Basta, non è possibile vedere la morte dell’ennesimo ragazzo nei CPR: per Osama, urge una critica sistemica e una riforma!
La situazione presso il Centro di Permanenza e Rimpatrio (Cpr) di Palazzo San Gervasio sembra essere tornata alla normalità dopo una notte turbolenta caratterizzata da una rivolta e un incendio scoppiati in seguito alla tragica morte di un giovane ospite.
La morte di Osama, un altro ragazzo che non esce vivo dai CPR
Il giovane, identificato come Osama, un ragazzo di 19 anni originario dell’Africa, è deceduto intorno alle 18.30 di ieri sera. Sebbene inizialmente si sospetti un arresto cardiaco come causa della morte, sarà l’autopsia a fornire una spiegazione definitiva delle circostanze che hanno portato al decesso.
I tentativi dei sanitari del 118, intervenuti con un’ambulanza e un’eliambulanza, sono risultati vani, e non sono riusciti a salvare il giovane. La situazione ha rapidamente degenerato, provocando una rivolta all’interno del Cpr. Per contenere l’emergenza, sono stati mobilitati circa sessanta agenti della Polizia di Stato e personale del centro, impegnati a placare i disordini. Contestualmente, diverse squadre dei vigili del fuoco sono intervenute per domare l’incendio che si era sviluppato.
La situazione ora:
Al momento, il Cpr è sorvegliato dai carabinieri, e le ambulanze della zona sono state allertate da Basilicata Soccorso per eventuali emergenze ulteriori. Tuttavia, già intorno alle 23 la situazione sembra essere stata riportata sotto controllo.
La salma del giovane è stata rimossa dal Cpr circa alle 23.30, con l’intervento di un’agenzia funebre. Alcune testimonianze indicano che già in mattinata si erano avvertiti segnali di tensione. La movimentazione di pattuglie era all’interno e nei dintorni del centro. Attualmente, il Cpr ospita circa un centinaio di residenti e una settantina di operatori, tutti coinvolti in un contesto di grande pressione e difficoltà.
Sai cos’è un CPR?
La situazione al Centro di Permanenza e Rimpatrio (Cpr) di Palazzo San Gervasio, con la rivolta e l’incendio che ne sono seguiti, è tragica. Ma non solo: mette in luce le inaccettabili condizioni di vita all’interno di questi centri. Questi luoghi sono spesso descritti come strutture destinate alla detenzione temporanea di migranti in attesa di rimpatrio. Si tratta invece vere e proprie prigioni senza una giustificazione adeguata.
I Cpr sono stati istituiti con l’intento di garantire il controllo e la sicurezza durante il processo di espulsione dei migranti. Ora sono diventati luoghi di grave sofferenza e degrado. I residenti, che spesso provengono da situazioni di estrema vulnerabilità e hanno già vissuto esperienze traumatiche, si trovano in strutture che non offrono loro né dignità né adeguato supporto psicologico e materiale.
La condizione di vita all’interno dei Cpr è caratterizzata da sovraffollamento, scarsa manutenzione e servizi inadeguati, che contribuiscono a creare un ambiente di intensa frustrazione e disagio. La tragedia della morte di Osama e le conseguenti rivolte e incendi dimostrano chiaramente che questi centri non solo falliscono nel garantire la sicurezza dei loro ospiti, ma anche nel trattarli con la dignità che ogni essere umano merita.
Che la morte di Osama non sia quella dell’ennesimo ragazzo vittima nei CPR
È ora urgente e necessario un intervento riformatore profondo per i Cpr. Non basta un semplice adeguamento delle strutture; è fondamentale riconsiderare l’intero sistema di gestione e di detenzione dei migranti. I centri devono essere trasformati in luoghi di accoglienza e supporto, non di reclusione e disperazione. Le politiche devono mirare a garantire l’inclusione sociale e il rispetto dei diritti umani fondamentali, piuttosto che perpetuare un sistema che genera solo sofferenza e conflitto.
La tragedia accaduta a Palazzo San Gervasio dovrebbe essere un campanello d’allarme per le autorità e la società civile. È tempo di chiedere un cambiamento radicale, che garantisca non solo la sicurezza, ma anche il rispetto e la dignità per tutti coloro che sono ospitati nei Cpr. Solo attraverso una riforma sostanziale si potrà evitare che simili tragedie si ripetano e che le persone nei Cpr vivano in condizioni che sono, in tutto e per tutto, inaccettabili.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine