I Mondiali di calcio stanno per iniziare e il Qatar è ormai sotto i riflettori per via delle molteplici critiche mosse al Paese su violazione di diritti umani basilari, in particolare quelli di lavoratori e lavoratrici migranti che sono in condizioni di estremo sfruttamento (schiavitù). La nomina del Qatar come luogo per ospitare i Mondiali è risultata subito ambigua visti i diversi diritti negati, dalla libertà di stampa, ai diritti civili e dei lavoratori. Ma sport e politica vanno a braccetto da sempre e in particolare il calcio e l’organizzazione di un evento di prestigio come quella dei Mondiali.
Eppure in Qatar diritti come libertà di espressione e associazione sono negati, i processi sono iniqui e non esistono diritti per donne, persone LGTQIA+ o per i lavoratori stranieri. Prima del calcio d’inizio è bene sapere che questi Mondiali, per quanto seguiti saranno, sono possibili solo grazie allo sfruttamento dei e delle migranti e solo per via di accordi nell’ombra che, segnalati e denunciati, non sono mai stati davvero indagati.
I Mondiali in Qatar sono un errore? Cosa c’è all’ombra degli stadi
Nella giornata di ieri la curva sud giallorossa ha esposta uno striscione contro il Qatar. In questo si legge: “Migliaia di lavoratori morti, devastazione ambientale. Qatar 2022, vergogna mondiale“. È solo l’ultima critica, dall’assegnazione dei mondiali in Qatar, contro il piccolo Stato.
Non è la prima volta che i Mondiali di calcio vengono organizzati con un evidente scopo politico, per esempio la pulizia dell’immagine. L’assegnazione al Qatar dei Mondiali di calcio per il 2022 è stata più volte criticata. L’ombra della corruzione, dei diritti negati e dello sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici sono solo alcuni dei problemi. Eppure ufficialmente tutto è regolare o così afferma la Uefa in seguito a indagini interne.
Intanto l’ex presidente della Fifa Joseph Blatter ha commentato l’assegnazione dei Mondiali 2022 al Qatar come un errore. Al netto delle denunce, delle critiche e delle diverse inchieste di giornali e organizzazioni non governative “un errore” sembra non essere la parola giusta.
Tra denunce e richieste di umanità: cosa (non) è cambiato
Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, ha invitato le squadre che parteciperanno ai Mondiali di calcio in Qatar a occuparsi solo di calcio. Lo sport e la politica sono invece strettamente collegati e la presa di posizione di singoli calciatori o di intere squadre e organizzazioni sono evidenti segnali di come il calcio stia chiedendo di non essere rappresentato totalmente da ciò che accade in Qatar.
E cosa accade? Il Qatar è uno Stato molto piccolo e poco popoloso, motivo per il quale per costruire gli stadi necessari (11 in totale) e le altre strutture per i Mondiali sono stati chiamati moltissimi lavoratori stranieri. La maggior parte di questi provengono da zone povere, richiamati dalla possibilità di ottenere uno stipendio che doveva essere intorno ai 700 euro. Nella maggior parte dei casi però le persone non vengono pagate o vengono pagate meno, con turni di lavoro lunghi e condizioni abitative e lavorative sotto a qualsiasi standard civile. Scappare è impossibile, perché in molti casi l’inizio del lavoro corrisponde al sequestro del passaporto.
Il Qatar ha inoltre confermato almeno 30 morti durante i lavori, ma secondo diverse inchieste giornalistiche o di enti non governativi il numero di morti più verosimile varia tra le 6 e le 15 mila vittime. Dopo una serie di denunce il Qatar ha dichiarato di aver migliorato attraverso riforme del lavoro la condizioni di vita dei 2 milioni di lavoratori stranieri. Secondo le ultime indagini però poco o nulla è cambiato. Malcolm Bitali, una guardia di sicurezza che aveva denunciato la condizione dei lavoratori in Qatar, ha confermato che le riforme sono del tutto false.
I Mondiali si faranno, con o senza diritti: attenzione ai fatti
I Mondiali di calcio in Qatar si faranno, con o senza diritti. Essere a conoscenza di ciò che è accaduto e che accadrà in Qatar ci rende però spettatori consapevoli. Al posto di “concentriamoci solo sul calcio” sono diverse le personalità sportive e non solo che hanno dichiarato apertamente di non essere favorevoli ai Mondiali in Qatar. Ci sono squadre che si presenteranno con la bandiera arcobaleno sul braccio e chi non dimentica i volti dei lavoratori morti, scambiando le figurine ufficiali dei calciatori dei Mondiali con il volto delle vittime.
La stessa Fifa, da tempo portatrice di valori quali diritti civili e contro lo sfruttamento, in questi Mondiali ha molto da farsi perdonare, soprattutto in seguito alla dichiarazione di Infantino. Il calcio sarà al centro della scena, ma non mancheranno i gesti di solidarietà. Perché se lo spettacolo dei Mondiali è possibile è solo grazie allo sfruttamento e la negazione di diritti fondamentali.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.