La superficie in erba è ormai amica stretta di Matteo Berrettini, il tennista italiano più forte ed in vista del momento. Il romano, dopo essere stato fuori tre mesi per un’operazione chirurgica alla mano, si è ripreso alla grande le luci della ribalta vincendo gli ATP Stoccarda e difendendolo il titolo negli ATP Queen’s. Una doppia affermazione sulla superfice verde che sintetizza il nuovo amore per l’italiano per il manto erboso. Manto che sarà presente anche Wimbledon, torneo che ha visto il Matteo nazionale arrivare fino alla finalissima lo scorso anno.
Le parole di Matteo Berrettini prima di Wimbledon
Ecco qualche stralcio dell’intervista dell’Equipe al tennista italiano più forte del momento che dopo aver vinto gli ultimi tornei su erba punta fortemente Wimbledon:
“Vedo la mia famiglia seduta nel box accanto al mio staff, quelli che sono sempre stati con me, il mio allenatore da quando avevo 12 anni, i miei migliori amici. Ricordo tutto, la folla che cantava il mio nome, la tensione che ha attraversato il primo set e la finale. Ricordo la notte prima della finale, e anche quella dopo: era una follia quel giorno a Londra, perché c’era anche la finale dell’Europeo di calcio tra Inghilterra e Italia. Non posso credere che sia già passato un anno. Non mi è piaciuta quella decisione e ancora non mi piace. Credo che non sia molto giusto. Avrebbero dovuto almeno far sapere ai giocatori cosa stava succedendo. Nessuno ci ha chiamato. So che la situazione è complicata, che non è giusto per russi e bielorussi. Ma quando stai per prendere una decisione del genere con conseguenze così gravi, il minimo che puoi fare è ascoltare i giocatori, informarli in anticipo. Sarebbe dovuto andare diversamente“.
“Da un lato è motivante, dall’altro per niente. Sapere che vincere tre tornei di fila, compreso uno Slam, non basterà a impedirti di scendere dal decimo a più del ventesimo posto… È brutto. […] Per quanto riguarda il mio infortunio, ho deciso di saltare il Roland-Garros perché non ero pronto ma non ho accelerato per farcela. Se avessi saputo prima che a Wimbledon non ci sarebbero stati punti in palio, forse avrei spinto, avrei modificato il mio programma per recuperare qualche punto. Sarà difficile, ma so di poter rientrare nella top 10 perché l’ho già fatto prima. Però diciamo che mi sento disarmato. Non importa come gioco, alla fine cadrò in classifica. La risposta sull’erba non era mai buona, non mi muovevo bene. Poi ho giocato in Coppa Davis contro l’India sull’erba a febbraio e mi è piaciuta molto. Mi sentivo meglio, il mio servizio funzionava con lo slice. Ho persino iniziato a pentirmi che la stagione sull’erba fosse così breve“.
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