e questa è la sua storia

Mary Ann Shadd Cary, una questione di famiglia

LetteralMente Donna è dedicata a Mary Ann Shadd Cary, fonte robertsoncollege.com
Mary Ann Shadd Cary, fonte robertsoncollege.com

“Mulatta, nata libera, commerciante e proprietaria”. Sono le qualità, come riportato nel libro, “ Mary Ann Shadd Cary, The Black Press and protest in the Nineteenth Century” di Jane Rhodes, con cui Mary Ann Shadd Cary nacque nel 1823. La celebre atttvista però aveva ereditato dal padre anche qualcosa di fondamentale come la battaglia per l’abolizionismo e la fine della segregazione razziale. Abraham Shadd infatti era un elemento di spicco del movimento abolizionista e punto di riferimento, insieme alla moglie, della Underground Railway. Si trattava di una rete clandestina di strade ed itinerari segreti percorsi dai neri in fuga dal Sud schiavista.

Il 1849

Anche gli Shadd fecero spostamenti per garantire un’educazione ai propri figli. Poi a Wilimington, dove era nata la giovane Mary Ann, aprì una scuola per bambini neri. Nel 1849 iniziò il suo lavoro da attivista partecipando ad un dibattito pubblico in cui scrisse al leader abolizionista editore del North Star Frederick Douglas una lettera in cui disse: “Dovremmo fare di più e parlare di meno”. In particolare la Shadd Cary si scagliò contro il segregazionismo e l’ignoranza delle comunità nere dando la colpa al clero afroamericano e alla rassegnazione dei leader di colore che insegnavano ad accettare la situazione piuttosto che a migliorarla.

Di contro la Shadd Cary proponeva pratiche di autonomia e self help contro il pregiudizio e la barriera dell’ignoranza. Scrisse infatti a Douglas, come riportato da Jane Rhodes, che : “non pensa signore che dovremmo rivolgere la nostra attenzione all’interesse dell’agricoltura più di quanto si è fatto finora? Suggerisco questo. La stima in cui saremmo tenuti da coloro che sono al potere, sarebbe molto diversa, se fossimo produttori, e non solo, come ora, consumatori, ciò di cui abbiamo bisogno è la conoscenza dell’uomo bianco. Non si insiste sufficientemente sull’ iniziativa individuale e sull’autosufficienza”.

Il Canada, la scuola e il giornale

Nel 1850 il governo degli Stati Uniti emanò il Slave Fugitive Act, un provvedimento più restrittivo del precedente del 1793, in cui venivano offerti premi in denaro agli ufficiali che arrestavano schiavi in fuga dal Sud e comminavo pene e multe a chi li aiutava. A questo si aggiungeva, data la mancanza di processi per chi veniva catturato, il rischio per persone libere di colore di finire in schiavitù. Per questo la famiglia Shadd si trasferì in Canada nell’Ontario e nel 1851 Mary Ann Shadd Cary divenne Segretaria al Buffalo African Methodist Church Meeting. Continuò a portare avanti le sue idee di autonomia e indipendenza che si scontravano contro l’assistenzialismo delle organizzazioni abolizioniste.

La sua intraprendenza le fece prima aprire una scuola interrazziale dove venivano accolti sia alunni bianchi che neri e poi un giornale diventando una delle prime donne editrici. La testata in questione si chiamava Provincial Freeman. Erano gli anni in cui la Shadd Cary proseguiva le sue battaglie contro il clero afroamericano e contro l’assistenzialismo della filantropia battendosi per l’emigrazione in Canada che riteneva una terra dove la gente di colore potesse avere diritti e condizioni di vita migliori rispetto agli USA.

Le cause femministe

Dopo la guerra civile Mary Ann Shadd Cary, una volta ritorntata negli Stati Uniti, fece parte della Colored National Labor Union e fu l’unica donna eletta nel comitato esecutivo. In particolare la Shadd aderì al Movimento suffragista e si batté per diritti delle donne di colore favorendo il loro accesso all’impiego contro il pregiudizio che le voleva “ sarte, lavandaie, insegnanti impiegate e domestiche”. Divenne infine avvocata dopo essere stata la seconda donna di colore a laurearsi in legge continuando per tutta la vita a combattere per i diritti civili.

Stefano Delle Cave

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