Midterm: battuta d’arresto pe Trump

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Di Redazione Metropolitan

Trump perde la Camera, le elezioni di Midterm danno il responso più scontato. Il partito del Presidente perde dei seggi come è sempre successo. Chi brinda alla fine del “fenomeno Trump” fa sfoggio di un ottimismo prematuro. Pensare che qualche seggio in meno possa fermare la politica della Casa Bianca non rispecchia la realtà. Credere che qualche deputato Democratico in più possa risolvere la crisi di un Partito che, dopo Obama sembra aver smarrito la sua identità, è altrettanto irrealistico. 

(Foto dal web)

Nelle elezioni di medio termine del 2014 Obama perse sia Camera che Senato, questo per sottolineare come i risultati di ieri non siano una sorpresa, ma al contrario rientrano nella normalità. L’unica stranezza risiede nel fatto che nessun Presidente prima di Trump abbia perso il Midterm portando dati economici così positivi. Un tasso di disoccupazione ai minimi storici, la crescita del Pil che si attesta intorno al 2.5%, la Borsa che vola. Ma allora perchè Trump non è stato premiato dagli elettori?

La crescita degli Usa è un trend che va avanti dal 2010, anche sotto l’amministrazione Obama il Pil cresceva del 2,3 %. I democratici negli ultimi mesi hanno premuto molto su questo tasto, probabilmente ci sono riusciti, sfruttando anche il fatto che Trump fosse maggiormente concentrato sulla carovana dei migranti. Inoltre “The Donald” potrebbe essere stato punito da una parte degli imprenditori statunitensi per la sua politica dei dazi. Se è vero che con questa strategia si mira a proteggere i prodotti “Made in Usa”, è altrettanto vero che la mancanza di materiali a basso costo obbliga gli imprenditori ad aumentare il prezzo delle merci ai consumatori.

In poche parole Trump potrebbe essere stato “tradito” da uno zoccolo duro del suo elettorato, gli imprenditori. Ciò potrebbe essere successo anche a causa della polarizzazione del dibattito politico su temi lontani dall’economia. Negli ultimi due mesi Trump si è concentrato sull’invio dei soldati al confine con il Messico e sullo “ius oli”. Tematiche maggiormente divisive rispetto alla crescita economica. Questa scelta strategica potrebbe essere dettata dalla necessità di sviare l’attenzione dagli sbalzi finanziari che nell’ultimo mese hanno caratterizzato Wall Street.

Brexit, l’elezione dello stesso Trump nel 2016 e la vittoria “nostrana” del Goveno del cambiamento, dovrebbero aver insegnato ai Democratici che non bisogna gioire prematuramente. La mancanza di leadership tra i democratici, da noi come oltreoceano, inizia diventare un problema endemico di coloro che dovrebbero opporsi al sovranismo. Qualche seggio in più alla Camera non farà grande differenza, il 2020 è vicino, il tempo stringe.