Lo spazio di LetteralMente Donna ci porta alla scoperta di una donna straordinaria che ha dato un contributo importantissimo alle scoperte scientifiche nel campo dei fossili. Il suo nome è Mary Anning e questa è la sua storia

Mary Anning, una vita difficile

LetteralMente Donna è dedicata a Mary Anning, fonte vulcanostatale.it
Mary Anning, fonte vulcanostatale.it

Ma più sapevo e più mi incuriosivo, più capivo quanto ancora ci fosse da scoprire: era una specie di circolo che alimentava se stesso e mi spingeva a una vera e propria caccia su un duplice fronte: la ricerca di fossili e la ricerca di informazioni.” Sono parole, come riportato da Elle, di Mary Anning con cui si può comprendere immediatamente la forza di volontà di questa donna che non si è fermata dietro i limiti di genere imposta dalla sua epoca e dalle condizioni abbienti della famiglia. Ha anzi appreso la passione della ricerca dei fossili sin da piccola quando accompagnava il padre a Lyme Regis dove era nata, sulla Jurrassic Coast.

Un lavoro che continuò il fratellino dopo la morte del padre in condizioni spesso pericolose sulla scogliera dove non solo si rovinava le mani ma rischiava tal volta la vita nel recuperare resti fossili. Scrisse di lei, come riportato da Storica, il Bristol Mirror nel 1823 che “Per anni questa donna tenace è andata in cerca di fossili rilevanti ogni giorno, in occasione di ogni marea, lungo le tante miglia di ripida scogliera di Lyme. I massi staccatisi dalla roccia erano il suo principale obiettivo, perché essi soltanto contengono queste preziose reliquie di un mondo passato, e devono dunque essere recuperati subito dopo la caduta, per evitare che siano distrutti da successivi crolli, o portati via dalle maree. È agli sforzi di questa donna che dobbiamo il ritrovamento di quasi tutti gli esemplari di ittiosauro delle grandi collezioni”.

Le grandi scoperte scientifiche della Anning e le limitazioni di genere

Mary Anning dette il suo contributo alla scienza e allo studio dei fossili sin da giovanissima. Suo fratello, infatti, scoprì il teschio di un pesce a forma di rettile nel 1810 che venne chiamato Ittiosauro e di cui la Anning ritrovò lo scheletro quasi completo circa un’anno dopo. Nelle sue ricerche portò alla luce numerosi pesci ormai estinti come lo Squaloraja o squalorazza. Tra i suoi più importanti ritrovamenti ricordiamo il primo scheletro di un plesiosauro che causò uno scontro con il famoso naturalista Gerges Cuvier per il quale si trattava inizialmente di un falso e i resti di uno pterosauro.

Sebbene queste scoperte aiutarono non poco i naturalisti dell’epoca come gli scienziati della Geological Society of London, Mary Anninng non ottenne mai i riconoscimenti dovuti se non al termine della sua vita quando il paleontologo William Buckland riuscì a fare in modo di farle avere una pensione che le desse maggior sicurezza economica e quando la stessa Geological Society of London fece una raccolta fondi dopo che si venne a sapere del suo fatale cancro al seno per il quale morì a soli 48 anni. Gli scarsi riconoscimenti ricevuti furono dovuti alle sue umili origini e al fatto che a fare quelle scoperte fosse stata una donna. Due elementi che nel diciannovesimo secolo in Inghilterra comportavano grosse limitazioni in quanto a quell’epoca la scienza inglese era riservata a gli uomini e alle classe agiate. Fatti che però non impedirono che il lavoro della Anning venisse riconosciuto in seguito.

Riconoscimenti postumi

Dopo la sua morte, l’amico e presidente della Geological Society Henry De la Beche, le scrisse un elogio funebre che fu inserito, una fatto mai visto all’epoca per una donna, nelle pubblicazioni periodiche di questa società. Successivamente Charles Dickens scrisse una articolo sulla vita di questa paleontologa sul periodico settimanale da lui diretto e fondato All the Year Round. Infine nel 2010 la Royal Society inserì Mary Anning nella lista delle dieci donne che avevano dato il contributo maggiore nella storia della scienza.

Stefano Delle Cave

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