Cinema

“Miracolo a Milano”, la rivoluzione felice di De Sica e il caso Mankiewicz

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Faremo un viaggio a Cannes alla scoperta di un film che ha vinto la Palma d’oro. Parleremo di Milano, di poveri e di effetti speciali. Abbiamo dedicato questa puntata a “Miracolo a Milano” di Vittorio De Sica

“Un regno dove Buongiorno voglia davvero dire buongiorno”

Questo è il mondo ideale dove il protagonista di “Miracolo a Milano” vuole vivere e dove conduce i suoi amici poveri della città. Quella di Vittorio De Sica è una fiaba con cui il celebre maestro del cinema italiano si allontana dal neorealismo propendo un realismo più magico che avrebbe influenzato anche la letteratura di Màrquez e il cinema di Steven Spielberg. Il celebre regista americano si ispirò infatti alla scene della scope volanti di questo film di De Sica per realizzare quella dei ragazzini in volo su una bicicletta nel cult “E.T. L’extra-terrestre”. Quelle del maestro italiano sono infatti immagini bellissime ricche di effetti speciali che all’epoca comportarono per lui una spesa enorme e non pochi debiti.

“Miracolo a Milano”, l’Italia della ricostruzione e la magia di De Sica

Miracolo a Milano, fonte DrugO Lebowski

In “Miracolo a Milano” De Sica con l’aiuto del grande sceneggiatore Cesare Zavattini, con il quale ha scritto pagine indimenticabili della storia del cinema, sceglie un approccio più favolistico. Lo fa però senza rinnegare l’urgenza sociale e la poetica del suo cinema ma raccontando la drammaticità dell’Italia della ricostruzione in modo diverso. De Sica usa la gioia per raccontare la necessità di una rivoluzione sociale dove la felicità dei poveri è la risposta al duro modo di vivere imposto da borghesi e capitalisti. È il sogno di un mondo dove per cambiare tutto basta un po’ di magia per passare sopra alla nuova terrificante logica dell’industrializzazione.

La vittoria a Cannes, le critiche e il caso Mankiewicz

“Miracolo a Milano” conquistò il successo internazionale vincendo nel 1951 la Palma d’oro ex aequo con “La notte del piacere” di Alf Sjöberg. La vittoria fu condivisa e non unanime anche a cause delle forti critiche che De Sica si portava dietro dall‘Italia. La stampa conservatrice e reazionaria lo giudicò troppo eversivo e comunista augurando a De Sica e Zavattini molti processi giudiziari. Non andava meglio in campo progressista dove il film era visto come troppo evangelico e consolatorio.

Bisogna inoltre anche dire che quell’anno c’era in concorso a Cannes uno dei film americani più belli di tutti i tempi come “Eva contro Eva” di Joseph L. Mankiewicz che fu incredibilmente ignorato per la Palma d’oro e che dovette accontentarsi di un Premio della giuria. Un fatto sorpredente visto che il film di Mankiewicz aveva trionfato alla precedente notte degli Oscar.

Stefano Delle Cave

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