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Settembre 16, 2024, lunedì

Matilde di Canossa, l’emancipazione femminile e il medioevo

Nello spazio di LetteralMente Donna una donna eccezionale che in un tempo difficile come il Medioevo ha saputo distinguersi e fare la storia. Il suo nome è Matilde di Canossa e questa è la sua storia.

Matilde di Canossa, una storia difficile

LetteralMente Donna è dedicata a Matilde di Canossa, fonte gardapost.it
Matilde di Canossa, fonte gardapost.it

Splendente fiaccola che arde in cuore pio. Aumentò in numero armi, volontà e vassalli,
Il proprio principesco tesoro profuse, causò e condusse battaglie. Se dovessi citare ad una ad una le opere compiute da questa nobile signora. I miei versi aumenterebbero a tal punto da divenire innumerevoli come le stelle”.
Sono parole contenute in “Vita Mathildis” del monaco Donizone che ci fanno già comprendere la portata straordinaria di una donna come Matilde di Canossa in tempi difficili come il Medioevo. Bisogna dire però che la storia di questa aristocratica straordinaria, circondata dall’alone di diverse leggende, non fu facile

Matilde di Canossa, infatti, ebbe un infanzia complicata. Quando avevo soli 6 anni suo padre, Bonifacio III di Canossa, venne assassinato durante una battuta di caccia. Qualche anno dopo, in circostanze mai del tutto chiarite, morirono anche il fratello e la sorella maggiore. In seguito la madre Beatrice si risposò con Goffredo il Barbuto, duca di Lotaringia. L’unione di questi due casati scatenò le ire dell’Imperatore Enrico III che temeva il potere accumulato dai suoi vassalli.

Per questo imprigionò Matilde e la madre mentre Goffredo riuscì a sfuggire all’arresto. Le due donne furono liberate poi nel 1056 alla morte dell’imperatore. Infine anche Goffredo il Barbuto morì ma prima fece sposare Matilde con il fratellastro Goffredo il Gobbo. Fu un matrimonio infelice segnato da continui screzi e dalla morte di una figlia appena nata. Matilde, nonostante la sua epoca, era una donna forte ed indipendente che non ci pensò due volte a lasciare il marito e a tornarsene dalla madre a Canossa.

La lotta per le investiture

Alla morte del marito e della madre Beatrice Matilde di Canossa si trovò ad amministrare un vasto territorio che andava dall’attuale Tarquinia e al lago di Garda diventando a soli 30 anni una donna molto potente che appoggiò appieno la riforma ecclesiastica voluta da Papa Alessandro II contro il concubinato e la simonia nella Chiesa. Riforma proseguita poi da Gregorio VII che dovette fronteggiare un accesa disputa con l’imperatore Enrico IV. Quest’ultimo cercava sempre più di influire sulle elezioni dei vescovi nonostante la contrarietà del papa stesso. La disputa culminò con la cosiddetta lotta per le investiture. Dal canto suo Matilde, nonostante il ruolo non facile per l’epoca, amministrava con fermezza e autorità i suoi territori e non si tirò indietro quando dovette mediare tra il papa e l’imperatore.

Gregorio VII, non volendo infatti sottomettersi in alcuno modo ai voleri dell’imperatore, aveva scomunicato, fatto inaudito per l’epoca, Enrico IV. Questi dopo che i principi tedeschi si riunirono a Treviri prevedendo la sua deposizione, chiese aiuto alla cugina Matilde dopo essere venuto a sapere del soggiorno del papa a Canossa. La grancontessa lo convinse a implorare il perdono papale facendo pubblica penitenza e ammenda. L’imperatore passò 3 giorni fuori del castello di Canossa vestito da penitente, senza insegne imperiali, scalzo e con il capo coperto di cenere prima di avere il perdono papale e la revoca della scomunica. Una decisione che lasciò intatti gli equilibri di potere del tempoo.

Il matrimonio con Guelfo il Grosso di Baviera

A causa di una vita segnata da continue lotte con l’imperatore e di periodi di equilibrio, per motivi politici, la quarantatreenne Matilde di Canossa sposò il diciassettenne Guelfo il Grosso di Baviera. Ovviamente il giovane non riuscì mai a fronteggiare l’indole autoritaria di lei ed a causa del mancato consumo delle nozze, il matrimonio finì dopo 6 anni. Successivamente Matilde sconfisse definitivamente Enrico IV in una memorabile battaglia nella sua Val d’Enza.

Stefano Delle Cave

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