È ufficiale: il campione del Mondiale Supersport 2014, Michael van der Mark, dopo quattro anni di militanza nel team Pata Yamaha passerà in BMW Motorrad. Pur essendo in classe regina delle derivate dal 2015 ed avendo centrato quattro vittorie, l’olandese non ha mai allungato le mani sul titolo, appannaggio di Jonathan Rea. Con l’ultimo cambio di sella, in favore della moto tedesca, c’è da aspettarsi un salto di qualità? Analizziamo la carriera di un pilota tanto giovane, quanto competente in numerose categorie motociclistiche.
Le piccole cilindrate, la maturità agonistica e la vittoria in WSS
Michael van der Mark nasce a Gouda, patria dell’omonimo formaggio, il 26 ottobre 1992. Figlio d’arte, eredita la passione per le moto dal padre Henk, debuttando da wild card al GP di Assen 2008, in classe 125 su Honda. Questa esperienza, ripetuta senza andare a punti nel 2009, fa da contorno ai successi nel campionato nazionale olandese. Nel 2010 Michael partecipa al GP di Spagna come sostituto di Isaac Viñales su Aprilia 125, assumendo poi un ruolo da titolare in Lambretta Reparto Corse dal GP di Francia. I risultati tardano ad arrivare ed il team decide di separarsi dal pilota olandese in seguito al GP di Germania. Nello stesso anno Michael sperimenta l’atmosfera del campionato Superbike, correndo nel round STK600 di Magny-Cours su Honda CBR600RR per il team Ten Kate. Il risultato al traguardo è un incoraggiante settimo posto.
L’anno 2011 rappresenta il primo a tempo pieno in STK600, sempre nella scuderia connazionale. Van der Mark dimostra di sentirsi a suo agio sulle 600 derivate dalla serie, raccogliendo quattro vittorie stagionali e chiudendo al terzo posto finale. Non manca una wild card in Moto2, ovviamente ad Assen, ma purtroppo senza andare a punti. Nel 2012 arriva, in compenso, la vittoria finale nel campionato europeo, seguita dalla promozione in WSS per il 2013. Sotto l’effigie del Pata Honda World Supersport Team, Michael è subito veloce e conquista tre podi. il 28 luglio dello stesso anno, in sella alla Honda CBR1000RR di MuSASHi RT HARC-PRO TEAM, prende parte alla 8h di Suzuka ed è il primo olandese in assoluto a vincerla. il 2014 in WSS parte con i migliori pronostici, ed infatti arrivano sei vittorie, quattro secondi posti ed il titolo mondiale.
Il debutto di van der Mark in SBK con Pata Honda
Per il 2015, fedele alla Casa che l’ha portato ai due titoli nella cilindrata minore, van der Mark approda alla massima classe in forze al Pata Honda World Superbike Team. Il progetto della moto non è tra i più vincenti della storia recente WSBK, ma la squadra ha già conquistato il titolo nel 2007 ed il confronto con il compagno di squadra Sylvain Guintoli, campione in carica, si preannuncia rovente. Per Michael l’anno di apprendistato è caratterizzato da alcuni podi, in particolare due terzi posti nella “sua” Assen. Purtroppo, si verificano anche diverse cadute che non permettono di chiudere oltre il settimo posto dietro al compagno di scuderia.
Van der Mark viene confermato da Honda anche per il 2016, mentre il suo nuovo compagno di squadra è il compianto Nicky Hayden. La moto non permette di lottare per il campionato insieme a Kawasaki e Ducati, ma il trend dei risultati per l’olandese si conferma in crescita. Michael ottiene sei podi, il quarto posto finale e, soprattutto, mette in mostra eccellenti prestazioni sul giro secco, grazie alla sua prima Superpole in Thailandia. Per il 2017 il rinnovo con Honda non è più scontato: anche grazie allo sponsor Pata, infatti, è sopraggiunta un’allettante proposta da parte di Yamaha.
Il passaggio di van der Mark in Yamaha e la wild card in MotoGP
Dopo sei stagioni complete nei ranghi della Casa dell’Ala Dorata, Michael van der Mark prende la decisione di cambiare ambiente. Nel 2017, quindi, si ritrova in sella alla Yamaha: ad Iwata hanno recentemente rinnovato il progetto della loro quattro cilindri crossplane, quindi l’olandese dispone di una moto ufficiale e competitiva. Il nuovo compagno di squadra è Alex Lowes. La stagione si rivela forse al di sotto della aspettative, essendo caratterizzata sì da una certa costanza di risultati nei primi cinque, ma anche da soli due podi. La grande novità, però, è rappresentata dalla possibilità di correre due gran premi in MotoGP con Yamaha, in sostituzione dell’infortunato Jonas Folger: Malesia e Comunità Valenciana.
In entrambe le occasioni, van der Mark conclude ad un soffio dalla zona punti. La partecipazione a due gare della MotoGP conferma la versatilità del pilota olandese, che non si è mai tirato indietro neppure dalla 8h di Suzuka. Nel suo anno d’esordio in Yamaha, come in quello seguente, van der Mark corre nella “classica” giapponese sulla YZF-R1 del team interno e coglie il successo, insieme a Lowes e Nakasuga. Il 2018 rappresenta il migliore anno in WSBK, in quanto a risultati: arriva la prima doppietta a Donington, otto podi ed il terzo posto in campionato. Michael sembra essere diventato non solo la prima guida Yamaha, ma anche l’outsider perfetto per mettere i bastoni fra le ruote a Jonathan Rea.
La chiusura della storia con Yamaha e la nuova frontiera BMW
Sotto il nuovo biennale 2019-2020, le prospettive per van der Mark sono rosee: è vero, il dominio di Rea in SBK pare sempre più inattaccabile, ma Michael è ormai un pilota adulto, esperto delle grosse cilindrate e ben inserito in Yamaha. A questo punto non basta più una sola vittoria in gara nel 2019, con il quarto posto finale, a soddisfare le aspirazioni del centauro di Gouda. Il 2020, con il suo bagaglio di problemi dovuti al Coronavirus, risulta ancora più deludente e porta in dote una sola vittoria in Superpole Race a Barcellona. Per dare un nuovo impulso alla sua carriera, van der Mark accetta l’offerta di BMW per il 2021.
La Casa tedesca è impegnata nel WSBK dal 2009, ma non ha mai conquistato il titolo. L’arma per la prossima stagione, ovvero la M 1000 RR, nasconde però un grande potenziale. Assisteremo quindi ad una nuova sfida molto avvincente, con una moto da mettere a punto sulla quale Michael van der Mark sembra avere già le idee chiare:
“La Yamaha ha una gran frenata e questo è un aspetto su cui dovremo migliorare in BMW, ma essa gira più stretta. Entrambe hanno pregi e difetti, quindi avremo bisogno di metterle insieme”.
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Corrado Andrea Bertoli