Mia Martini, donna tormentata, interprete intensa e raffinata, ha iniziato a cantare nel 1963, semplicemente come Mimì Berté. Nel 1971 pubblica ”Oltre la collina” e realizza dischi che ottengono un grande successo in Europa, da ”Il giorno dopo” a ”Per amarti”, mentre insieme a Ivano Fossati incide Danza (disco che esce nel 1978). Nel 1982 esce Mimì, un disco in cui è anche l’autrice dei testi, e il singolo E non finisce mica il cielo vince il premio della critica al Festival di Sanremo. L’anno seguente realizza Miei compagni di viaggio (1983), ma decide di abbandonare la musica a causa delle false voci sul suo ruolo di iettatrice.

Mia Martini è stata senza dubbio una delle cantanti più apprezzate e di talento mai apparse nel panorama musicale italiano. È la seconda di quattro figlie, tra le quali la famosa cantante Loredana Berté, minore di tre anni e con la quale ha in comune la data del compleanno. Il padre, Giuseppe Radames Berté, e la madre Maria Salvina Dato, sono entrambi insegnanti. Il loro amore travagliato rende la convivenza familiare sempre più conflittuale e difficile per le sorelle Berté. Sarà Loredana, anni dopo, a raccontare quei terribili anni. “Ho visto delle scene che nessuno dovrebbe vedere. Ho visto mio papà che prendeva a calci mia madre per farla abortire all’ottavo mese di gravidanza. Era un bastardo, sono contento che sia morto”, ha raccontato la cantante ai microfoni di Maurizio Costanzo.

Nel 1989, dopo un lungo periodo di depressione e di difficoltà, partecipa di nuovo al Festival di Sanremo incantando il pubblico con il brano Almeno tu nell’universo. Pubblica Martini Mia (1989) e rilancia la sua carriera con una serie di concerti in giro per l’Italia. Quando nei primi mesi del 1995 annunciò la partenza per una nuova tournée con la partecipazione di Mimmo Cavallo e dei suoi musicisti, era già da qualche anno che la cantante soffriva di un fibroma all’utero per il quale non intendeva operarsi, temendo probabili cambiamenti al timbro vocale. 

Per questo motivo assumeva farmaci anticoagulanti le cui dosi sono poi state pubblicamente giudicate eccessive da familiari, amici e colleghi. Il 14 maggio 1995, a seguito di alcuni giorni di irreperibilità, il manager richiese l’intervento delle forze dell’ordine: i vigili del fuoco irruppero quindi nell’appartamento di via Liguria a Cardano al Campo, in provincia di Varese. Quando poche ore dopo i pompieri sfondano la porta trovano Mia Martini stesa sul letto, le cuffie del walkman sulle orecchie. “L’espressione serena”, diranno. La notizia sciocca l’Italia e radio e tv sconvolgono i palinsesti televisivi per ricordarla. Renato Zero chiama Loredana Berté, la sorella di Mimì: “Spegni tutto, sto arrivando”. I cronisti appostati sotto casa della Bertè ricordano ancora le urla. La Procura di Busto Arsizio aprì un’inchiesta e dispose l’autopsia, il cui referto indicò come causa della morte dell’artista un arresto cardiaco da overdose di stupefacenti (cocaina).

Negli anni successivi molti hanno sollevato dei dubbi sulle reali cause della morte di Mimì, dall’ipotesi di suicidio alle accuse delle sorelle Loredana e Leda al padre.

Subito dopo la Morte di Mia Martini si moltiplicarono le voci di un suo suicidio: l’artista aveva già provato a togliersi la vita nel 1969 dopo essere stata incarcerata per possesso e spaccio di stupefacenti, accusa dalla quale fu poi prosciolta. Allo stesso tempo si parlò delle condizioni di salute di Mimì, e tra le numerose testimonianze di amici e persone che avevano lavorato con lei, si fece riferimento ad una malattia i cui esiti evidentemente furono sottovalutati.

Ornella Vanoni in un’intervista al quotidiano Il Tempo dichiarò: “Conoscevo bene Mimì l’ho vista nascere, mollare, tornare a nascere quando ci eravamo incontrate l’ultima volta in autunno, mi aveva dato l’impressione di una donna disperata che faceva gran fatica a vivere“.

Mario Luzzato Fegiz, intervistato da Giovanni Minoli, disse: “Lei aveva un fibroma all’utero e il dottore le disse che poteva prendere delle pillole per pochi mesi, solo per contenere il male, dopo di che avrebbe dovuto assolutamente operarsi. Lei invece aveva una terribile paura di questo intervento e continuò a prendere per mesi queste pillole. Io credo poco alla teoria del suicidio e dell’overdose di cocaina. Però anche lì, la fretta con cui è stata cremata la salma e gli esami tossicologici non fatti, non hanno fatto altro che fomentare questo piccolo giallo“.

Anche Renato Zero parlò del fibroma e dei medicinali che la cantante stava assumendo: “Mimì stava assumendo dei farmaci per ritardare un intervento per il fibroma all’utero, temendo che l’operazione avrebbe potuto compromettere le sue abilità canore“.

L’impresario e manager Nando Sepe raccontò “Anche durante le prove c’era qualcosa che non andava. Il manager della band diceva: ‘Mimì è strana’. Si stancava subito“. Dopo tre giorni di squilli a vuoto cominciò ad allarmarsi e poco dopo ricevette la drammatica notizia.