Misery non deve morire è un thriller psicologico diretto dal regista statunitense Rob Reiner. Si ispira al’omonimo romanzo del 1987 del re del horror Steven King. E’ stato proiettato per la prima volta nelle sale cinematografiche nel novembre del 1990, ottenendo subito un gran successo sia di pubblico che di critica e sbancando al botteghino. A contribuire a questo eccellente risultato è stata sicuramente l’immensa prova di Kathie Bates, perfetta nel ruolo di psicopatica villain della storia.
Misery non deve morire: la trama
Il popolare scrittore Paul Sheldon (James Caan) è vittima di un grave incidente stradale. Sta guidando verso casa da un hotel dove si è rifugiato per scrivere il suo nuovo libro e si ritrova in mezzo ad un’improvvisa tempesta di neve. Perde il controllo della macchina e si schianta. Viene soccorso da una donna, Annie Wilkes (Bates) che lo porta a casa sua. Annie spiega all’uomo di essere un’infermiera e comincia a prendersi cura di lui in casa. In un primo momento tutto sembra andare per il meglio, la donna lo medica e gli dà degli antidolorifici. Il suo aiuto si rivela anche molto utile dato che le strade sono ancora in brutte condizioni a causa della neve. Parlando, Paul scopre inoltre che la sua soccorritrice è una sua grande fan. Le fa, quindi, leggere il manoscritto inedito a cui aveva lavorato prima dell’incidente.
Da qui le cose precipitano. Annie rimane estremamente delusa dal nuovo lavoro e reagisce molto violentemente. Lo scrittore scopre, poi, che la donna da molto tempo nutre una certa ossessione nei suoi confronti. Sa ogni cosa di lui, anche il nome dell’hotel in cui si rifugia solitamente per scrivere. A tutto ciò si aggiunge inoltre il fatto che Paul scopre di essere in una casa nel bel mezzo del nulla, con il telefono fuori uso. Nessuno è stato avvertito del suo incidente o sa dove si trova. La situazione precipita ulteriormente quando la donna scopre che Misery, il suo personaggio preferito all’interno della serie di romanzi di Paul, muore nel finale dell’ultimo racconto. Questo la fa totalmente impazzire, portando ad una serie di eventi che avranno un tragico epilogo.
Kathy Bates e il cattivo perfetto
Quello che risalta di più nel film è sicuramente il personaggio che ha il ruolo di antagonista nelle vicende. Annie è una donna misteriosa, inquietante e instabile mentalmente. Non solo rapisce e minaccia Paul. Lungo il corso della storia, scopriamo un’altra inquietante verità sul suo passato. Lo scrittore scopre che la donna colleziona dei ritagli di giornale che parlano di alcuni omicidi. Arriva poi a comprendere che, anche se non è mai stata condannata, è lei l’artefice di questi atti efferati. Si tratta di eventi avvenuti dove Annie lavorava in passato come infermiera. Inoltre, cosa ancora più disturbante, tra di essi vi è anche la morte del padre della stessa donna e dell’infermiera che lo seguiva.
Annie è un personaggio enigmatico, oscuro e complesso che viene magistralmente portato sullo schermo da Kathy Bates. L’attrice riesce a coglierne complessità e sfumature. Gioca con i suoi sbalzi d’umore, i suoi scatti d’ira e ha una perenne aria inquietante adosso. Il film non avrebbe sicuramente lo stesso impatto sul pubblico senza questo prezioso contributo. Sicuramente, inoltre, non avrebbe avuto lo stesso successo. Ciò è stato ampliamente riconosciuto dalla critica. Infatti, l’attrice è stata insignita, nel 1991, dell’Oscar come migliore attrice protagonista e del Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico. Inoltre, l’American Film Institute ha inserito la versione di Annie creata da Bates al 17° posto della sua classifica dei migliori cattivi del cinema statunitense.
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Giorgia Silvestri