Michela Murgia e Drusilla Foer: la deriva trans eslcudente di J.K. Rowling

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Di Redazione Metropolitan

Michela Murgia e Chiara Tagliaferri raccontano nel podcast “Morgana” storie femminili. O meglio, come loro stesse spiegano, «storie di donne che non hanno avuto bisogno di sposare un uomo con i soldi».  Nell’ultima puntata le due autrici, insieme a Drusilla Foer parlano della vita e delle idee di una donna controversa che ha costruito da sola il proprio impero: J.K. Rowling.

Oggi tutti conoscono il nome dietro quella sigla: Joanne Kathleen Rowling. Non è stato sempre così. Fin dall’inizio, infatti, la saga di Harry Potter doveva avere un autore no gender. Questo perché, come conferma la Murgia, gli editori sono convinti che i lettori diffidino delle scrittrici donne. Quello che è riuscita a fare Joanne negli anni successivi lo spiega Chiara Tagliaferri: «I libri della Rowling hanno smantellato pregiudizi di genere e stereotipi sociali e per anni è stata sostenitrice del mondo LGBTQ+». Fa eco amaramente la Murgia: «Pensa che occasione abbiamo perso, Harry Potter ha venduto 500 milioni di libri e c’è l’ennesimo personaggio maschile che ce la fa».

L’attivismo iniziale di Joanne

Ad una lettrice che non capiva perché non avesse dichiarato l’omosessualità di Silente, la Rowling ha risposto «forse perché le persone omosessuali sono semplicemente persone?». Inoltre Joanne, parca come poche persone al mondo, ammette: «Hai una responsabilità morale quando ti è stato dato più di quanto tu non abbia bisogno, devi farci cose sagge e donare in modo intelligente». Per questo motivo ha costituito un fondo fiduciario che gestisce le donazioni di milioni di sterline che fa ogni anno. L’autrice è anche presidente di un’associazione per genitori senza partner e aiuta la ricerca scientifica nella lotta contro la sclerosi multipla.

Le ultime accuse di transfobia

Da femminista, attivista per i diritti LGBTQ+ la Rowling è passata ad essere accusata di transfobia. La trasformazione è avvenuta un like alla volta, sui social della scrittrice additata come T.E.R.F. L’acronimo (trans esclutionary radical feminist) descrive infatti quella nicchia femminista estrema per la quale le donne trans non potrebbero essere considerate donne. Rowling che, à la Trump, ha dovuto cancellare il proprio account Twitter dopo i primi scivoloni, è tornata a gamba tesa sul tema. Nel 2019 ha sostenuto Maya Forstater, la ricercatrice secondo cui «le donne transessuali non sono vere donne». Altro tweet, altra mina. Nel 2020 la Rowling risponde, ironizzando maldestramente, ad una pubblicità di assorbenti per fruitrici non binary. Scandalo. È a questo punto che J.K. replica con la sua l’arma migliore: la scrittura. A metà dello scorso anno, infatti, ha scritto un saggio che, tra l’altro, faceva riferimento con preoccupazione al Gender Recognition Act. Con questo strumento la Gran Bretagna ammette l’autocertificazione del genere, a prescindere da quello biologico e dai controlli medici.

Lo scambio con Drusilla Foer

Se Abracadabra vuol dire “creo quello che pronuncio”, Drusilla è una vera maga. Come spiega la Murgia, infatti, «scegliere il proprio nome è un vero atto di magia» perché crea la realtà, come fa un incantesimo. «Sono una militante per tutti quelli che credono nell’individualità» ammette la Foer, che aggiunge: «Non servono troppe definizioni affinché un individuo esista. Alla domanda sul definirsi invece “potteriana”, Drusilla risponde: «Ho un grandissimo rispetto delle opere letterarie di successo perché contengono temi di cui in un dato momento c’è urgenza». Secondo la Foer le vere figure forti in Harry Potter sono le donne: «Grande eroina è la madre, Lily Potter, che lascia in vita un bambino con un conflitto enorme. Io ti salvo la vita – spiega Drusilla – ma non ti salvo dal male». Al contrario, gli uomini. «Mi fa molto piacere che le figure maschili siano quelle perdenti» sottolinea infatti Drusilla. Quanto poi alla deriva TERF dell’autrice, Drusilla commenta che forse «Rowling non è all’altezza del suo successo». «Le transescludenti – spiega Murgia – dicono che senza l’esperienza della “donnitudine” dal giorno zero non puoi capire». Quindi, per questa forma di femminismo, specificare che sei una donna trans vuol dire che ti è mancata l’esperienza del corpo. «L’esperienza – conclude Drusilla – non è solo quella del corpo ma anche quella emotiva che è intoccabile in quanto indecifrabile; si compone di visioni, aspirazioni di sé che sono intoccabili».