Marilyn Manson, pseudonimo di Brian Hugh Warner (Canton, 5 gennaio 1969), è un cantautore, produttore discografico, attore e pittore statunitense. Per una discreta fetta della piccola borghesia WASP del midwest bianco americano e tutte le sue emanazioni, a partire dalle seconda metà degli anni 90 è stato causa ed effetto di tutti i mali del mondo, corruttore di menti innocenti e Anticristo.
Fort Lauderdale, Florida: è qui che il giovane Brian e futuro Marylin Manson, trasferitosi con la famiglia da adolescente, e dopo aver passato l’infanzia nel ben più soffocante Ohio provinciale a innaffiarsi di insofferenza, repressione e antagonismo, inizia finalmente a germogliare.
Marylin Manson e i tanti cuori di tenebra dell’America bianca
Il nome della prima formazione di Marylin Manson, che poi verrà accorciato risparmiando quello che diverrà il celebre monicker ed alter ego, è una dichiarazione d’intenti; Marylin Manson and The Spooky Kids. Un dicotomia, quella tra il nome di una celebrità totale dell’intrattenimento e il cognome di uno dei più efferati boogeyman della storia americana. Secondo il giovane Bryan, quest’ultimo, simboleggia la perfezione, le contraddizioni, l’ipocrisia e la duplicità della sana cultura americana in cui è cresciuto; la formula del doppio nome d’arte, successivamente, verrà assunta anche da buona parte dei componenti della band.
Black Sabbath, la teatralità granguignolesca di Alice Cooper, la grandeur rock dei Kiss e l’immediatezza di un certo electro-pop degli eighties tanto in voga nei suoi anni formativi; sono questi gli ingredienti che Marylin Manson e compagni buttano nel calderone per dare forma al proprio progetto musicale.
Un grande circo del rock’n’roll
E la ricetta funziona, tanto che nel 1993 vengono notati da Trent Reznor; leader dei Nine Inch Nails e nume tutelare dell’industrial virato al metal, che decide di produrre il loro disco d’esordio. Ormai solo Marylin Manson, il gruppo incide “Portrait of an american family”(1993) e “Smells like children” (1995), summa delle influenze di cui sopra, tra i quali spicca la celebre cover di “Sweet dreams (are made of this)” degli Eurythmics; prima vera superhit che lancia la band nella galassia dei gruppi che contano davvero.
Sostenuta con robuste dosi di heavy rotation da MTV, mentore delle next big thing anche nell’ambito dell’allora cosiddetto rock alternativo, la band incide l’album che la consacrerà definitivamente. “Antichrist superstar” (1996) invade il mercato alternativo non come uno tsunami, forte di una serie di singoli irresistibili (“The beautiful people”,”Tourniquet”, la titletrack, “Man that you fear”); ma, anche, di un immaginario che unisce sul palco come nelle photo sessions con straordinaria efficacia S&M e vaudeville, Jodorowsky e Alister Crowley, distorsione metal e, ancora, orecchiabilità pop, serial killers e pin up.
Cause ed effetti dell’Anticristo
Cresciuto negli ottusi e integralisti ambienti delle chiese episcopali, l’arsenale nella faretra di Manson è infinito e sa dove colpire per ottimizzare quell’esposizione mediatica che finalmente ha a disposizione; associazioni di genitori sul piede di guerra lo mettono alla berlina in un crescendo di isteria che li porterà a ritenerlo il responsabile morale della strage alla scuola di Columbine del 1999 portando la propria battaglia sin dentro le aule del Senato americano.
Tutta benzina per una macchina che va al massimo e non ha alcuna intenzione di fermarsi: Brian può finalmente fare i conti con quell‘America che l’ha cresciuto e probabilmente spezzato e non ha intenzione di fare sconti. La sovraesposizione mediatica farà debordare la figura di Manson in altri ambiti creativi; l’anno prima dell’uscita di “Mechanical Animals” (1998), capace di accaparrarsi immediatamente il primo posto di Billboard, il cantante avrà una piccola parte in “Strade perdute” di David Lynch. Sarà solo l’antipasto di un rapporto con il cinema destinato negli anni a intensificarsi.
Anche il personaggio inizia ad evolversi e i panni di mero Anticristo iniziano a stare stretti: con il nuovo album ha il via una netta mutazione verso suggestioni androgine col pensiero rivolto al Bowie di Ziggy Stardust, seguita dalla musica che, non più prodotta da Trent Reznor, inizia a strizzare l’occhio al glam dei seventies e ai mostri sacri del goth anni 80.
Marylin Manson: la solitudine del fu Anticristo
Tour mondiali, cause a più non posso, frequentazioni stabilmente VIP e abusi di ogni tipo di sostanza. E’ in questo caos che arrivano “Holy Wood (in the shadow of the valley of death)” (2000) e “The Golden Age of grotesque” (2003), dischi che segnano in qualche modo una cesura netta con la prima fase della carriera del gruppo, che conclude quell’ inevitabile processo di accentramento di potere e attenzioni sul frontman, ora votato all’immaginario della Germania pre-nazista, escludendo uno dopo l’altro la pletora di musicisti che lo hanno affiancato negli anni.
Ormai caratterista di rango in un gran numero di serie tv e film e votato ad ambiziose produzioni che non vedranno mai la luce (“Phantasmagoria: the visions of Lewis Carroll), pittore e co-protagonista nel 2005 del (breve) matrimonio più glamour dell’anno con la performer di burlesque Dita Von Teese, Manson tornerà i studio solo nel 2007 con “Eat me, Drink me”, primo progetto esplicitamente solista. Né questo né le successive uscite (“The high end of low”2009, “Born villain”2012, “The pale emperor” 2014, “Heaven upside down” 2017 e “We are Chaos” 2020) sapranno ripetere gli incredibili numeri fatti registrare dalle prime produzioni.
Pur restando un nome di sicuro richiamo in ambito live, le modeste vendite hanno trascinato lentamente lo stesso Manson nelle retrovie dei grandi nomi da classifica, normalizzato e in qualche modo digerito anche dai suoi più strenui detrattori. Almeno fino al 2021, anno in cui un’inchiesta in costante levitazione lo vedrebbe accusato da una nutrita serie di ex compagne e frequentazioni di abusi fisici, psicologici e violenza sessuale, alcun risalenti al periodo precedente al successo con il gruppo.
Andrea Avvenengo
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