Il blocco imposto ad Huawei dagli Usa( che rimane però congelato ancora per tre mesi) impedisce all’azienda cinese di intrattenere rapporti commerciali con qualunque altra società americana. Un problema non da poco, considerando la fortissima interconnessione capitalistica tra le aziende tecnologiche statunitensi e quelle cinesi.
Una situazione che naturalmente preoccupa molto i Ceo dei grandi colossi tecnologici americani.
Anche perché, nel momento in cui le sanzioni diventeranno effettive, per citare una tra le conseguenze più critiche, si avrà il blocco totale delle forniture dei processori Intel e Qualcomm.
Non stupisce dunque, che in un’intervista rilasciata al Bloomberg BusinessWeek, Brad Smith, presidente e chief legal officer di Microsoft, si sia espresso in maniera netta e convinta sulla necessità di arrivare a una soluzione che non penalizzi Huawei senza avere sufficienti prove a carico.
Dichiarazioni che, anche per come vengono meglio articolate nel prosieguo dell’intervista, sono innanzitutto una fortissima critica alla posizione ribadita giornalmente da Donald Trump.
“Se sapeste quello che sappiamo, sareste d’accordo” con il bando. “ Questa la spiegazione che il presidente americano non smette di ripetere ai media.
Ma proprio su questo punto, Smith rivendica invece il fatto che proprio dinanzi a una certezza così grande del suo governo riguardo le colpe di Huawei, non ha il minimo senso non condividerne le prove con il resto della popolazione.
Per riuscire a rendere più chiaro al pubblico i pericoli che corre attualmente la sua azienda, Smith si è prodigato in una paragone immobiliare.
“Dire a una società tecnologica che può vendere prodotti ma non acquistare sistemi operativi o chip è come dire a un albergo che può aprire le porte, ma non mettere i letti nelle camere o servire cibo. Metti a rischio la sopravvivenza di quella compagnia”.
Bisogna inoltre considerare che i timori di Microsoft vanno bel oltre la questione delle sanzioni ad Huawei.
L’acuirsi e l’ingigantirsi di scontri politici tra due superpotenze quali Stati Uniti e Cina, finirebbe per fare collassare qualunque tentativo di sinergia tecnologica con le società cinesi.
Una scelta che danneggerebbe lo sviluppo di diversi settori in punta di lancio, tra cui ad esempio i progetti sull’Intelligenza Artificiale.
Anche perché, come ha ripetuto Smith nella sua intervista:
“L’unico modo in cui puoi gestire la tecnologia globale è far sì che i governi collaborino”.