Esclusivo Mascagna: il beach volley come occasione di ripartenza per tutti

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Di Redazione Metropolitan

Il beach volley è incredibilmente cresciuto negli ultimi anni. Sale sempre di più il numero di giocatori che durante l’inverno si dedicano esclusivamente a questa disciplina. A loro, conclusa la stagione indoor, si uniscono i molti pallavolisti che amano competere anche sulla sabbia e tenersi in forma per tutta l’estate. In tutta Italia, sono nate tantissime scuole di beach volley, che svolgono l’attività al coperto. Ad intraprendere per primi questo percorso, sono stati i fondatori della Beach Volley Academy, conosciuta a livello nazionale per qualità e risultati sul campo.

Gianni Mascagna interviene sulle numerose questioni di ripresa in sicurezza del beach volley

Oggi incontriamo Gianni Mascagna protagonista assoluto sia nel beach volley, con tre scudetti, che nella pallavolo, per quindici anni sui campi di serie A1 e A2 e cofondatore della BVA.

Gianni Mascagna con l'olimpionica Daniela Gattelli
Gianni Mascagna con l’olimpionica Daniela Gattelli – fonte sito beachvolleyacademy.it

Siete stati tra i primi in Italia a pensare ad una scuola totalmente dedicata al beach volley, come è nata l’idea?

“Il nostro lavoro è il beach volley, siamo un’azienda completamente basata su quello. Immaginate quanto sia difficile anche per noi questo momento. Nel 2003 ho finito di fare il professionista di pallavolo e sono diventato agonista nel beach volley. Ho iniziato ad insegnare lavorando per Giorgio Pallotta al centro di Roma. Negli stessi anni ho conosciuto, Giulio Faretra. È sua l’idea di iniziare i corsi al mare. Non pensavamo diventasse un lavoro. Siamo partiti con l’idea di fare scuola, di insegnare il beach volley, in modo professionale, come una vera accademia aperta a tutti. Abbiamo colmato il vuoto tra i più forti che partecipavano al campionato italiano e chi giocava in spiaggia tra amici, senza regole. La scuola ha introdotto la didattica, incuriosendo molte persone che non conoscevano questo sport.

Gli anni dell’esplosione del beach volley

“Il passaggio fondamentale c’è stato quando divenne disciplina olimpica. Era già presente nel 1996, ma il quinto posto, nel 2004, alle Olimpiadi di Atene, della coppia Gattelli-Perrotta, fece il record di ascolti. Era uno sport che incuriosiva, complice sicuramente il contesto in cui si svolge, la sabbia e il mare coinvolgono. L’incremento interesse ha contribuito a riempire le tribune del campionato italiano negli anni successivi. Gli amatori che iniziavano ad allenarsi con noi, non arrivavano solo dalla pallavolo.

Centri indoor anche per il beach volley

La fortuna di Ostia è sicuramente il clima. Permette di allenarsi per nove mesi all’anno al mare. Ma gli appassionati crescevano e volevano allenarsi in condizioni atmosferiche impensabili. L’estate era importante per fare conoscere il beach volley e molti nostri corsisti si ridistribuivano nei centri di tutta Roma, anche di altre scuole. Si è creata così una forte collaborazione tra tutte le società, sviluppando il movimento. Adesso abbiamo i nostri centri indoor per svolgere l’attività invernale. Molte scuole di beach volley d’Italia, sono nella nostra situazione: lezioni invernali da recuperare e attività estiva da riorganizzare.”

Riccardo Provvedi, allenatore, formatore dell’area tecnica Scuola regionale dello sport Umbria e insegnante di Scienze Motorie ha suggerito “Secure Volley”, un interessante sistema di gioco, rivisitando la pallavolo, per far giocare i giovani in sicurezza. La BVA come si sta preparando alla ripresa?

“Tutte le scuole stanno ideando soluzioni in modo autonomo, aspettando le indicazioni ufficiali. Riflettiamo su più soluzioni e ipotesi: dal numero di giocatori ridotto, alle distanze, alle dinamiche di gioco controllato. Al primo posto c’è il ripensamento degli spazi, con aree dedicate alla sanificazione e postazioni circoscritte in cui lasciare gli effetti personali, evitando contaminazioni. Poi un regolamento, da perfezionare in seguito all’uscita del protocollo. Molti i dubbi. Il pallone sarà considerato veicolo di contagio? Se ci diranno che il pallone non potrà essere passato, abbiamo esercizi che prevedono una palla per giocatore, per ritrovare confidenza con sabbia, campo e pallone. In ogni caso la fase gioco, in questa fase, sarà ridotta al minimo o da ripensare. In quest’ottica trovo molto valida l’idea di Provvedi, potremmo riproporla con quattro giocatori. Stimo molto Riccardo. È una figura competente e valida, abbiamo lavorare insieme a Spoleto.

