Morto a 61 anni l’attivista cinese premio Nobel per la pace.

Liu Xiaobo, noto attivista cinese per i diritti umani, è morto nell’ospedale di Shenyang, nel nord-est della Cina, nel quale era stato trasferito pochi giorni fa dal carcere. La causa è stata l’aggravarsi delle sue condizioni dovute a un cancro al fegato.

Un ritratto di Liu Xiaobo nel Nobel peace center di Oslo, il 10 dicembre 2010 (Fonte: internazionale.it)

Fino al mese scorso Liu si trovava in un carcere della provincia nord orientale di Liaoning. Stava scontando una pena di 11 anni di prigione per il reato di “sovversione dello stato. La sua colpa: aver scritto Charter 2008, un documento politico nel quale invocava a Pechino di garantire libertà, separazione dei poteri, democrazia e stato di diritto. Oggi di quel documento non restano che brandelli.

Liu da molti anni era impegnato per la difesa dei diritti umani e civili in Cina. Nel 1989 partecipò alle grandi manifestazioni di piazza Tienanmen, per le quali fu accusato di voler sovvertire il regime. Fu condannato a tre anni di lavoro in un campo di rieducazione per “disturbo della quiete pubblica”.

Nel 2010 Liu ricevette il premio Nobel per la Paceper la sua lunga e non violenta battaglia per i diritti fondamentali in Cina”. Ma il governo cinese non gli consentì di andare a ritirarlo. Era in cella quando gli fu assegnato il Nobel. Alla cerimonia di consegna, fu rappresentato simbolicamente da una sedia vuota. Un’immagine che rimarrà per sempre un potente simbolo della repressione di ogni dissenso da parte di Pechino.

La pergamena di assegnazione del Nobel (Fonte: ansa.it)

Nelle ultime settimane Liu era finito in mezzo a una controversia internazionale. I leader mondiali, tra cui la cancelliera tedesca, Angela Merkel e il presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, avevano invitato la Cina a permettere che Liu potesse essere trasferito all’estero per ricevere assistenza medica. 

La Cina si era però rifiutata, sostenendo che le condizioni di Liu non erano sufficientemente buone per permettergli un trasferimento così lungo.

leader del movimento di piazza Tienanmen hanno duramente condannato il governo cinese per il dissidente morto. “Spero che il mondo ricordi per sempre come il partito comunista cinese, questo nuovo gruppo nazista, abbia brutalmente torturato a morte Liu Xiaobo“, ha scritto su Facebook, uno dei leader del movimento studentesco del 1989, che oggi vive in esilio negli Stati Uniti.

La notizia della morte di Liu Xiaobo hanno scatenato dolore e condanna del modo in cui era stato curato. (Fonte: www.vanityfair.it)

“Non avrebbe dovuto passare in carcere neanche un giorno”. Così Amnesty Italia e Amnesty International commentano la morte di Liu. E ne riconoscono il ruolo di ispiratore per milioni di persone in Cina. Con coraggio e dignità.

Patrizia Cicconi