I NAS accusano i medici che hanno visitato Michele Merlo nei giorni precedenti alla morte di avere trattato l’artista con troppa superficialità. Infatti, se il paziente avesse ricevuto la terapia corretta, la probabilità di morte precoce sarebbe stata solo del 5-10%. Un’ischemia cerebrale dovuta a una leucemia fulminante aveva stroncato il cantante.
Secondo i Nas la morte di Michele Merlo poteva essere evitata
Il dubbio è che si tratti di un episodio indecoroso di malasanità. Infatti Michele Merlo, dopo la comparsa delle ecchimosi e della febbre alta, si era rivolto subito ai medici. Tuttavia, la diagnosi è stata quella di una tonsillite.
Sono iscritti sul registro degli indagati il medico di base Pantaleo Vitaliano, che informato degli ematomi non ha disposto le analisi del sangue, e un secondo medico, che ha diagnosticato la tonsillite al cantante 28enne. Gli ispettori inviati dalla Regione avevano “assolto” i dottori, ma i NAS hanno richiesto delle indagini più accurate. I consulenti della Procura di Bologna infatti, hanno affermato che se fosse stata somministrata una terapia corretta a partire dal 27-28 maggio, dieci giorni prima del triste evento, il giovane sarebbe sopravvissuto.
Previsto per il 2 marzo l’incidente probatorio, in cui i consulenti della difesa potranno ridiscutere le conclusioni della perizia. Ma gli investigatori, muniti di foto, mail, cartelle cliniche e altre prove fisiche, sono pronti a dimostrare gli errori che hanno portato alla morte di Michele Merlo.
Michela Foglia
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