La richiesta di non indossare minigonne è arrivata dalla vicedirigente del Liceo Socrate di Roma; gli studenti si sono ribellati con una polemica diventata caso mediatico, ma una alunna ha fornito una versione differente dell’accaduto.
Non è colpa delle minigonne
Di fronte all’invito di non indossare minigonne, rivolto dalla vicepreside del Liceo Socrate a una studentessa, le ragazze del collettivo Ribalta femminista hanno reagito affiggendo fuori dalla classe un cartellone inequivocabile: “Non è colpa nostra se cade l’occhio“. Al gesto è seguito un appello sui social che ha scatenato l’indignazione di studenti, genitori e docenti da tutta Italia, spingendo persino il Ministero dell’Istruzione a richiedere una relazione urgente dalla scuola. “I nostri corpi non possono essere oggettificati” hanno affermato le coraggiose alunne del Socrate, chiedendo a tutte le compagne di presentarsi a scuola in minigonna come forma di protesta.
Il caso è stato montato
Iris, una ragazza dell’ultimo anno, si è però fatta avanti per spiegare che “E’ stato tutto un fraintendimento“. Dalle sue parole emergono un profondo dispiacere e una triste amarezza, condivise anche dalla vicepreside e da molti altri studenti, che mai avrebbero pensato che la questione finisse su giornali e televisione. “Nelle aule fa ancora molto caldo, per cui tante ragazze indossano abiti leggeri e minigonne – racconta Iris – Per questo la prof ci ha consigliato, solo consigliato, di evitarle, per non offrire ai docenti, tengo a precisare, maschi e femmine, lo spettacolo del loro intimo per 5 ore di seguito, tutto qui. Perché non sarebbe consono all’ambiente scolastico. E’ una questione di decoro, non di sessismo“. Secondo la sua versione, le ragazze che hanno dato il via alla polemica avrebbero frainteso, preferendo poi scatenare una protesta invece di confrontarsi con la professoressa sull’accaduto. “Un conto è la libertà, un altro è il decoro – continua la studentessa – Mi dispiace che proprio il Socrate, dove il dialogo è sempre stato alla base di tutto, sia diventato il liceo delle minigonne“.
Minigonne e mancanza di banchi: il calamitoso binomio
Se a una prima analisi potrebbe risultare che il problema siano soltanto le minigonne, entrando più nel merito della vicenda ci si può rendere conto che il casus belli sia da ricondurre all’assenza dei banchi del commissario Arcuri, che in questa scuola, così come in molte altre, non sono ancora arrivati. Proprio l’obbligo a dover rimanere seduti senza il banco davanti avrebbe spinto la vicepreside a richiedere maggiore rigore nell’abbigliamento. Eppure di fronte a chi, come il giornalista Lorenzo Tosa, non è d’accordo con una simile richiesta, si levano molte voci che sostengono che la minigonna debba essere bandita dalla scuola per una semplice questione di dress code e decenza.
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