Pochi passi all’indietro. Il pavimento sembra essere intriso d’olio, o un tapirulan in movimento. Quando Michael Jackson ha ballato per la prima volta il moonwalk, ha cambiato la storia della danza. Chi già conosceva quell’andatura ritmica, chi la ballava per le strade dagli anni ’70. Ma non chiamatela semplicemente mossa.

Il pacchetto Michael Jackson

Michael Jackson, foto da Beyond these Stone Walls
Michael Jackson, foto da Beyond these Stone Walls

Il mondo resta a bocca aperta, quando vede Michael Jackson fare il moonwalk. Era il 16 maggio 1983, ed erano 50 milioni i telespettatori. Durante lo show trasmesso in tv sulla NBC, chiamato “Motown 25: Yesterday, Today, Forever“, che celebra i 25 anni della mitica etichetta discografica, lui balla da solista sulle note dell’ultimo suo successo Billie Jean. (Michael accetta di partecipare, a patto di poter cantare quel brano. Il patron della Motown non era entusiasta per la canzone della rivale Epic, ma non ha altra scelta). Quel ballo diventa la sua firma, il suo inconfondibile e pregiato riconoscimento: si trascina all’indietro, per scalare la vetta della dance pop mondiale. Come Fred Astaire scivolava in una sala da ballo, Michael Jackson accarezza il pavimento, sfiora leggero la terra, o come dice la traduzione stessa, fa una “camminata sulla luna”. Moonwalk, è andare all’indietro dando l’illusione di camminare in avanti.

Erano passi già popolari tra i ballerini californiani della street dance della West Coast, che utilizzavano uno stile di movimento ritmico e meccanizzato chiamato “popping. Una tecnica usata anche dai ragazzi neri dei ghetti. “Per strada, erano notizie vecchie”: si trattava di una “backslide“, che il coreografo Jeffrey Daniel aveva portato alla tv americana nel 1979, per poi farlo anche in quella inglese nel 1982. Sarebbe un passo laterale che segna un movimento circolare. Formando anche un cerchio, cioè la forma della luna stessa, moon. È proprio Daniel che insegna a Michael Jackson alcuni passi di danza tipici della street culture, (dal popping al ticking e al waving). Il giovane Michael, ballerino meticoloso, con una capacità di controllo e di velocità impareggiabile, fa sue le movenze: le impreziosisce con la sospensione sulla punta dei piedi (toe-stand), la “stretta” sul davanti con una mano “birichina”, e i calci con shake. Nasce così la sua creatura: l’iconica danza, stile robot, con movenze da invertebrati, in assenza di gravità, definita con una sola parola moonwalk.

La camminata sulla luna di Michael Jackson

La sera della prima performance, indossa il celebre guanto singolo ricoperto di strass, color crema. Con la giustificazione che “due sarebbero stati troppo convenzionali”. Una scintillante giacca di paillette nera presa direttamente dal guardaroba della madre, pantaloni neri sopra la caviglia, calzini bianchi luccicanti e mocassini neri. Nel tempo i guanti vengono cuciti a mano in modo più minuzioso, con cristalli Swarovski, sotto la supervisione del costumista designer Bill Whitten. E venduti all’asta a cifre da capogiro: per un valore complessivo di 200mila dollari.

Il brano “Billie Jean” fa volare Michael Jackson nell’Olimpo delle star. Fedora nero in testa, fermo in posa con la gamba sinistra piegata, appena parte la musica rigorosamente in playback, inizia a muovere in salita e discesa il bacino. Si racconta che il video della canzone, che lui voleva fossero chiamati cortometraggi, viene girato su mattonelle illuminate sul marciapiede. Il regista Steve Barron, è a conoscenza all’ultimo che i blocchi non potevano “rispondere” ai passi di Michael, ma potevano essere solo attivati manualmente dall’elettricista. Così Jackson, è costretto a memorizzare quali sarebbero state accese, e comincia a fare i suoi passi di danza improvvisati su quelle che s’illuminavano, con un effetto street-moonwalk stupefacente.

Il segreto nel famoso ballo di Michael

Lo stile da gangster della clip, viene usato anche per il film “Moonwalker” del 1988, da cui viene creato il videogioco di Michael Jackson per la console, che in Italia arrivò distribuito da Sega. Poi, il ballo di “Thriller” di Michael Jackson, diventerà la danza di gruppo più famosa della storia. Con la banda di zombi, ballerini dietro di lui, che aggiungono carattere e profondità al video. E sono di eguale importanza quanto il cantante. Il popolo americano, compreso i bambini, ha imparato a memoria tutti passi del video diretto da John Landis, e il ballo, si ripete ogni anno durante la parata in costume della notte di Halloween a New York.

Nel 1988 arriva “Smooth Criminal“, e nella clip pare ci sia il  trucco per svolgere il “45 Degree Lean“, il famoso piegamento in avanti di circa 45 gradi. Delle funi mantengono il corpo di Jackson. La mossa viene riproposta nelle esibizioni live con scarpe modificate, di cui lui deteneva il brevetto, con bulloni, che tengono il tallone ancorato al pavimento. Una mossa che richiede comunque una grande energia fisica. Oltre alle piroette veloci sui talloni, tramite l’uso della forza centrifuga impiegata dalle braccia.

L’ultimo Moonwalk

Alla domanda ‘A cosa pensi quando balli?‘, Jackson ha risposto: «Pensare è la cosa più sbagliata che si possa fare quando si balla». E lui la danza ce l’ha nel sangue: inventa passi già dai primi anni settanta, quando si esibiva ancora con i fratelli, Jackson 5. Soprattutto, Jackson colmò il divario fra la street dance della West Coast, e i Breakers proto-Hip Hop della costa orientale. Adattando il Moonwalk alla Break dance, ballo estremo al limite della rapidità ginnica e della tensione muscolare.

L’ultimo ballo di Michael Jackson, è stato quello con la sorella Janet nel video “Scream“, diretto da Mark Romanek nel 1995, ed entrato nel Guinness dei primati come il più costoso della storia musicale, con un budget di circa 7 milioni di dollari. In cui Jacko fa anche una variente del moonwalk. Il video includeva ben quattro coreografi, che hanno lavorato per creare le mosse interpretate dai fratelli Jackson. In realtà, il moonwalk, non è inventato da Jackson: è possibile vedere il passo, già in un film di Buster Keaton del 1927 intitolato “Tuo per sempre” e nel film “Il mago di Oz” del 1939. Ma è lui a personalizzarlo e a renderlo indiscutibilmente suo. Imitati e mitizzati, i passi di moonwalk sono nel film “Il piccolo principe” del 1974. In “Flashdance” del 1983, quando la protagonista si ferma ad osservare alcuni ballerini da strada. In “Una pallottola spuntata” del 1988, Leslie Nielsen, ripete il movimento durante la scena finale della partita di baseball. E in “Ritorno al futuro – Parte III” del 1990, è Michael J. Fox a ballarlo.  

Federica De Candia

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