Il discorso dello sport amatoriale rimane un’incognita, ma c’è un’altra questione da chiarire al più presto. Il decreto prevede la ripresa dei professionisti e degli atleti di interesse nazionale. Questa definizione genera dubbi, soprattutto nel beach volley.  Chi può ricominciare?

“La federazione di pallavolo come si è espressa sui rischi di questo sport, dovrà anche determinare quali sono le persone di interesse nazionale. Per definizione, dovrebbero ripartire quei giocatori che ricoprono una qualità di livello nazionale, più elevato rispetto agli altri. Le nazionali? Chi ha partecipato al World Tour in inverno?

A mio avviso dovrebbero poter ricominciare tutti i giocatori che hanno dedicato estate e inverno a questo sport per prepararsi al campionato italiano. Una competizione sicuramente di interesse nazionale che ha da sempre messo in mostra atleti validi, spesso poi convocati in nazionale.

La questione primaria rimane però l’apertura dei circoli sportivi. Uno può essere di interesse nazionale, ma attualmente non sa dove allenarsi. I nostri campi indoor, come molti in Italia, sono stati già configurati per giocare all’aperto, togliendo anticipatamente la copertura. Non possiamo per adesso confidare nella possibilità giocare al mare. La problematica dell’accesso alla spiaggia rimarrà un’incognita ancora per molto. Ma è necessario permettere l’apertura dei centri.

Zaytsev, importante giocatore di pallavolo, ha chiesto, in diretta TV, al Ministro Spadafora la possibilità di giocare almeno a beach. Questo intervento è importante sotto molti aspetti. Ha posto la giusta attenzione su entrambi gli sport, ne ha evidenziato le differenze e ha avviato un dialogo costruttivo tra le due discipline.

“Quel giorno tanta gente ha capito che il beach volley fa parte della pallavolo. È uno sport visto spesso in contrasto, ma dovrebbe essere considerato un valore aggiunto. Io stesso ho fatto questo percorso. L’esperienza che facevo l’estate mi serviva tantissimo nella stagione invernale. Anche in questa condizione di emergenza, può rappresentare una valida opportunità per permettere agli atleti indoor di rimettersi in attività, una volta usciti dal lockdown.”

Nel Report “Lo sport in sicurezza”, oggetto di discussione in questi giorni, il beach volley emerge sorprendentemente pericoloso. Un risultato discutibile è il massimo punteggio nella voce “ambiente chiuso”. E’ stato considerato come sport indoor, compromettendone la valutazione. Cosa è successo?

“In una situazione di emergenza, ci si muove spesso nell’improvvisazione. Non credo nella malafede di nessuno, la FIPAV si è espressa in maniera giusta sotto molti aspetti, cosa che non hanno fatto molte altre federazioni. Era necessario sicuramente esprimersi in modo etico. Allo stesso tempo era importante dare le informazioni corrette, ragionare sul numero di giocatori in rapporto alla dimensione campo e specificare la natura di uno sport, che si svolge in questa parte di stagione, all’aperto. Forse bisognava cogliere questa occasione per dare un messaggio positivo, anche come federazione. Abbiamo un modo per ricominciare, sfruttando l’analogia tra i due sport. Sono andato a vedere gli enti di promozione sportiva che hanno contribuito alla valutazione. Molti di questi non fanno beach volley, si occupano solo di pallavolo.

In questo frangente, è ancora più evidente la dicotomia della federazione, tra beach volley e pallavolo. Cose è necessario per andare avanti?

Ora più che mai, è necessario collaborare. Proporrei una collaborazione vera tra Federazione e Lega di beach volley. Il Covid-19 non deve allontanarci, come sta succedendo nel nostro paese, generando opinioni diverse e contrastanti, ma ci deve unire. Serve la forza di tutti. Abbiamo nel beach volley un’occasione per ripartire insieme.”

Beach volley è sport di squadra?

Ho letto con molta attenzione le specifiche contenute nella disciplina del tennis e ho una proposta. È necessario considerare un’ulteriore categoria, come nel tennis, ovvero introducendo l’accezione sport di coppia. Le dinamiche sono diverse da uno sport di squadra. La definizione “sport di coppia” scioglie ogni dubbio, anche sul livello di pericolosità, decisamente più basso, degli sport di squadra.

Per alcuni il beach volley è un alternativa alla pallavolo, ma per molti ormai altri è l’unico sport praticato. Quanto è importante porre la massima attenzione alla prossima stagione invernale?

“È importante pensare ad un campionato italiano di beach volley invernale, sempre ponendo al primo posto la salute e considerando le condizioni di sicurezza. In caso tornassimo a giocare quest’estate, lo faremo in modo concentrato in pochi mesi. È necessario programmare. Servono più eventi, anche per le società. Nello scorso inverno sono stati numerosi i B1, B2 e B3 e questa tendenza deve essere mantenuta e incrementata. Ma bisogna pensare ad un circuito di alto livello, sicuramente più impegnativo sul piano economico, ma è essenziale per garantire la ripresa a 360°”

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